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mercoledì, 9 Ottobre 2024

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Alessio Della Giovampaola, sulle ali della corsa

di Riccardo Buffetti – Lo sport ci regala da sempre delle bellissime storie di persone straordinarie che diventano esempi per tutte le generazioni. Da Francesco Santorelli, atleta paraolimpico italiano, nato con una disabilità motoria che gli impedisce di camminare che, nonostante le sue sfide e difficoltà, nel 2020 ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri stile libero di nuoto a Tokyo, diventando il primo italiano a vincere una medaglia in questa disciplina. Oppure Alyssa Naeher: calciatrice americana esclusa dalla Nazionale per le Olimpiadi di Rio 2016, che ha preso questa decisione come un’opportunità per migliorare il proprio gioco e tornare più forte, così che nel 2019 ha guidato gli States alla vittoria della Coppa del Mondo.

Ancora: Stephen Curry, criticato per la sua limitata altezza e forza, che oggi è uno dei giocatori di basket americano più celebri e con una carriera di successo. Queste sono solo alcune delle tante storie di rivincita personale nello sport, e sono ispiratrici perché ci mostrano che con duro lavoro e determinazione, è possibile superare ogni sfida. Non solo: ci insegnano che, con la giusta motivazione, è possibile superare gli ostacoli e raggiungere i propri obiettivi.

Nel territorio di Capolona si è trasferito da qualche anno Alessio Della Giovampaola, che è stato protagonista di una storia davvero molto simile. Da un incidente, anche difficile da superare, alla fatidica data del 24/09/2023, dove ha compiuto un’impresa incredibile.

Alessio, raccontaci la tua storia che ti ha portato ad essere affiancato da partner come Adidas e Intersport durante la Maratona di Berlino dello scorso settembre.  «Premessa. Da piccolo praticavo tennis tavolo, disciplina lasciata in prima superiore per dedicarmi alla musica (saranno elementi importanti nel prosieguo). Nell’ultimo anno di Liceo, era il 2010, ho avuto un incidente molto grave – filo conduttore per cui sono entrato nel progetto di Adida -. Avevo da poco conseguito la patente, scendo dall’auto, che avevo lasciato sul ciglio della rampa di 14 metri, per andare ad aprire il cancello della mia abitazione. Appena riesco a farlo, mi volto e la macchina, che non aveva il freno a mano tirato, mi prende in pieno. Dopo 44 giorni di convalescenza, rispetto ai 6-7 mesi iniziali previsti dai medici, tornai a casa. Da quel momento ho riprovato a fare sport autonomamente, nonostante il parere dei dottori secondo i quali oltre al nuoto non avrei potuto fare altro. Ed effettivamente, quando giocavo a calcio rimanevo poi fermo un mese, in caso di una corsetta lo stesso. Trascorso qualche anno, nel 2016 mi iscrivo alla manifestazione “CorriPuglia”, dove ero presente con un’azienda dove lavoravo allora. Quindi provai ad allenarmi. Lo feci per tre settimane, e sembrava tutto a posto. Invece, terminata la corsa, sono stato sei mesi bloccato tra sciatica, mal di schiena e altri acciacchi che si manifestarono successivamente. Insomma, decisi di abbandonare lo sport; così continuai a suonare, lavorare e nel mentre riuscì a fare delle supplenze a scuola, dedicandomi solo ed esclusivamente al lavoro».

La svolta quando è arrivata?  «Nel 2020, dopo il lockdown per il Covid. Non mi sentivo bene con me stesso e i dolori proseguivano nonostante non praticassi sport. La svolta è arrivata quando, dove lavoravo, il nuovo direttore mi convinse a riprendere a correre con lui. Così a fine 2020 provai piano piano, e le cose andavano bene. Inizialmente mi allenavo 1-2 volte a settimana. Quando mi accorsi che i dolori iniziavano a scomparire, cercai anche di fare un pò di rinforzo a casa».

I primi passi nel mondo del running dove ti hanno portato?  «Quando ho notato che andava tutto bene, dopo neanche cinque mesi mi iscrivo ad una Mezzamaratona, la 21 km della “Strasimeno” al Lago Trasimeno. E il risultato finale è incredibile perché riesco a terminare con il tempo di 2h e 28’. Cerco a quel punto una squadra e la trovo nel Subbiano Marathon. Contattato Remigio Caneschi, dall’autunno del 2021 entro con loro. Nella primavera del 2022 conosco il mio attuale allenatore, Sebastiano Borgogni; corre da una vita, e insieme a lui inizio a prepararmi con coerenza. Ottengo sempre più buoni risultati, inizio a divertirmi e vedo che c’è margine, tanto che nei 10 km passo da 46 a 37 minuti per concluderli; i dolori, poi, non ci sono più e inizio a sentirmi alla grande. Ovviamente, nella mia testa non c’era la partecipazione ad una Maratona, mi dicevo forse nel 2025-2026…».

E come sei arrivato a quella di Berlino?  «Tutto è iniziato quando una ragazza mi contatta su Instagram. Era una “scouter” ovvero una persona che cercava dei testimonial per Adidas e Intersport. Dopo due colloqui in inglese, racconto la mia storia e mi prendono per far parte di questo progetto, che consisteva nel raccogliere cinque storie di persone diverse in Europa, e tutte dovevano raccontare del loro riscatto attraverso il running. Nel mio caso, dall’incidente che mi aveva fatto chiudere con lo sport, a riprendere con la corsa. Ci sentivamo una volta ogni dieci giorni e io dovevo inviare loro uno/due video della preparazione; poi, sono venuti in Toscana e mi hanno ripreso mentre correvo ad Arezzo e nel Pratomagno. Successivamente, sono andato due giorni al centro Adidas vicino a Norimberga: per un amante dello sport è stata un’esperienza bellissima. L’obiettivo loro comunque, era farmi correre la Maratona di Berlino, e allora ho iniziato ad allenarmi per essere al meglio in quella che sarebbe stata la mia prima volta».

Ma c’è una sfida nella sfida, giusto?  «Esattamente. Nell’ultimo anno avevo un dolore che spariva e ogni tanto si faceva risentire. A fine giugno, in piena preparazione alla Maratona, si scopre che il menisco era lesionato. Così, sono dovuto rimanere fermo tutto il mese di luglio nella corsa, ma ho effettuato allenamenti con la bici. Il riposo e dei cicli di infiltrazioni hanno funzionato: nonostante i pochi allenamenti sono riuscito a fare il percorso di allenamento che dovevo fare, anche se più ridotto».

Tutto questo sacrificio cosa ti ha portato? «A scendere sotto le tre ore alla mia prima Maratona, quella di Berlino. Non potevo non correre dopo aver fatto parte di un progetto incredibile. Me l’avevano detto che la Maratona mi avrebbe cambiato la vita, ma io non ci avevo creduto. Quell’esperienza mi ha sbloccato dei cassetti nella testa che non credevo di avere. Il 24 settembre 2023 eravamo 48mila a correre, con 60 – 80mila persone nel pubblico. Per 42km è stata una spinta continua della gente, una grande festa. Non ho mai corso così bene. Ho dato tutto me stesso, ed ho concluso la Maratona con il tempo di 2h 59’ 31’’, anticipando di ben 16 minuti i tempi che ci eravamo prefissati. Per me l’importante era arrivare senza che testa e ginocchio mollassero, e alla fine sono rientrato anche nei primi 3.000 (2.850 circa)».

Complimenti per il grande successo. Dove ti porterà adesso la corsa, dopo aver centrato questo risultato?  «Sono molto carico. Non so dove posso arrivare, ma ho iniziato a credere in qualcosa. Sicuramente ho avuto degli esempi importanti, come quello del mio allenatore e delle persone che ho conosciuto durante le gare: gente di 40-50 anni che fa delle cose incredibili. Dal mio punto di vista c’è margine per fare tanto, ma una volta sistemati i problemi fisici. Credo comunque che il ginocchio sia un problema molto minore rispetto a quando non facevo sport. La corsa è diventata dipendenza: senza fatico. L’essere musicista per me è un valore aggiunto: ragioniamo in modo diverso e ci sono più vie mentali che tramutano la fatica in qualcos’altro. Adesso l’obiettivo è abbassare i tempi, non sulla Maratona ma nella Mezza. Ne ho corse quattro ma non ho sfruttato le mie opportunità. Sento di aver cambiato modo di correre: si è sbloccato qualcosa nel metabolismo e nel fisico. Mi sono ancora più asciutto, ho messo su massa muscolare, ma soprattutto mi sento benissimo. Non so cosa verrà fuori, mi basta che regga il fisico e io vado dritto, è una sensazione bellissima».

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