Il terremoto che si è abbattutto sul “Carrozzone” non può essere preso alla leggera, come in casa PD si potrebbe essere tentati di fare. Infatti, l’approccio apparentemente goliardico, con tanto di vessillo scozzese e richiami ai “guerrieri”, utilizzato dal sindaco Paolo Agostini si presterebbe a risposte dello stesso tenore, che metterebbero però in secondo piano alcuni aspetti sostanziali e importanti per il Casentino.
Quello che sta accadendo mette innnanzitutto in evidenza il basso livello e la scarsa qualità della politica del PD casentinese, che negli ultimi anni è stata solo finalizzata alla difesa del potere che ancora il partito detiene in Casentino. Un potere che si concretizza nell’occupazione di tutti, o quasi, i posti a disposizione sotto l’attenta regia politica del rieletto consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli.
Ora questo equilibrio è messo in discussione, ma sarebbe troppo facile attribuire tutte le responsabilità solo alle scelte fatte dal sindaco Agostini. Anche il PD, anche tutti gli altri sindaci devono finalmente interrompere il silenzio e prendere posizione su quello che sta accadendo.
Soprattutto deve spiegare molte cose proprio Ceccarelli che ha beneficiato non poco, per la sua rielezione, anche del sostegno dello stesso sindaco di Castel San Niccolò. Come dicevamo in Casentino negli ultimi anni non sono state fatte scelte politiche che non fossero volute e condivise proprio dall’ex assessore regionale, quindi quello che sta succedendo porta inevitabilmente ad avanzare alcuni quesiti.
A) Il PD casentinese, o almeno una sua parte, non fa più riferimento a Ceccarelli, in pratica gli è proprio scappato di mano, nonostante le 4.500 e più preferenze conquistate solo due settimane fa in occasione delle elezioni regionali?
B) Quello che sta accadendo è approvato dallo stesso Ceccarelli che, forse proprio perchè forte delle quasi 18.000 preferenze raccolte in Casentino e nella Provincia di Arezzo, è tentato di seguire la strada dell'”indipendenza scozzese” ponendosi alla testa delle Liste Civiche della vallata, ed ha affidato al suo illustre concittadino di Castel San Niccolò il compito di spianare la strada verso questo obiettivo?
In questo caso, forse, l’appena rieletto presidente della Regione Enrico Rossi, impegnato nella formazione della sua Giunta, dovrebbe essere messo a conoscenza, se non lo è già, di quello che sta succedendo da queste parti.
Qualcuno forse dirà che si tratta solo di fantapolitica. Se andate a rileggere quello che abbiamo scritto sul nostro giornale in questi mesi e ancora nel numero adesso in edicola, che ha una copertina assolutamente in linea con quello che accade, vedrete che le ipotesi non si allontanano poi tanto dalla realtà.
Il problema vero però è un altro, perchè si tratta pur sempre di manovre di potere che non porteranno nessun vantaggio al Casentino, se non saranno seguite da un ricambio vero nei metodi di gestione della cosa pubblica.
Non vorremmo che tutta la “rivoluzione” degli scozzesi di casa nostra portasse solo a qualche fusione tra comuni mantenendo nei fatti la situazione disgregata di adesso, con comuni ancora troppo piccoli per avere un peso e la reale capacità di garantire adeguati servizi per i cittadini.
La soluzione vera era ed è il Comune unico, che proprio il PD ha colpevolmente rifiutato, o almeno la nascita di solo due comuni (da Poppi verso il nord e da Bibbiena verso il sud) entrambi con più di 15.000 abitanti che, con le regole diverse previste anche per l’elezione del sindaco e dei consigli comunali, porterebbero la vera rivoluzione di cui il Casentino ha bisogno!