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martedì, 19 Marzo 2024

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Videogiochi online? Uno spazio da gestire con consapevolezza

di Elisa Mugnai – I nostri bambini/ragazzi si sono ritrovati durante il periodo del lockdown e successivamente durante questa nuova emergenza sanitaria a vivere spazi di socializzazione modificati e differenti rispetto a prima. Con il termine “nativi digitali” Mark Prensky vuole indicare un giovanissimo abituato ad utilizzare le tecnologie digitali che mette a disposizione la rete internet. Si può passare da nativi digitali a consapevoli digitali?
L’ uso smodato dei videogiochi tra i giovanissimi ha assunto ormai le dimensioni di una pandemia, tanto che a partire dagli anni 2000 si sono moltiplicati gli studi che ne descrivono le caratteristiche. Da uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychiatry, condotto su un piccolo campione di adolescenti italiani, è emerso che trascorrono in rete più di sei ore al giorno, ma anche per i bambini più piccoli i dati non sono consolanti. Se prendiamo in esame il rapporto giovani 2018 basato sui comportamenti di bambini e ragazzi di età compresa tra sette e undici anni è emerso che la console per videogiochi (playstation, xbox, wii) è utilizzata quotidianamente. Dal 33.2% dei bambini per un massimo di un’ora al giorno. Il 27,5% non la possiede, mentre il 19,3% a il permesso di giocarci fino a due ore al giorno, mentre il 15,3% la usa per più di due ore.

Durante gli interventi di aiuto nello studio ho potuto osservare che i videogiochi online hanno creato uno spazio, se pur virtuale, con il gruppo dei pari. Questo ha permesso di condividere esperienze di confronto e socializzazione durante un periodo così difficile. Così le nuove tecnologie hanno potuto dare un contributo importante per rimanere in con-tatto con l’esterno; ma questo è un dato da monitorare perché molto dipende dall’uso che ne fa il bambino (oltre che dall’età). Il ruolo e la consapevolezza del genitore è fondamentale per educare l’uso e la scelta del videogioco adatto alla sua età evolutiva. Una buona pratica per l’adulto può essere quella di osservare e verificare il codice tradotto in etichette, PEGI (Pan European Game Information). Questo classifica i videogiochi secondo due parametri:
– età per cui un determinato gioco è consigliato;
– il tipo di contenuto.

Ricordiamoci sempre che ogni bambino è unico e speciale, con il proprio temperamento e carattere e perciò la conoscenza e un’attenta osservazione del bambino permette anche di comprendere se il gioco può essere adatto alla sua persona.
Lo psicologo Giuseppe Lavenia sostiene che: “è importante accompagnare i ragazzi nella loro vita di tutti i giorni, online e offline, per identificare i primi segnali di un possibile comportamento di gioco eccessivo (insonnia, aggressività, cambiamento dell’umore, peggioramento nel rendimento scolastico…). I confini tra la rete sociale virtuale e quella reale devono rimanere ben distinti e prevalere la voglia innata di stare insieme”. Come si colloca il bambino nel gioco? Il bambino attraverso il gioco apprende e non evade dalla realtà ma ci si colloca. “Il gioco è un’azione volontaria, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti definiti, di tempo e spazio, secondo una regola volontariamente assunta, e che tuttavia impegna in maniera assoluta, che ha fine in se stessa, accompagnata da un senso di tensione e di gioia e dalla coscienza di essere diversi dalla vita ordinaria” ( Huizinga J., Homo ludens (1946) Einaudi, 2001).

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