Come consigliere comunale di minoranza, pur non essendo residente a Montemignaio, ho sempre cercato di calarmi nella realtà della comunità per svolgere , al meglio, il mio mandato amministrativo. Adottando sempre un atteggiamento costruttivo, nei confronti della amministrazione e delle varie problematiche affrontate. Evitando le battaglie di bandiera, anche su possibili temi concreti , che in un piccolo comune spesso possono lasciare il tempo che trovano, o comunque non produrre benefici alla popolazione residente. Questo clima fattivo, nel rispetto dei rispettivi ruoli, ha consentito di conseguire dei buoni risultati per il nostro Comune . Merito di ciò è da ascrivere, indubbiamente, anche all’azione del Sindaco e della sua amministrazione.
Oggi a seguito , della approvazione e firma del Patto Territoriale Zona Casentino, da cui la conseguente chiusura del punto nascite dell’Ospedale del Casentino – non di Bibbiena –, debbo manifestare la mia totale contrarietà, sia come consigliere comunale sia come cittadino Casentinese. Lo farò come sempre, mettendoci la “faccia”.
Appare a tutti evidente che si tratta di una materia complessa, e sicuramente anche di difficile trattazione. Credo, considerato il peso che tali scelte avranno nel futuro assetto sanitario locale , e le notevoli ricadute che produrranno sui cittadini siano state da tutti ben ponderate e valutate. Questo per ribadire che la mia è una contrarietà, non è preconcetta. Ma piuttosto nasce, e ma ritengo supportata, da tutta una serie di attente riflessioni. Inerenti sia il metodo, che il merito delle stesse.
Con riferimento agli elementi di metodo, occorre risalire alle riunioni tematiche organizzate nel settembre a Poppi dal Sindaco Agostini, e replicata a novembre sempre a Poppi dalla Lista Civica Poppi Libera . Assemblee nelle quali , davanti a cittadini ed amministratori , il tutto supportato dalle riprese di una testata giornalistica locale, a margine di partecipati dibattiti, venivano evidenziati alcuni importanti aspetti, che potremmo sintetizzare:
- i sindaci in sala, ribadivano, le difficoltà oggettive nell’affrontare tale materia e nel rapportarsi con i preparati funzionari regionali di settore. I quali, è superfluo ricordare, sono portatori di una volontà politica, le cui indicazioni in materia di sanità sono evidentemente lontane dai bisogni rappresentati dai Casentinesi. Come testimonia anche la travolgente raccolta di firme sul referendum sanità.
- Inoltre si portava alla ribalta, in una forma verbale forte, un atteggiamento non perfettamente lineare della Regione e dei suoi funzionari sulla questione, nell’ambito dei precedenti incontri.
- Si ribadiva la non negoziabilità del punto nascite,
- Si poneva come necessaria l’adozione della forma partecipata delle future conferenze dei Sindaci. Aprendole quantomeno alla partecipazione del comitato Crest, ed agli amministratori di vallata. Almeno con un semplice diritto di tribuna.
Questi punti sono stati tutti puntualmente ignorati. La prima domanda perché?
A pro della scelta effettuata dalla Regione e sottoscritta dai Sindaci, prevale la tesi che quanto “perdiamo” e’ compensato da quanto “riceviamo”. Io proprio in considerazione di quanto gli stessi Sindaci hanno detto nella sopracitata riunione, ritengo fosse stata una giusta strategia prudenziale quella che prima di decretare la chiusura del punto nascite, fossero stati attivati i nuovi servizi. Poi una volta verificati i teorici vantaggi, e rodato il funzionamento ed incidenza di quanto si “riceveva” , si poteva ragionare di altro . Comunque l’intera questione sarebbe dovuta passare prima tramite pubbliche assemblee dai cittadini, poi dai consigli comunali, e dopo in conferenza dei Sindaci. Invece ha prevalso ancora una volta la logica delle “segrete stanze”. La cosa stride anche perché in nessuno dei programmi degli attuali Sindaci in carica, con i quali si sono presentati ed hanno preso i voti era indicata la chiusura del punto nascite. Quindi da quale elemento è stata tratta la legittimità “ politica” di tali scelte? Non voglio credere che la volontà dei cittadini si invoca solo quando torna utile a contingenti esigenze del momento.
Dal punto di vista del merito, seguendo la premessa iniziale, non mi voglio addentrare in analisi tecniche. Comumque credo che possa facilmente collegarsi alla perdita del punto nascite la conseguente, naturale, riduzione delle prestazioni sanitarie collegate . Comunque preferisco rimanere su quanto si percepisce parlando, sia con gli operatori sanitari e/o frequentando l’Ospedale del Casentino: ovvero il suo lento depauperamento, una sorta di scientifico lento inesorabile smantellamento . Nonostante i reiterati annunci stile happy days Renzie di un suo potenziamento.
Si possono fornire qualsivoglia dato di regime, ma la realtà INCONTROVERTIBILE data dalle esperienze dei Casentinesi, è quella di una continua riduzione dei servizi, e conseguente contrazione del diritto alla sanità per il cittadino comune . Come si avverte nella diagnostica, nella prevenzione, oltre che nelle fasi operative e mediche . Le conclusioni sono, almeno per me, ovvie!
Sul piano politico , non posso accettare come motivo di chiusura del punto nascite, l’essere scesi sotto la soglia del numero minimo di parti previsto dalla legge. E’ questo un dato dovuto solo al calo delle nascite, oppure conseguenza di scelte a monte. Non credo possibile utilizzare un elemento prettamente numerico, per decidere in materia di servizi sanitari. Tenuto conto delle criticità del territorio, referenti sia al gap strutturale in materia di viabilità e trasporti pubblici locali, sia ad una morfologia complessa. Il diritto a nascere nel proprio territorio non può essere considerato dai Sindaci alla stregua di un limite di velocità.
Io stimolerei i nostri Sindaci, per quanto in loro potere, a porre in essere serie politiche a favore, del sostegno alle famiglie in difficoltà economiche, alla famiglia, e alla natalità. E la chiusura del punto nascite sicuramente non risolve il problema della denatalità, ma sicuramente lo ingrandisce. Sul piano sociale come fermare lo spopolamento dei territori montani, se accettiamo la politica del progressivo taglio dei servizi e dei diritti dei residenti. Penso sia superfluo evidenziare il disagio nell’affrontare un parto, per una gestante e per i familiari dell’alto casentino finendo ad Arezzo ……
Possibile essere sempre così pronti a correre in aiuto a chi arriva ora, e contemporaneamente sempre così remissivi nel tutelare i diritti ed i bisogni di coloro che abitano da sempre i nostri territori. Ovvero di quelle generazioni di uomini, donne , che ne hanno determinato con il loro sudore sviluppo e crescita. Oggi sembriamo sempre più stranieri in casa propria..
Concludendo, da buon populista del terzo millennio, inviterei il sistema sanitario Toscano a recuperare gli equilibri di bilancio non tagliando i servizi, quanto piuttosto eliminando consorterie e sprechi dei quali la cronaca dei nostri tempi e ridondante. Riportando la politica e le sue scelte, vicino al cittadino e dalla parte del soggetto più debole e cessando di essere quella mera tutela degli interessi dei pochi in danno dei diritti dei tanti.
Ai Casentinesi, non resta che trovare energie e voglia di lottare , per dare un forte segnale alle istituzioni locali ed alzare al cielo un forte la propria delusione, e la propria protesta.
Federico Dini
Consigliere Comunale Comune di Montemignaio