di Francesco Benucci – Esistono questioni “terrene” e questioni di fede. Le une, tuttavia, non debbono escludere le altre: anzi, spesso si intersecano, si osservano, si influenzano, quasi si sfiorano. E se c’è una dimensione terrestre in cui esigenze concrete sembrano davvero entrare in contatto con sfere celesti, ebbene, questa è la montagna, con la natura incontaminata che dà continuità ad un percorso in verticale, col suo protendersi senza apparenti limiti.
Questa “comunione di intenti” ha trovato il suo suggello ideale proprio in Casentino dove una storica società dedita al genuino divertimento sportivo come lo Sci Club Stia ha eletto come propria patrona la Madonna della Neve rifacendosi ad una tardiva leggenda: secondo quanto narra la tradizione Maria, apparsa in sonno a papa Liberio e ad un patrizio romano, avrebbe detto loro di costruire una chiesa là dove la mattina seguente avessero trovato della neve fresca. In effetti una prodigiosa nevicata d’agosto ricoprì l’area esatta del futuro edificio (oggi Basilica di S. Maria Maggiore in Roma) che i due provvidero ad erigere dedicandolo alla Madonna “ad nives”, ossia “della neve”.
Con tale appellativo, nel corso del tempo, sono sorti santuari, monasteri, chiese, gruppi sportivi e, a tale proposito, il sodalizio sciistico stiano non è stato da meno: era il 1975 quando i nostri, nella ricorrenza del 25° anno di affiliazione dello Sci Club Stia alla federazione Sport invernali, innalzarono una croce in legno sul Monte Falterona e diedero il via all’annuale celebrazione della Festa della Madonna della Neve, da tenersi officiando la messa nel suggestivo contesto della vetta casentinese ogni prima domenica di agosto.
L’iniziativa ha avuto un successo immediato che si è ripetuto negli anni coinvolgendo in primis, oltre ai promotori, le comunità di Stia, Londa, San Godenzo e Santa Sofia con presenza assidua di semplici fedeli, amanti della natura, sindaci, guardie forestali, presidenti del Parco; poi, col passare del tempo, l’eco di questa cerimonia sui generis si è diffuso ben oltre le tre vallate prospicienti il Falterona (Casentino, Valdisieve, Valle del Bidente) assumendo una rilevanza regionale. In un tale coacervo di contemplazione, vicinanza e felicità che, prima o dopo la celebrazione, si dipana in lunghe passeggiate sui prati della Burraia, in pranzi al sacco, in escursioni presso Capo d’Arno e Lago degli Idoli, un ruolo basilare è rivestito dagli officianti della messa stessa, prima il padre cappuccino Marco Folli, a lungo missionario in Africa, poi Don Carlo Corazzesi, parroco di Stia, infine, da quest’anno, Don Luca Buccheri, grande amante della montagna.
E a dare rilevanza al tutto ha certo contribuito la frequenza con cui i vescovi sia di Fiesole (Luciano Giovanetti e Mario Meini) sia di Prato (Gastone Simoni) hanno presenziato all’evento. Tuttavia, proprio in nome di quello sfiorarsi tra dimensioni e sensibilità diverse che trova coronamento nello spirito della manifestazione, nel susseguirsi delle varie edizioni si sono messi in evidenza protagonisti di entità ed idealità differenti: dal presidente dello Sci Club Stia Sergio Bresciani, al Coro della montagna di San Godendo, senza dimenticare il CAI sottosezione di Stia.
Al contempo si sono succeduti momenti intensi in ricordo di defunti, amanti della natura, battesimi, anniversari di matrimonio, il 50° anniversario di sacerdozio di Don Carlo Corazzesi.
Soprattutto, nell’anno giubilare 2000, domenica 6 agosto, ha avuto luogo il Giubileo della Montagna, ribattezzato “Riconciliazione con la natura”; nella suddetta occasione, grazie al contributo del sodalizio sciistico nostrano, di Corpo Forestale, Comunità Montana, Parco, Comune e Parrocchia di Stia e dei Vigili del Fuoco di Pratovecchio (che hanno messo a disposizione un elicottero), è stata installata una nuova croce, una croce che dall’alto vigila sulle nostre vallate simboleggiando idealmente quell’incontro di comunità, persone e sensibilità diverse che ogni prima domenica di agosto si uniscono in un momento di condivisione, serenità ed amicizia di impagabile impatto.
Cercandosi, trovandosi e dunque sfiorandosi.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 298 | Settembre 2018)