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martedì, 3 Dicembre 2024

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Pietro Usceri, il partigiano dimenticato

di Eleonora Boschi – Il 30 agosto 1944, in una giornata di guerra che avrebbe dovuto essere come tante altre, un giovane partigiano di soli 22 anni, Pietro Usceri di Demostene, viene ucciso brutalmente da un soldato appartenente al comando Tedesco di Borgo alla Collina, dal quale comando pare sia partito anche l’ordine dell’Eccidio di Vallucciole avvenuto pochi mesi prima nel comune di Stia. Questo tragico evento avviene davanti agli occhi di sua madre e di tutta la sua famiglia, che assistono impotenti a quella scena straziante. Un solo colpo diretto al petto pone fine a una vita dedicata alla lotta per la libertà, mentre Pietro stava tentando di salvare il suo paese, Borgo alla Collina, dalle mine e dagli esplosivi piazzati dai soldati tedeschi in ritirata.

Pietro non è solo un nome, ma un simbolo di sacrificio e coraggio. La sua storia è quella di tanti giovani che, come lui, hanno pagato il prezzo più alto durante la Seconda Guerra Mondiale. Per ben 80 anni, il suo sacrificio è rimasto nell’ombra; oggi, però, Pietro viene riscoperto e onorato attraverso un nuovo monumento di commemorazione installato nella piazza di Borgo alla Collina, dedicato non solo a lui, ma a tutti i compaesani che hanno perso la vita durante quel conflitto che ha segnato profondamente anche la nostra vallata.

Pietro era un partigiano della 7a compagnia, parte della 23a Brigata “Pio Borri”, sotto il comando di Mario Migliorini. Questo gruppo operava nell’area di Castel San Niccolò e nel Pratomagno, contribuendo alla lotta contro l’occupazione nemica. Il giorno del 30 agosto 1944, Pietro era stato inviato in una perlustrazione solitaria a Borgo, dove i soldati tedeschi avevano piazzato numerose mine e bombe, rendendo le strade pericolose e inaccessibili per i cittadini. Poppi, a pochi chilometri di distanza, era stata liberata in quei giorni, e i comandi tedeschi, in ritirata verso Firenze, cercavano di ostacolare il passaggio degli alleati con ogni mezzo possibile. L’obiettivo era chiaro: far crollare le abitazioni lungo il percorso, rallentando così l’avanzata degli alleati.

Secondo le testimonianze e i racconti di chi era presente quel giorno, mentre Pietro era occupato a sabotare le mine piazzate sotto le case della via principale del paese, si accorge di essere stato avvistato dalle truppe nemiche. Nel tentativo di salvarsi, devia il percorso e decide di dirigersi verso casa sua, conosciuta ancora oggi come “Casa Brogino” dagli abitanti della zona.

La sua fuga, però, si rivela fatale. Rendendosi conto di aver messo in pericolo anche la sua famiglia, Pietro cerca di addentrarsi verso il bosco sopra casa, ma il suo tentativo è vano nel momento in cui, voltandosi indietro, viene colpito dalle armi tedesche. Davanti agli occhi della madre, dell’intera famiglia e di circa venti sfollati che erano ospiti a casa loro, il giovane partigiano cade, colpito al petto, sacrificando la propria vita per proteggere il suo paese e i suoi cari.

Negli anni, in memoria di quel tragico evento, la famiglia di Pietro ha posizionato prima una croce di legno, poi una colonna spezzata con la foto di Pietro, infine un cippo commemorativo lungo la strada vecchia per la Selvina sul quale sono incise le parole: “A Pietro Uscieri, i genitori, i fratelli, le sorelle Q.M.P. 30 agosto 1944” che ancora rimane perfettamente conservato. A breve, per far sì che la memoria di Pietro rimanga impressa nel tempo, sarà posto un segnale che indichi, nella vecchia strada, ormai bosco, il luogo dove si trova il cippo in pietra e quello che rimane della colonna spezzata.

Senza dubbio, Pietro non è l’unico partigiano a essere caduto in questa guerra che ha profondamente segnato anche il Casentino. Tuttavia, la sua vicenda ha toccato in modo particolare l’anima di Cinzia Piantini e di un gruppo di appassionati Borghigiani, i quali hanno deciso di scavare nella memoria storica del paese per ridare voce e dignità a chi, come Pietro Usceri, è stato dimenticato dalla storia. Cinzia racconta che la ricerca di notizie attendibili su quegli anni difficili non è stata affatto semplice; molti degli anziani che hanno vissuto quegli eventi sono ormai scomparsi o hanno i ricordi offuscati dall’avanzare dell’età. Coloro che erano bambini all’epoca, invece, portano con sé solo ricordi confusi e sfumati, frutto dell’innocenza perduta in un contesto di violenza e caos.

Inizialmente, il gruppo ha trovato più facile recuperare foto e documenti risalenti a prima della guerra, ma le testimonianze e i materiali riguardanti il periodo immediatamente successivo si sono rivelati più rari e difficili da reperire. All’inizio, sono riusciti a rintracciare alcune immagini degli inizi del 1900, che mostrano la strada principale del Borgo e il bellissimo porticato che ora è scomparso a causa delle mine esplose. Tuttavia, non erano riusciti a ritrovare niente che potesse dar loro notizie sulla situazione del paese nell’immediato dopoguerra.

A febbraio del 2022, però, le loro ricerche hanno avuto finalmente una svolta inaspettata: alcuni amici hanno rinvenuto foto del Borgo ridotto in macerie, e questo è stato l’impulso necessario per continuare i loro studi con ancor più entusiasmo. Decisero di non arrendersi, e, cercando tra siti istituzionali, vecchi album fotografici e testimonianze orali, la loro “pesca” si è rivelata vincente. Nel corso degli anni, sono riusciti a recuperare aneddoti interessanti, fotografie e articoli, che li hanno spinti a intraprendere azioni concrete per onorare Pietro e gli altri “eroi” del Borgo.

Per questo, lo scorso 8 settembre, è stato inaugurato il monumento commemorativo nella piazza vecchia del paese. Questo importante progetto è stato donato all’amministrazione comunale e la cerimonia di inaugurazione, presenziata dal Sindaco, ha visto numerose autorità e tantissimi paesani, oltre a coloro che hanno fortemente voluto realizzare questo memoriale. Anche le nipoti dello stesso Pietro hanno accettato l’invito, rendendo l’evento ancora più significativo.

Si tratta di un monumento “crudo”, citando le parole di Cinzia, progettato e costruito interamente dai cittadini di Borgo con ferro e le pietre della vecchia Chiesa, distrutta durante la guerra. È stato installato nel cuore del vecchio nucleo storico medievale, un luogo carico di storia e memoria. L’opera presenta una base in ferro che ricorda la silhouette del castello di Borgo alla Collina, con archi spezzati che rievocano il porticato rovinato durante l’esplosione e mai più ricostruito. Nella parte anteriore del monumento, è inciso il nome di Pietro Usceri, accompagnato dalla data della sua morte. Ma non è solo lui a essere ricordato; nella lapide sono riportati anche i nomi di altri due concittadini che hanno perso la vita in guerra, anch’essi dimenticati dalla comunità. Natalina Masetti, una madre di soli 39 anni, uccisa da alcune schegge di una bomba, e Marino Grechi, un giovane carabiniere di 21 anni, morto durante il suo servizio a Modena, senza mai far ritorno a Borgo.

La madre di Pietro ha portato con sé il dolore di aver visto suo figlio, appena ventiduenne, sacrificare la vita senza essere ricordato da nessuno. L’installazione del monumento rappresenta quindi un’importante opportunità per onorare l’eroico gesto del borghigiano Pietro e dimostrare alla sua famiglia che la comunità è profondamente grata per il suo sacrificio.

La meticolosa ricerca condotta dal gruppo di Borghigiani ha riportato alla luce anche un documento riguardante un progetto esecutivo approvato dal Ministero nel 1947, ma mai realizzato. Questo progetto, ideato dall’architetto Lando Bartoli, professore dell’Università di Firenze, prevedeva il restauro del nucleo medievale del paese com’era prima della guerra: un porticato, simile a quello di Poppi, a entrambi i lati della strada principale.

Purtroppo, per motivi ancora da approfondire, il paese non è stato ricostruito come si sarebbe dovuto, le sole parti medievali sono rimaste le due porte, il vicolo de’ greci e il castello che fu casa di Cristoforo Landino.

Cinzia e il suo gruppo di storici “per passione” sono pronti a intraprendere nuove missioni, sperando di riportare alla luce tutto ciò che il tempo ha sopito, di risvegliare quei valori caratteristici che contraddistinguevano gli abitanti del Borgo medievale, di preservarne il ricordo e tutelare quei tesori che ancora oggi abbelliscono questo paese.

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