di Gianni Marmorini – Nei precedenti articoli ho presentato alcune informazioni utili per aprire il libro della Bibbia. C’è ancora bisogno di soffermarsi su questo sguardo dall’alto, ma avrò tempo e modo per tornarci. Adesso, anche per l’attrazione suscitata dalla grande festa di Pasqua, vorrei entrare a diretto contatto con alcune parole del sacro testo e vorrei farlo con quelle che secondo il Vangelo di Marco (probabilmente il più antico, scritto verso il 70-75 d.C.) sono le prime parole di Gesù: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Non preoccupatevi non intendo fare una predica scritta, ma è importante scoprire il significato profondo di queste parole, tanto che questo è stato uno dei motivi per cui è valsa la pena rimettersi a studiare il greco!
Per dire tempo in greco esistono due parole: una è krònos (che indica lo scorrere normale del tempo, il tempo cronologico) e una kairòs che indica invece il culmine del tempo, il compimento di ogni attesa, il tempo della grande festa. In questa frase viene usato proprio kairòs: Gesù inaugura il tempo della festa, interessante!
Il Regno di Dio non indica ovviamente un regno della terra politico, militare ed economico. Il Regno di Dio è una pianta cresciuta che offre i suoi rami agli uccelli del cielo: indica un modo di vivere, non un luogo.
Molto interessante è la congiunzione che lega le due parti della riga: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”. Potrebbe essere, così la leggono alcuni esegeti, una congiunzione con il valore “epesegetico”: non andrebbe tradotta quindi con una “e” ma con un “cioè”: “Il tempo è compiuto cioè il Regno di Dio è vicino”. Conosciamo il mondo, sappiamo che le guerre e le ingiustizie, come anche le tragedie e i disastri non sono terminati con l’arrivo di Gesù e allora interpretiamo quel è vicino come se ancora mancasse poco poco e per la piena venuta di questo Regno dovessimo ancora aspettare, magari proiettandolo nell’aldilà. In realtà “il tempo è compiuto”! Il mondo era, ed è ancora quello di sempre, chissà cosa avrà voluto dire Gesù, e con lui l’evangelista Marco che scrive queste parole in pieno tempo di persecuzione: il tempo è compiuto, l’attesa è terminata o il Regno di Dio è ancora solo più vicino?
Anche la seconda parte delle parole di Gesù è molto interessante. C’è subito un imperativo: “convertitevi!”. Il verbo greco è “metanoeō” che non significa primariamente “smettere di fare i peccati, pentirsi delle cattive azioni”, ma “cambiare parere, pensare diversamente, cambiare mentalità”. E, di nuovo, come nella prima parte forse ancora una congiunzione “epesegetica” che spiega che cosa significa “cambiare mentalità/convertirsi”. Significa “credere al Vangelo”. La maiuscola e il significato che ha per noi la parola vangelo possono trarci in inganno. Non si tratta di credere in un libro, per quanto ispirato, ma, più semplicemente, in una buona notizia (euaggelium) che potrebbe essere proprio quella che il Regno di Dio è finalmente arrivato.
Riassumendo: “È finalmente il tempo della grande festa cioè il Regno di Dio è arrivato: cambiate modo di pensare: credete a questa buona notizia!”.
Questo senso delle parole di Gesù, un invito alla festa grande, è quasi sorprendente per noi abituati, anche in questo tempo di quaresima, a dover indossare “un po’ di tristezza. Un tempo listato a lutto, come d’altronde molto del mondo cattolico, dove la maggior parte delle cose sono obbligatorie e il resto è proibito” (P. Squizzato, Dalla cenere la vita, Ed.Paoline, euro 16, un libro che mi permetto di consigliare vivamente). P. Squizzato ricorda che le “ceneri” che vengono poste sulle nostre teste il Mercoledì che inizia il tempo di quaresima non sono il ricordo di penitenza, ma dell’opera dei contadini che “sul finire dell’inverno distribuivano sul terreno le ceneri accumulate nel tempo freddo per dare nuovo vigore alla terra”. Siamo chiamati ad essere fecondi fin dalla prima pagina della Bibbia: “Siate fecondi e moltiplicatevi” e invece abbiamo finito per credere di rendere lode a Dio con la sterilità. Non solo la Bibbia quindi, ma anche la nostra tradizione, che è sempre stata a più voci, ci invita a vivere la vita come una grande festa, a trasformarla, per quanto possibile, in una grande festa. E sono proprio le persone che conoscono profondamente la sofferenza i più grandi testimoni di questo mistero della vita con i loro sorrisi appena abbozzati, come erano quelli di Thomas (che abbiamo accompagnato in cielo tempo fa), o pieni di vita come quelli di Beatrice (di cui ricorreva il compleanno il 14 Marzo). Io non so come sia possibile, ma per alcuni la quaresima è il tempo in cui ci si prepara ad essere fecondi e a vivere la grande Pasqua, per altri è il tempo in cui bisogna ricordarsi che si è di polvere e che in polvere ritorneremo. Mah…
(tratto da CASENTINO2000 | n. 305 | Aprile 2019)
Con questa riflessione di Don Gianni che tocca anche la Pasqua, la redazione e la direzione di CASENTINO2000 colgono l’occasione per porgere i migliori auguri di serenità a tutti i lettori.