di Terenzio Biondi – Nei secoli passati un grande sentiero scendeva dalla Pievina di Montefatucchio al vicino torrente Corsalone, lo attraversava grazie a un bel ponticello in pietra e poi prendeva a salire verso il Monte Penna passando per Casalino e Fornace fino a raggiungere la Croce della Calla e da lì il Santuario della Verna.
Il ponticello in pietra non c’è più: è stato portato via dalla furia delle acque alcuni decenni fa e oggi al suo posto c’è un ponticello in legno. Ma a ricordare il ponticello in pietra ci pensa ancora oggi un tabernacolo con l’immagine della Madonna e sotto una scritta in latino appena appena leggibile: “Sancta Maria in capite pontis”.
Raccontano ancora oggi alla Pievina che era una via transitatissima: di qui passavano i frati francescani, i pellegrini che andavano a pregare nella casa di San Francesco, i pastori e i contadini e i boscaioli della Vallesanta… E tutti si fermavano davanti all’immagine della Madonna, a pochi metri dal ponticello, per chiedere il suo aiuto durante il lungo cammino.
Oggi quasi più nessuno passa per l’antico sentiero, che è ancora bellissimo, con un fantastico selciato medioevale praticamente intatto, circondato da una verde foresta di alberi e costeggiato per lunghi tratti dal Fosso dell’Acqua Bianca, un torrentello dalle acque limpidissime, le più limpide di tutti i torrenti casentinesi.
Un torrentello conosciuto da pochissimi pescatori (per fortuna!) e abitato da fantastiche trote autoctone dalla livrea vistosamente chiara e punteggiatura di un tenue arancione (livrea tipica delle trote che da sempre vivono in questo torrentello che scorre tra sassi e terra calcarea di un bianco perlaceo e ha un’acqua che da sempre viene chiamata “bianca”).
Un torrentello tutto cascatelle e buchette; sì, una buchetta dietro l’altra per oltre due chilometri, dalle sorgenti ai piedi del Monte Penna fino alla confluenza nel Corsalone. Poco a valle di Casalino il sentiero attraversa il fosso grazie a un ponticello, prende poi a salire ripidissimo per oltre un chilometro fino ai resti dell’antica Fornace (pochi muri invasi dal bosco), arriva alle pendici del Monte Penna e poi su… su… su… fino ad arrivare alla Croce della Calla.
Un sentiero ripido, piccolo e bello, circondato da una terra particolarmente morbida e pastosa che difficilmente si sbriciola o si spacca. Una terra che assume colori unici, bellissimi, con tanti sassi di bianchissimo calcare che sembrano quasi gemme splendenti incastonate nella morbida terra.
Il suono allegro e festoso delle campane della Verna ti accompagna mentre cammini per il sentiero. E capisci alla perfezione come qui Andrea della Robbia abbia senza alcuna difficoltà trovato l’ispirazione per creare le meravigliose terrecotte invetriate che adornano la Basilica del Santo Francesco, oltre naturalmente al prezioso materiale occorrente.
(I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino a cura di Terenzio Biondi)