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venerdì, 29 Marzo 2024

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La rinascita del portale del cimitero monumentale di Strada

di Lara Vannini – Di primo acchito il portale del cimitero monumentale di Strada in Casentino, nel comune di Castel San Niccolò, sembra esistere quasi isolato stagliandosi imponente e fiero nella bellezza eterna dei suoi elementi architettonici classici. Nelle vicinanze, la Pieve romanica di San Martino a Vado, dialoga con l’antico portale mentre la torre dell’orologio del borgo di Castel San Niccolò, gli strizza l’occhio da lontano. I cimiteri monumentali non sono solo luoghi dedicati al culto dei defunti, ma proprio per il loro valore storico-artistico, sono preziose testimonianze dell’agire umano e raccontano la vita che ha abitato quei luoghi, il susseguirsi delle generazioni.
Oggi il portale del cimitero monumentale di Strada è ritornato a nuova vita grazie ad un meticoloso lavoro di restauro volto al ripristino della sua antica bellezza e messa in sicurezza.
L’Architetto Marinella Goretti, direttore dei lavori insieme al Prof. Marco Bacci, titolare dell’impresa esecutrice, ed egli stesso restauratore del manufatto, ci introducono in un affascinante viaggio nella storia.
Architetto Goretti, è curiosa e poco comune la presenza di un cimitero monumentale in un piccolo centro come Strada. Come è nato?
«Da fonti orali e testimonianze fotografiche della seconda metà dell’800, è interessante notare come di fronte al cimitero ci fosse un ampio viale incorniciato da cipressi che lo collegava con la Pieve di San Martino a Vado e rappresentava un chiaro riferimento urbanistico. Ancora al tempo degli antichi romani delimitare le aree urbane con elementi architettonici definiti era una priorità urbanistica che serviva a dare proporzioni armoniose a livello ambientale.
Il complesso monumentale, definito cosi dalla sua rilevanza storico-artistica, è interamente di pietra arenaria e consta di 4 possenti colonne scanalate di foggia classica, su cui poggia una trabeazione recante una tipica frase funeraria volta a ricordare la morte attraverso la Resurrezione. Completano la struttura due possenti bastioni laterali che delimitano il portale e fanno da elementi di demarcazione dei confini cimiteriali. Questa struttura è ottocentesca e si rifà allo stile neoclassico, tipico del periodo. Infatti le bugnature, ma anche la struttura a piramide degli obelischi, sono elementi architettonici tipici dell’arte classica e richiamano noti edifici storici di Firenze.
L’Architetto Fabio Nuti, che progettò il portale, era un fiorentino e sicuramente si ispirò a strutture architettoniche della propria città.
Anche in mancanza di fonti certe, è possibile ipotizzare che la pietra arenaria di tutto il complesso sia stata cavata lungo il fiume Solano, e sia stata lavorata dagli scalpellini locali visto che la cittadina di Strada è da sempre nota per la lavorazione della pietra. Dal punto di vista storico è piuttosto inusuale trovare un cimitero monumentale in un piccolo centro come Strada perché nonostante nel 1806 l’editto napoleonico di Saint Cloud sancisse l’allontanamento dei sepolcreti dalle città, questo avvenne molto tardi nelle piccole realtà, sia per fattori culturali, ma anche per le spese onerose che sarebbe stato necessario sostenere».

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Prof. Bacci, come si è svolta l’opera di restauro?
«Il restauro è di tipo conservativo, volto a mantenere la struttura architettonica originale del portale senza aggiungere o rimuovere nessun elemento. È stato effettuato prima un lungo studio di rilevamento dello stato di conservazione dell’intero manufatto. La pietra è stata prima preconsolidata, per bloccare eventuali crolli, e successivamente trattata con alcuni prodotti per eliminare muschi, alghe, licheni ed erbacce, senza intaccare la pietra.
In un secondo momento è stata eseguita una pulitura manuale di tutte le superfici, rimuovendo prima muschi, alghe e licheni poi i vari strati di sporcizia con dei detergenti neutri fino ad arrivare alla patina originale che è stata mantenuta secondo i dettami della teoria del restauro.
Sono state poi eseguite le lavorazioni strutturali quali: imperniature, ponti di resina e iniezioni di prodotti con caratteristiche di alta resistenza meccanica per scongiurare futuri crolli. Stuccature e microstuccature sono state necessarie per sigillare ogni frattura ed evitare l’infiltrazione di acqua piovana, la primaria fonte di degrado della pietra. È importante sottolineare che tutti i prodotti utilizzati in ogni fase dell’intervento sono traspiranti e reversibili, quindi rispettosi della pietra.
Per circa quindici giorni il Comune di Castel San Niccolò ha accolto con favore l’inserimento all’interno del cantiere di 3 mie allieve in stage afferenti al corso di Laurea magistrale in “Restauro e Conservazione dei Beni Culturali dell’Accademia di Belle Arti di Como, Aldo Galli”.
Le allieve hanno così potuto testare con mano la vita di cantiere e le molte attività finalizzate alla conservazione dei beni culturali. Fondamentale è stata l’interdisciplinarietà dell’intervento coadiuvata dall’architetto Goretti, la locale amministrazione e gli organi di controllo».
Architetto Goretti, come è stato possibile reperire i fondi utili all’intervento?
«Il Comune di Castel San Niccolò è riuscito a partecipare e vincere un bando del Gal “Consorzio Appennino Aretino”, società che supporta iniziative volte allo Sviluppo delle aree Rurali. Tramite fondi europei le amministrazioni locali hanno infatti la possibilità di intervenire in opere di restauro dei propri beni architettonici di rilevante interesse storico-artistico.
Il restauro del portale è stato finanziato con i fondi del Gal integrati da fondi comunali, grazie al proficuo lavoro svolto dal sindaco Ing. Antonio Fani, promotore dell’iniziativa, il supporto della Dott.ssa Marta Fabbrini e di tutta l’Amministrazione comunale.
Nel futuro è intenzione del Comune introdurre un nuovo approccio turistico alla città, creando dei percorsi storico-culturali che raccontino la storia delle comunità locali. In un periodo così complicato come quello che stiamo vivendo, è ancora più necessario conoscere e valorizzare i siti turistici presenti a pochi chilometri dalle nostre abitazioni, un turismo più legato al territorio per essere consapevoli delle proprie origini e imparare a salvaguardarle».

(tratto da CASENTINO2000 | n. 324 | Novembre 2020)

 

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