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domenica, 6 Luglio 2025

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Morte sulla ciclabile – fine

Termina la pubblicazione a puntate del racconto di Marco Roselli “Morte sulla Ciclabile”, all’interno dello spazio GIALLOCASENTINO. Roselli, apprezzato scrittore casentinese, si cimenta qui con un genere nuovo per lui, il giallo.  Naturalmente ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

UOMINI CHE ODIANO GLI ALBERI  (Il sogno di Ermanno)
Notte fonda di un tempo indefinito. Un viale alberato. Vecchi tigli acciaccati dagli anni e dalle potature selvagge.
Tiglio morente:
“Sto morendo fratelli. Soffro terribilmente. Le mie carni si disfano giorno dopo giorno e non c’è speranza.”
Alberi:
“Molti di noi stanno morendo, è il ciclo della vita, di cosa ti meravigli?”
Tiglio morente:
“Lo so bene. Ma io non sto morendo per cause naturali, siano malattie o parassiti. Sono stato avvelenato. Avvelenato dall’uomo, capite?”
Alberi:
“Avvelenato dici? Anche questa non è una cosa nuova. Da molti anni la chimica ci sta uccidendo tra tormenti atroci, perciò, tu, di che ti lagni?”
Tiglio morente:
“Oh! Ascoltatemi! Ascoltatemi! Se mai avete avuto amore per un vostro simile, vendicate il suo snaturato assassinio. Un delitto orribile, proprio perché perpetrato da una mano che io credevo amica! Oh! Ascoltatemi e fate giustizia!”
Alberi:
“Orsù. Raccontaci allora.”
Tiglio morente:
“E’stato detto che io mi sia disseccato per vecchiaia e malattie ma non è vero.
Mentre trascorrevo il meglio delle mie stagioni pensando di essere sostituito un giorno da chi beneficiava dei miei frutti, un fluido tossico mortale mi veniva versato sulle radici nottetempo. Così cominciò a germogliare il mio incurabile male, che subdolo smembrava le fibre e lentamente mi fiaccava. In principio non compresi ciò che mi offendeva, così pensai che fosse per sbaglio o ignoranza, ma poi fu chiaro l’intento della mano nemica. Io davo fastidio per coloro che dovevano parcheggiare l’automobile, così, il padrone del commercio, pensò che dovevo lasciare posto.
Capite adesso fratelli? Fu per un futile motivo che io assunsi il mortale fiele”.
Alberi:
“Se è così che ti incamminasti verso l’estremo colle, per una stupida questione che solo l’uomo può concepire, allora stai pur certo che avrai la tua vendetta. Non solo. E’ molto, troppo tempo che subiamo l’oltraggioso schiaffo dei signori del cemento. Nessuno si ricorda di noi, salvo per finzione. Ti abbracciamo fratello nostro.
Tiglio morente:
Adesso sento già il profumo del mattino e anche la lucciola, con il suo effimero fuoco, sta tramontando. Devo andare. Loro mi stanno chiamando. Non dimenticatemi…non dimenticatemi…”
Ermanno si svegliò in un bagno di sudore quando il giorno era ormai fatto. Andò in bagno a sciacquarsi il viso ma la sua mente era assai lucida. Adesso aveva chiaro che cosa era accaduto sulla ciclabile quel giorno di ottobre.

E VENNE IL GIORNO
Stazione dei C.C.
lunedì 1° dicembre ore 10.00.
Capitano Brini, appuntati Tosi e Vangelisti. Ermanno Zoni per una deposizione spontanea.
Il capitano ai collaboratori:
– Sia messa a verbale la testimonianza. Bene signor Zoni, può cominciare.
Ermanno :
“Ormai numerosi studi scientifici dimostrano che le piante superiori sono in grado di comunicare, aiutarsi reciprocamente, difendersi. I processi sembrano essere promossi da messaggeri ormonali che, a loro volta, provocano emissione di sostante specifiche anche a distanza. Io ritengo che ci sia stato un “terminale” in una comunicazione vegetale mirata, probabilmente un sambuco, che abbia ricevuto “l’ordine” di uccidere attraverso un meccanismo simile.
Verosimilmente Stefano Marescotti, l’architetto Lorenzi e il sindaco, avevano le mani in pasta in diversi affari e si sentivano intoccabili. Cose che si ripetono quotidianamente dappertutto, ma, evidentemente, la futile uccisione di un tiglio deve aver innescato una serie di reazioni fisiologiche negli alberi.
In altre parole quell’associazione di persone e le loro azioni devono essere state individuate come una minaccia che doveva essere fermata ad ogni costo.
Prima il Masini era stato avvisato con il danneggiamento dell’auto da parte di una proliferazione abnorme di muschi e licheni.
Poi, visto che l’avvertimento non aveva sortito alcun effetto, le piante hanno reagito in modo decisivo.
La parte flessuosa del killer ha solo aspettato il momento giusto e quando il bersaglio è stato alla sua portata è partita l’azione di soffocamento. Se volete ho una discreta bibliografia in merito.”
-Ehm, noi la ringraziamo signor Zoni, terremo certamente in considerazione quello che ci ha comunicato, ma capirà, servono prove concrete, affermò il capitano.
-Voi non mi credete.
-Nooo, ma figuriamoci, sono tesi molto valide. Molto valide. Vero Vangelisti?
-Eh? Ma sicuro. Assolutamente si.
-Caro signore, se avremo bisogno della sua assistenza la chiameremo di certo, stia pur tranquillo.
Quando Ermanno fu uscito, l’appuntato Tosi, che fino ad allora era stato zitto, guardò negli occhi il superiore mentre con l’indice si batteva ripetutamente la tempia.
Il capitano allargò le braccia, quindi prese il fascicolo “morte sulla ciclabile”.
Dopo averlo chiuso lo timbrò con la scritta archiviato, prima di riporlo nell’armadio.

EPILOGO
Quattro mesi dopo.
Era una bella giornata di primavera e la ciclabile nei pressi delle Macee era un via vai di persone che si godevano l’aria finalmente tiepida.
La vegetazione nuova stava muovendo i primi passi e freschi germogli si allungavano quasi a vista d’occhio.
Luppoli selvatici, sambuchi, sorbi ripari brillavano di gemme smeraldine vivaci.
A un certo punto due gruppi di ciclisti si incrociarono nei pressi del ponte sul Teggina e si fermarono per salutarsi.
Tra questi c’era anche l’architetto del comune di Bibbiena. Dopo qualche sfottò, quando stavano per ripartire, dopo essersi fatto un selfie, il Lorenzi ebbe un’incertezza.
– Hai una liana attorcigliata alla ruota, lo informarono i compagni.
– Ah, grazie. In questa zona ci sarebbe tanto da ripulire, ma non è il mio comune, rispose.
Intanto il vento soffiava sulla ciclabile. Il vento soffiava.
FINE

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