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sabato, 12 Ottobre 2024

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L’euforia delle strade antiche: un po’ di chiarezza

di Giovanni Caselli – Premetto che non esistono vie di alcun santo o pellegrino o altro personaggio, se non itinerari d’epoca trasmessici da documenti storici intesi come guide per futuri viaggiatori. E’ quindi assurdo parlare di Via di questo o quest’altro in mancanza di tali documenti. Esistono invece vie definibili come “storiche” o addirittura “monumenti storici” in quanto manufatti che l’archeologo riconosce come antichi o come tali documentati nella memoria storica. Come ad esempio le strade consolari romane. Le vie medievali mantenute da serie di pievi lungo il loro percorso, oppure le vie postali istituite in Italia verso il XVIII secolo , come ad esempio le vie esistenti nel catasto preunitario toscano. Tutte da considerarsi “monumenti storici” o “strutture storiche”, in quanto manufatti d’epoca che marcano il territorio.

Gli itinerari quali sono le vie Francigena o la Via Romea, sono composti di varie vie. I viaggiatori di qualsiasi epoca che si spostavano per motivi diversi da un luogo all’altro, o da una nazione all’altra, si servivano di vie disponibili, che giudicavano più adatte per vari motivi Che possono andare dalla brevità alla comodità dell’esistenza di strutture di accoglienza, alla stagionalità, alla pericolosità di un percorso rispetto a un altro. Ecc.

Venendo agli itinerari ipoteticamente percorsi, magari una sola volta da un santo, da un re, o da un pellegrino o mercante , in mancanza di dati stortici certi, l’unica cosa giusta da fare è ipotizzare sulla base di cui abbiamo accennato sopra: brevità, facilità di cammino, accoglienza esistente o luoghi di interesse che il personaggio itinerante potrebbe aver voluto o dovuto visitare lungo il suo percorso. Inoltre la disponibilità di vie adatte ad un certo itinerario o viaggio, cambia nel tempo. Dipende dall’epoca in cui sono diventate disponibili certe strade. Tenendo presente che la scienza e la storia urbanistica forniscono gli elementi per una classificazione in tal senso.

Il territorio è ancora segnato dalle vie/strade di comunicazione a breve e a lunga portata ed è palese che questa rete debba considerarsi “monumento storico” allo stesso modo in cui si considera monumento storico qualsiasi edificio d’epoca. La certezza della storicità di una strada la fornisce l’archeologia, magari coadiuvata dal documento scritto. La certezza di un itinerario la fornisce un testo d’epoca appositamente stilato come guida per la comodità del viaggiatore.

Naturalmente la storia è come un fiume che scorre continuamente e quindi gli itinerari si creano ancora oggi, i pellegrinaggi possono anche oggi crearsi spontaneamente quando delle persone percorrono un dato itinerario di loro gradimento ma occorre non confondere l’itinerario turistico di oggi con quelli di cui sopra, anche nel caso che il moderno itinerario si componga di brani o tratti di vie storiche.

Le cinque vie di Francesco o le vie di Dante inventate in anni recenti, sono scelte moderne di itinerari a scopo devozionale o puramente turistico-culturale e se sono percorse dalla gente, sarà difficile se non inopportuno fermarle o deviarle se non per motivi di diritti di transito su terreni demaniali o privati.

Detto questo sarà consigliabile che un itinerario, dantesco o francescano sia composto da strade dell’epoca e questo lo decide solo l’archeologia e il documento d’epoca. Poiché le strutture storiche del territorio sono quelle e non altre. Sono strutture monumentali a tutti gli effetti. Ognuno è libero di cimentarsi in qualsiasi materia, ma il metodo non si inventa e senza metodo si perde solo del tempo e si genera confusione.

Giovanni Caselli, già docente di antropologia del paesaggio

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