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sabato, 21 Giugno 2025

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La squadra dei rifugiati politici

di Francesco Benucci – Da “L’unione fa la forza” a “Tutti per uno, uno per tutti”, quando si parla di discipline di squadra l’obiettivo di non far prevalere il singolo, il generoso slancio con cui si cementa il gruppo, la ferrea volontà di remare nella stessa direzione dovrebbero essere i paletti irrinunciabili dell’esperienza sportiva. La realtà non è sempre così rosea, tanto che slogan roboanti e lodevoli sforzi naufragano talvolta in un mare di individualismo, perciò quando invece le buone intenzioni assumono la concretezza di un percorso ludico e solidale come nel caso dell’Atletico Ubuntu, allora possiamo finalmente rispolverare le nobili finalità dello sport di squadra e affermare “uniti…si vince”!

Ma cosa si cela dietro un nome così “esotico” che dovrebbe farci riscoprire i valori primari di un movimento, in questo caso calcistico, che sovente li ha smarriti? Se il termine “ubuntu”, in quanto tipica espressione della lingua Bantu che richiama alla fratellanza e alla pace tra i popoli, viene da lontano, al contempo però l’esperienza di cui parliamo nasce e cresce nei campi di periferia dove i ragazzi dei campionati UISP ogni weekend corrono dietro ad un pallone. Proprio qui, in Seconda Divisione, figura una squadra speciale che la fratellanza a cui richiama il suo nome la vive non solo come proposito ma… con i fatti! L’Atletico Ubuntu è infatti un team composto per lo più da giocatori con lo status di rifugiati politici nato con l’obiettivo di integrare e dare un nuovo orizzonte di vita a chi vorrebbe veder calare il tramonto su storie di violenza e sofferenza.

L’idea partorita dal Presidente Diego D’Ippolito si è così concretizzata in una rosa che, attingendo dai progetti di accoglienza diffusa di Arezzo e provincia, si compone di ragazzi provenienti da Mali, Gambia, Guinea, Senegal, Costa D’Avorio, Nigeria; a questi ragazzi dei giovani aretini hanno dato un pallone ed una speranza, scusate se è poco. Chi dobbiamo ringraziare per questa lodevole iniziativa? Sicuramente varie associazioni (Koine, Arci, Oxfam, Caritas, Fraternita, Comar) ma i nostri benefattori hanno anche dei volti, quello del menzionato D’Ippolito, quello di Bianchi, mister nella stagione d’esordio, quello di Ravera che ne ha preso le redini nella seconda annata, quello di Mattesini, ottimo guardalinee e tifoso dalla fede incrollabile, quello di Cacioli che di notte è direttore artistico di una nota discoteca aretina mentre di giorno si disimpegna come difensore e cerca un impiego per i ragazzi in regola con i documenti. Ed i protagonisti, alfine, sono proprio loro, quei ragazzi che all’inizio si sono guardati con timore e timidezza ma che poi hanno fraternizzato nello spogliatoio, che non si sono mai “macchiati” di litigi sopra la media nonostante le diverse provenienze, che cullano un sogno sperando magari di seguire le orme di Adama Niang, loro ex compagno messosi in mostra con l’Ubuntu e passato in III Categoria FIGC con ottimi risultati. Tuttavia, al di là dei risultati sportivi, sono altre le vittorie che i nostri hanno messo nel mirino: certo, i progressi nel gioco, nella disciplina tattica e nella tenuta difensiva registrati nel 2015/2016 fanno piacere ma le tante sconfitte della stagione precedente non avevano intaccato la fiducia in un progetto dove il vero successo è lo spirito quasi sempre solidale dei dirimpettai, è un’idea che cambia e una mentalità che diventa “aperta”, è l’allargarsi della cerchia di volontari e tifosi, è un pallone regalato dagli avversari con tutte le loro firme.

Sono queste le soddisfazioni che ripagano di tutti gli sforzi fatti e che testimoniano come anche nell’humus del calcio amatoriale possa crescere il valore dell’aiuto reciproco e dell’integrazione. E allora… avanti così, verso un futuro in cui l’Atletico Ubuntu continui a regalare speranze, riesca a forgiare nuovi prospetti per il grande salto in FIGC e ottenga sempre più spesso gli agognati due punti anche se, come avrete ben capito, qui il concetto di “uniti si vince” va al di là del campo da gioco e affonda le sue radici in una partita chiamata vita.

Atletico Ubuntu: la rosa

Portiere: Goimara Camara / Difensori: Sekou Tandia, Baliba Fechal, Douda Balde, Sarr Issa, Bakary Kone  Enrico Casini, Andrea Cacioli / Centrocampisti: Alassana Jallow, Mohammed Saho, Mohammed Soumaro, Mohammed Konneh, Oumarou Koita, Lamin Dyate, Fabakary Drammeh, Hamidou Keita, Amadin Imodola, Daniele Signore 7 Attaccanti: Aboubakar Cissokho, Baba Sisshoko, Bassirou Sissoko, Djbril Cisse

Presidente: Diego D’Ippolito / Allenatore: Giacomo Ravera / Accompagnatori: Gabriele Mattesini, Ibrahim Camara, Enrico Casini, Daniele Signore

(tratto da CASENTINO2000 | n. 268 | Marzo 2016)

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