di Matteo Bertelli – Sono centinaia le esperienze adrenaliniche che l’uomo può provare sulla propria pelle, dalle montagne russe, fino al paracadutismo, da una folle corsa a pieni polmoni fino al bungee jumping. Ma poche di queste riescono a dare una scarica di adrenalina che scorre dalla punta dei piedi fino all’ultimo capello – per chi li ha, ma non solo – anche a chi, al riparo da transenne o arrampicato su tribune di fortuna, osserva senza alcun ruolo sportivi in grado di fare cose bellissime. Una di queste attività privilegiate è sicuramente il rally.
Con le sue folli corse in strade dissestate o, tanto per fare un po’ di polemica, appena ri-asfaltate dopo anni di condizioni pietose; le curve a gomito con lo “skreeetch” onomatopeico di gomme in fiamme e freni a mano sforzati allo sfinimento; con gli applausi di un pubblico affascinato di tutte le età, accomunato da una passione per la velocità, per i motori o, più semplicemente, per la fantastica sensazione di veder fare cose mirabolanti alla guida di macchine, anche esteticamente, incredibili.
Ecco, forse su quest’ultimo punto c’è da ritrattare un po’: causa Covid, ovviamente, questo calore è venuto meno. Quel calore che portava, tanto per immergerci in un’esperienza propria della nostra vallata in cui molti si rivedranno, ad arrampicarsi nei greppi accanto alla curva per Rimbocchi per vedere i passaggi più veloci; a mettersi in moto, dopo cena, per andare a vedere i fari sfreccianti della notturna del Rally del Casentino; o ancora girare tutti i paesini più sperduti della valle per vedere prove e gare, studiando le migliori insenature dove sostare e fissare estasiati la potenza di motori che, nella maggior parte dei casi, possiamo solo sognare di poter controllare.
Ma la passione rimane, non solo nei fan più sfegatati e negli abbonati di “Quattroruote” o magazine affini. Per quanto non in presenza, piace sempre parlare di macchine e di esperienze mirabolanti al volante di vetture potentissime. È per questo che abbiamo voluto fare una chiacchierata con Paolo Bendoni, un pilota, per capire cosa c’è nella testa di chi si mette alla guida di mezzi del genere (in senso buono ovviamente!) e quali sono le emozioni che scorrono, assieme al sangue, nelle loro vene; ben consci di quelle che instillano direttamente in noi con le loro prestazioni.
Paolo buongiorno. Partiamo subito con le domande di rito: come è nata la sua passione per il Rally o, più in generale, per i motori?
«Buongiorno anche a voi! Diciamo che la risposta è già un po’ nella domanda che avete fatto: la mia passione per il rally nasce da un amore enorme per i motori! Fin da piccolo, con il mio babbo e i miei fratelli, andavamo a guardare sfrecciare le macchine che correvano nel rally del Casentino e io, già a quell’età, sognavo di mettermi, un giorno, alla guida di quelle auto. Quelle auto che, con tutti i suoni che producevano e con quell’inconfondibile odore di benzina che permeava l’aria costantemente, continuano tutt’ora ad alimentare il mio amore per questo bellissimo sport!».
Una bellissima storia, di quelle che parlano dei sogni e del renderli reali, un bell’esempio anche per i giovani che vogliono investire nella propria passione. Ha citato il “nostrano” Rally del Casentino, ha avuto la personale possibilità di viverlo sulla sua pelle?
«Si, ho corso nel Rally del Casentino, la prima volta nel 2018. Partivo da zero e, al mio fianco, avevo un navigatore, anzi prima un uomo, Massimo Acciai. Non lo conoscevo da prima, ma si è fin da subito rivelato eccellente, sia a livello umano che come professionista nello sport, insomma, un ottimo navigatore da avere accanto!».
Ci racconti questa sua esperienza e anche le successive. E, per gli amanti di questo mondo e curiosi del dettaglio, con che macchina correva?
«In questa mia prima esperienza, la gara si è svolta tranquillamente a bordo di una Peugeot 106 N2 della LM Motosport. Ci siamo posizionati in modo decisamente soddisfacente, con un ottimo 1° posto di categoria e 9° assoluto nel nazionale! L’anno successivo, nel 2019, sempre affiancato da Massimo Acciai, ci siamo presentati nuovamente a bordo della Peugeot 106 N2. Contenti della prestazione precedente, ma non paghi e, anzi, caricati da questa, abbiamo centrato un 1° posto di categoria e un 4° assoluto nel nazionale, facendo una bellissima gara. Nel 2020 abbiamo partecipato nuovamente, questa volta a bordo della magnifica Clio Williams a7, ma, purtroppo, ci siamo dovuti ritirare già nella prima PS. Anche in questa occasione, per quanto amareggiati, siamo comunque rimasti soddisfatti per il buon passo, che stavamo avendo ed avremmo avuto, e per le ottime sensazioni che ci ha dato. Quest’anno, inoltre, abbiamo avuto la possibilità di provare con la Peugeot 106 N2 un tracciato sterrato al rally Terra Valle del Tevere. Sulla prima PS ci siamo divertiti moltissimo, raccogliendo soddisfazioni e godendoci al massimo il tragitto, ma nella seconda la rottura di un braccetto ci ha costretto, con grande dispiacere, al ritiro. Ma come direbbe il mio navigatore: “Stai sereno! Ci rifaremo!”».
Tornando rapidamente in patria, che intenzioni avete per quanto riguarda il Rally del Casentino?
«Per il Rally del Casentino di quest’anno siamo molto ottimisti e, soprattutto, carichi. Abbiamo, infatti, in progetto di correre con una nuova auto di categoria superiore, per puntare a nuovi traguardi e toglierci ancora maggiori soddisfazioni. Quindi incrociamo le dita!».
Parlando invece di motori in generale, ha altre esperienze alla guida di qualche altro mezzo?
«Sì, ho altre esperienze di corsa. Ho corso per diversi anni con il kart, togliendomi, anche in questo ambito, diverse soddisfazioni. Ho vinto nel 2008 il campionato toscano categoria Gilera, lottando e vincendo il podio diverse volte anche nelle categorie superiori, grazie alla Nocentini Racing e il loro Pcr motorizzato TM».
Cosa consiglierebbe ad un ragazzo che si vuole approcciare a questo mondo, magari con lo stesso sogno che aveva lei: quello di correre, come pilota di una vettura potentissima, su tracciati emozionanti ed adrenalinici di una qualche competizione?
«In primis di provarci e crederci, sempre. Ma poi bisogna essere realisti e capire che, per coltivare una passione come quella del rally, è importante avere degli sponsor che ti possano aiutare nell’affrontare una stagione o anche una sola singola gara! Questo è uno sport bellissimo, il migliore che potrei consigliare di praticare, ma non è molto economico in realtà. In un periodo come questo, dove a livello nazionale nessuno sta attraversando momenti rosei in termini economici, risulta ancora più complicato trovare qualche mecenate che voglia vedere il proprio nome scritto sulla fiancata di un’auto per far correre un pilota voglioso di mangiare asfalto. Nella mia carriera ho sempre avuto moltissime persone che mi hanno aiutato a coronare queste mie ambizioni, persone che preferisco chiamare amici, piuttosto che sponsor. Chi più, chi meno, mi hanno sempre sostenuto ed aiutato, economicamente e moralmente, anche in periodi bui come quello che stiamo vivendo. È solo ed esclusivamente grazie a loro se riesco a coltivare questa mia passione, di questo sono molto grato a tutti!».
Ha giustamente citato il momento che stiamo tutti vivendo. Economicamente e moralmente siamo a pezzi e questa pandemia non sembra avere una fine, trascinandoci ancora in una situazione di incertezza e nutrendo problematiche a livello globale che poi vanno a colpire anche noi, singolarmente. Quanto la pandemia, il Covid-19, il lockdown, i disagi economici,… hanno influenzato questo bellissimo sport che è il Rally?
«Ovviamente tutto questo ha pesato moltissimo su questo sport. Il Covid-19 e tutti gli strascichi ad esso connessi hanno portato situazioni drastiche anche in questo fantastico mondo, situazioni a cui nessuno era abituato. Moltissime gare sono state rinviate, altre ancora addirittura annullate, ma, a mio personalissimo avviso, credo che il danno maggiore che tutta questa situazione ha provocato sia legato alla impossibilità di creare assembramenti. L’esclusione del pubblico dalle PS ha privato il Rally della sua anima, dell’emozione di vedere sbracciare spettatori entusiasti davanti alle prodezze di noi che stiamo dentro l’auto. Insomma, senza il pubblico muore una gran parte della magia!».
Dopo aver parlato di esperienze pratiche, gioie relative a traguardi raggiunti e aspettative per il futuro, è d’obbligo una domanda sentimentale: quali sono le soddisfazioni più grandi, le emozioni più forti, che un pilota come lei può togliersi alla guida di una macchina da Rally?
«Per quanto banale, la prima cosa che mi viene da dire parlando di soddisfazione sono le vittorie. Ma queste rimangono solo una piccola parte di tutto ciò che questo sport mi dà e mi ha sempre dato: ad esempio, una caratteristica che mi fa amare moltissimo questo mondo è la possibilità di conoscere tante belle persone, la maggior parte delle quali sono diventate, oltre che colleghi, anche ottimi amici. Le emozioni che prova chi sale su un’auto da rally sono svariate. Passi dall’ansia poco prima del semaforo verde fino alla scarica di adrenalina, condita da un pizzico di pazzia, subito dopo aver premuto l’acceleratore scattando alla partenza! Un’altra emozione, o sensazione, che spesso viene poco considerata è il feeling tra il pilota e il navigatore: ti devi fidare ciecamente, non sono ammessi dubbi di sorta e l’errore di uno fa fallire anche l’altro. Questo legame fiduciario è, a mio avviso, un altro punto di forza di questo magnifico sport. Poi c’è l’emozione che ti dà la macchina, l’euforia che ti prende guidandola e la gioia di quando vedi la pedana a fine corsa, bene o male che siano andati i tempi. E poi, diciamolo chiaramente, per chi ama i motori non credo esista soddisfazione più grande che guidare un’auto da Rally!».