Nei brevi o lunghi viaggi che dalla provincia portano alla città, dalla quale si fugge per un vivere più normale, rivolgi i tuoi pensieri alle cose da fare, alle parole da dire. Speri o sogni, con un briciolo di fantasia cinematografica, di scoprirti protagonista di uno di quei momenti romantico-metropolitani di scene tratte da Hakiko o Innamorarsi. Ti senti parte di quel fiume che scorre i passi rapidi verso le cose da fare.
Il trenino del Casentino potrebbe essere una di quelle robe perfette, campagna a portata di mano, per lo sviluppo turistico della vallata, per sollevare le strade dalla casualità dei numerosi incidenti mortali, dall’inquinare l’aria con file interminabili di auto con un solo passeggiero a bordo, dal permettere di muoversi nei brevi spostamenti urbani con la bicicletta. Bei pensieri, se non che l’attesa nelle pensiline e il viaggio ti permettono di osservare i comportamenti dei variegati soggetti umani, così come quello che residua dopo la loro fugace presenza.
Ti rendi conto che non si tratta di un set cinematografico che renderebbe speciale la tua giornata, ma consti la triste cialtroneria, maleducata e diffusa che ti fa dire, perplesso: ma come siamo arrivati a questo punto !?!
L’elenco prevede tutto e di più gettato a terra, tra i binari, nel tratto preciso che corrisponde alla lunghezza del marciapiede di attesa , nelle scale dei sottopassi avvolti dal tanfo di urina ed escrementi, bottiglie rotte, lo stramaledetto fumo prima di andare a scuola. Un cimitero di cicche, brik di Estathè, bibite, lattine, pacchetti di sigarette e cellophane. Insomma il residuo bellico di scorpacciate adolescenziali di schifezze varie, simbolo dell’educazione alimentare rapida della merendina, nonché identificabile con due generazioni ben precise: quella degli anni ’80 e la loro prole.
Stazioni e sottopassi sono luoghi dove a tutte le ore della giornata sostano ragazzi lucignolo che, una volta a bordo del treno , facendo gruppo, si atteggiano a giovani bruciati, seguendo il codice trend del balordo.
A volte lo sono anche, bruciati ed alterati dall’uso di alcool, prima ancora che di droghe. Da qualche tempo salgono a bordo nei treni di punta anche una coppia di vigilantes che si pensa siano un deterrente alle esplosioni di aggressività e vandalismo, l’ ultima moda nazionale contro i poveri dipendenti del trasporto pubblico. Ma come siamo arrivati a questo punto? E perché i genitori di questi diavoletti non si rendono conto dell’atteggiamento di sfida dei loro figli alla socialità pubblica?
Questa è una fotografia bianco e nero, nella speranza che si colori di luce di vita migliore, e non voglio che queste parole diventino o sappiano di giudizio, ma è quello che vivono sul lavoro i controllori LFI e a cui va trovata una soluzione educativa perché lo scempio conosca la parola stop.
Ma guardiamo anche la seconda faccia della medaglia, dove si conia un’altra osservazione di viaggiatrice utente: il servizio. Mi riferisco alla linea Lfi del Casentino, e dopo aver cercato di rientrare a casa munita della mia fedele bicicletta, mi son sentita dire: ” no qui non può salire, anzi scenda. Su questo treno non può salire la bicicletta”. Così ho dato inizio alla danza delle contestazioni. Tutto dovrebbe fare riferimento ad una carta di servizi che si suppone l’utente conosca a menadito prima di salire in treno, mentre ovvio la si consulta alla necessità. Non leggibile, in quanto non visibile, scomposta di pezzi di fotocopie di terzo livello, in micro carattere di stampa, che devi trovare nella confusione di comunicazioni multiple nelle bacheche interne ai treni. Ovviamente solo ed esclusivamente in italiano. Facendone quindi una virtù, quella carta l’ho rivoltata, al malcapitato controllore, come si rivolta un calzino.
Bene.
Punto A. Le biciclette possono essere salite a bordo solo nei treni tipo Elfo/Minuetto. Ma non ti è dato sapere quando puoi prendere quella tipologia di treno, e l’orario non lo specifica più, così da non incorrere, per LFI, in una possibile contestazione, non potendo garantire la tipologia di treno.. Alla faccia del viaggio eco-sostenibile (termine di moda politica), e alla faccia del turista che rischia di rimanere a terra anche mezza giornata. Faccio notare che ci sarà una importante pista ciclabile tra Bibbiena e Camaldoli e che la progettazione del turismo casentinese farà leva proprio sul turismo su due ruote.
Punto B. Nessuno ti dice a terra che per la bicicletta, non assoggettabile a bagaglio, si debba pagare un biglietto aggiuntivo di 1,50 euro. Ormai a bordo incappi nel pagamento dell’addizionale sull’addizionale per mancanza di biglietto. L’ edicolante che vende il titolo di viaggio di certo non chiede se o con cosa viaggi. Già non si capisce perché il biglietto lo devi acquistare da edicole e tabacchi, cosa che ha prodotto il frazionamento della vendita a discapito delle biglietterie, che anche in paesi come Bibbiena, Poppi andranno a chiudere.
Punto C. Se devi acquistare il biglietto in stazioni intermedie della tratta Pratovecchio-Stia e magari tutto intorno non c’è un edicola o bar per cambiare i soldi, le biglietterie meccaniche non prevedono l’utilizzo di cartamoneta. Di nuovo: sali a bordo e paghi l’addizionale. E così siamo andati avanti nella disquisizione, sebbene in realtà l’operatore mi comunicasse, inconsciamente, un grande disagio nello svolgere il proprio lavoro con la massima diligenza e ossequio ai suoi ordini di servizio, e che alla fine corrispondeva con quello di un utente quotidiano come me: la necessità di rivedere il concetto dei servizi e del rispetto delle regole, ma al tempo stesso rinnovare un’azienda per una maggiore efficacia del servizio pubblico. Per una buona volta affinché le regole siano rispettate si faccia anche la revisione della comunicazione, sostituendo quegli scoloriti e illeggibili foglietti con delle locandine chiare, evidenti e possibilmente anche in inglese. E dove le regole, brevi e precise devono essere leggibili a colpo d’occhio nella loro essenzialità allo step 1 del viaggio: la bacheca dove si consultano gli orari in stazione e nel dépliant degli orari.
Sarebbe auspicabile che l’azienda ascoltasse i feedback dei controllori, che non sono l’ultima ruota del carro bensì l’importante ed unica risorsa per conoscere i punti dove migliorare ed aggiornare i servizi,, gli orari di biglietteria, sarebbe auspicabile il ripristino dei treni festivi e non più le sostituzioni con i bus, che incidono in modo negativo sulla frequentazione turistica, straniera e locale.
Soprattutto a questi lucignoli della mattina proviamo a dargli un segnale diverso: per quanto gli asini sono chi ha creato questi piccoli imperatori del vandalismo e della sporcizia, proviamo a metterli su treni puliti, attuali e non trattarli come se fossero degni solo di ferri vecchi e scarti ferroviari (ricordiamo: ci passano 5 anni di vita!)Prendiamo esempio dalle regioni a nord, vedi Friuli, dove la filosofia di adottare il metodo che pulito chiama pulito, bello chiama bello ti fa viaggiare su treni impeccabili, e nessuno, ripeto nessuno osa danneggiare. Anche se il treno migliore per praticità è quello “vecchio”, che ha un suo sapore, necessita almeno un lifting estetico con un briciolo di gusto: esempio usate i colori tipici della vallata (sarebbe un’ottima azione di comunicazione), anziché un’ assurdo patchwork eseguito di un daltonico.
E per una buona volta, vogliamo pensare che il Casentino è cambiato , che gli orari e l’utenza è cambiata, che gli orari e le coincidenze non debbano avere la chiave di lettura a seconda dell’umore di chi l’ha composta, e che si pensi in concetti standard per un’utenza vasta. Ed infine, si ottimizzi ed incrementino le mansioni delle biglietterie, visto che sono gestioni in appalto trasformandoli da gestori passivi dell’incasso a front desk di accoglienza e controllo delle stazioni stesse.
Vi sfido: provate a capire l’orario dei bus dove la legenda supera per lunghezza gli orari dei bus, o provate a chiederne copia allo sportello.
Francesca Tenti