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giovedì, 28 Marzo 2024

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Province, ma di cosa stiamo parlando?

di Mauro Meschini – A questo punto possiamo aspettarci di tutto, anche di vedere riproposte le storiche battaglie che hanno caratterizzato per secoli le rivalità tra le varie città della Toscana. Abbiamo sentito proclami degni dei tempi andati e così pur di non essere “servi” di altri, pur di non perdere la propria “identità” si sarebbe disposti a fare di tutto. Su qualche giornale abbiamo anche trovato di nuovo riproposto il grido di guerra che, purtroppo, noi in Casentino conosciamo bene: quel “padroni a casa nostra” che ha sintetizzato le tante falsità che sono state raccontate nella nostra vallata in occasione del referendum sul Comune Unico.

In quel caso abbiamo perso un’occasione storica per il Casentino e, adesso, è la toscana che rischia di perdersi per strada incartandosi in un dibattito che non ha senso.

Certo la discussione è partita male, con un decreto del Governo che non nasce da una ragionata prospettiva di creare uno Stato più efficiente, ma solo dalla necessità di fare cassa e di tagliare a casaccio ciò che, si presume, sia inutile. Nel calderone sono così finite anche le province, da tempo destinatarie di attacchi incrociati e diventate simbolo dello spreco e della pessima amministrazione.

Ora nessuno vuole qui difendere le province per quello che sono, il problema è che abolirle, ridurle o accorparle non servirà assolutamente a niente. Intanto perchè si sta parlando di disegnare i nuovi confini di questi enti senza sapere assolutamente cosa dovranno andare a fare. E’ assurdo ma di questo nessuno parla. Quali saranno le loro competenze? Cosa gestiranno? Che rapporti avranno con gli altri livelli del governo locale?

Tutto è rimandato a dopo, dopo che saranno stati disegnati dei contenitori vuoti che, è quasi certo, risulteranno indeguati  fare ciò a cui, in seguito, saranno destinati.

Non sarebbe stato più semplice partire dai contenuti e, soprattutto, da quello che dice la Costituzione? Le province sono con le regioni, i comuni e le città metropolitane soggetti che costituiscono l’ordinamento dello Stato. Allora se vogliamo costruire una struttura più efficiente e meno costosa non sarebbe meglio ripartire semplicemente da qui?

E’ davvero impossibile gestire la Repubblica italiana facendo affidamento solo sui soggetti indicati dalla Costituzione e spazzando via tutte le infrastrutture che si è costruito sopra?

Naturalmente dovremmo dare a questi soggetti, oltre alle competenze, anche dimensioni adeguate. Così avremmo comuni più grandi in grado di riprendersi la gestione dei servizi ai cittadini. Province e Città metropolitane, certamente in numero minore, che avranno il compito di gestire politiche che interessano aree più vaste come rifiuti, viabilità, sanità, lavoro, formazione, protezione civile e altro; e poi la regione che avrà il compito di programmare e pianificare.

Così facendo ASL, AATO, Consorzi, unioni dei comuni, società della salute, enti vari di gestione… non avrebbero più ragione di esistere e il risparmio sarebbe davvero notevole.

Inoltre questi soggetti, essendo elettivi, permetterebbero ai cittadini un controllo diretto su quello che viene fatto e realizzato, mentre adesso il futuro delle province prevede la creazione di enti di secondo livello così, dopo il Parlamento dei nominati, avremo un altro pezzo di amministrazione pubblica su cui i cittadini non avranno più voce in capitolo.

Perchè nessuno parla di questo, riducendo il dibattito a una sterile contesa tra campanili?

Viene il dubbio che la ragione sia soltanto una: i posti che si perderebbero in consigli di amministrazione e simili se davvero si andassero a tagliare i veri sprechi.

E allora meglio perdere qualche provincia, ma lasciando tutto il sottobosco per sistemare ex sindaci e amici vari.

In fondo sono le stesse motivazioni che hanno spinto a fare di tutto per bocciare il Comune Unico in Casentino…

Quanto sopporteremo ancora questo triste spettacolo mentre il Casentino, e la Toscana, stanno affrontando una crisi da cui faticano ad uscire?

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