testo e foto di Andrea Barghi Goaskim – “La luce che viene dall’alto è già un simbolo, gli alti faggi vorrebbero toccare il cielo, non riescono a farlo, la nebbiolina che sta salendo, glielo impedisce. Sono canne d’organo che suonano una sinfonia celeste. Il sentiero nel centro della faggeta sembra dividerla, ma sono i faggi che si allargano per farlo passare”.
Il pensiero di Aurora; una mia carissima amica che percorse la Giogana molti anni fa, mi ha fatto riflettere convincendomi che i sentieri che attraversano il parco delle casentinesi fanno parte di un’unica strada: quella della fiaba.
Immergendoci nel fitto della foresta, seguendo un sentiero tracciato da animali sin dalla notte dei tempi, o da piedi di viandanti antichi quanto il mondo, ci ritroviamo tra le arterie del bosco che conducono a luoghi magici che ci sorprendono ad ogni incontro.
Gioghetto, la Lama, Poggio Foco, il Ballatoio, nomi antichi intrisi di storia… visti e amati da occhi e cuori umani e animali… la Strada infinita che ci conduce da loro ci permette di riflettere sul mondo, sulla vita, mostrando meraviglie che qui, nelle antiche foreste casentine, da millenni, abitano. Autunno, primavera, estate… non ha importanza quale stagione stiamo percorrendo, i sentieri della Strada Infinita ci aspettano immoti, pronti a sorprenderci e mostrarci situazioni fiabesche.
La Giogana a Poggio Pian Tombesi, come ci ricorda la mia amica Aurora, ci mostra la poesia del luogo dove il sentiero, tra cattedrali di faggio, conduce a Poggio Scali. Da quell’altura possiamo ammirare nei giorni di cielo terso e aria limpida, un paesaggio che non finisce mai… se volgiamo lo sguardo a Est, la città di Forlì e il mare Adriatico ci mostrano la loro bellezza… volgendolo a Ovest il monte Amiata e il mar Tirreno sembra ci invitino a conoscerli.
Il sentiero scorre facendoci giungere attraverso Prato Penna, nelle mille sfaccettature che Poggio Tre Confini, immerso nella fitta faggeta ci permette di godere. Sentieri serpeggianti, portatori a volte d’acqua, altre di persone amanti della natura, c’inducono a percorrere lo Scalandrini e continuare nel nostro percorso attraversando foreste e monumenti.
Seguendoli, incontreremo l’Eremo di Camaldoli e la sua secolare foresta, dove abeti millenari ne cingono, come una corona, le mura. Potremmo anche dirigerci a Nord, dove le Ripe del Satanasso infondono timore, ma anche giungere in vetta al monte che da vita al fiume degli artisti; l’Arno che ha avuto la fortuna di conoscere Leonardo, Michelangelo e tanti altri uomini geniali che fanno della Toscana il fiore all’occhiello nel mondo!
I sentieri continuano ancora e ancora e ancora… fino a portarci all’inizio della Strada Infinita. Allora, è in quel momento che capiremo che la Strada Infinita non è fatta di materia… è l’esperienza della vita che dalla nascita, ci conduce al momento del non ritorno su questo mondo per continuare in altri universi, fino alla fine… del principio.