testo e foto di Andrea Barghi Goaskim – Alta, snella, silenziosa e imponente diventa curvy al raggiungere di una certa età. In autunno ci guarda camminare sui suoi capelli caduti dalle sue braccia, per far posto ai nuovi, più belli, folti e in primavera infiorettati da candidi fiori. Straniera in un mondo italiano dove è stata considerata molto di più che altrove… si è innamorata delle nostre foreste e per gratitudine le ha abbellite di maestosità donando i suoi prelibati frutti a uomini e animali, è considerata la bistecca del Casentino in tempi di carestia, sfamando molte persone.
In genere vecchie e deformi sono circondate da giovani snelle, alte, piene di vita… ma non sagge come loro… o forse antiche e sagge che, qua e la, vivono dopo essere state decimate dalla malattia contagiosa del terribile cancro corticale causato dal fungo Cryphonectria parasitica. Adesso stanno riprendendo vigore e vivono di ottima saluta. Sono talmente felici che spesso nell’età della saggezza aprono una porta per farci visitare la loro casa accogliendo i viandanti sperduti o scappati dall’imminente temporale. La capostipite è nella foresta di Camaldoli… adesso al sicuro di un recinto da chi non la rispettava e sempre maestosa e felice. Non ha voluto farsi ritrarre e, anzi, mi ha suggerito un posto, dove sue vecchie amiche si riuniscono nel mese di ottobre per raccontare i fasti del passato che risale a secoli fa.
Queste sue amiche sono vecchie, ops, scusate, antiche, e non hanno più voglia di muoversi… stanno dove molti secoli fa hanno messo radici. Alcune mi hanno detto che il loro nome deriva da quello della città greca di Kastania in Tessaglia, ma non è vero. È la città che le ha “rubato” quel nome che l’Antico degli antichi le ha messo quando ha battezzato colei che per la prima volta è apparsa sul pianeta terra.
Camminando tra loro e nei suoi viali, si riceve una sensazione particolare. Ti senti accolto e il tuo spirito ne beneficia. Quando c’è la nebbia, tutto diventa magico e non è difficile incontrare ungulati ghiotti dei suoi frutti dispensati in abbondanza al suolo, perché quando sono ancora attaccati ai rami, si proteggono da un guscio con aculei simili a un riccio e da qui hanno preso il nome.
È talmente intelligente, la nostra Castanea, che i “ricci” si aprono solo quando il frutto è maturo e, come sappiamo, è lasciato cadere a terra tra i loro “capelli” che da verde smeraldino son diventati arancio e a poco a poco rossi lasciandosi cadere e tappezzando prati e viali, inondando di magia il castagneto e la foresta che lo circonda. Mitico quello di Camaldoli circondato da molti che sembrano proteggerlo come fosse uno scrigno colmo di tesori.
Dobbiamo ricordarci che il Casentino è ricco di tesori e le foreste ne rappresentano la parte più preziosa.