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giovedì, 10 Ottobre 2024

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Quelle serate andate in “fumo”

di Martina Belli – Una premessa a questo articolo è d’obbligo. Si tratta di una raccolta di opinioni, di esperienze individuali e che forse non rispecchiano la realtà effettiva della nostra provincia. Non verranno fatti nomi, non posso portare prove sicure di ciò che racconto. Il mondo della droga, se così si può chiamare, è ampio, vario, molto spesso sconosciuto e non ho l’età, né l’esperienza o le reali possibilità per addentrarmi più a fondo nella questione senza che qualcuno si faccia qualche domanda su quale sia il mio scopo e decida di non parlare più.
Cerco solo di raccontare la realtà come è vista attraverso gli occhi di chi la tocca con mano, dall’ultimo anello della catena che compone quel lungo passaggio che va dalla produzione, al trasporto, alla vendita e al consumo di droghe. Parlo attraverso la voce di chi si fida di me e in amicizia mi racconta di esperienze realmente vissute, che poi possono più o meno rispecchiare la realtà generale. Quello che cerco di fare è qualcosa di piccolo, ma che forse è bene conoscere e che magari può aprire gli occhi su qualcosa che tutti sanno, ma di cui è vietato parlare.
Innanzi tutto si parla di droga, ma quale tipo di droga?
Tanti sono inesperti e quindi è giusto chiarire che esistono due tipi di canne: il “fumo” e l’”erba“. Il fumo ha l’aspetto di un pezzo d’argilla di un colore che va dal nero al tabacco, è prodotto dalla lavorazione di Cannabis sativa. Il “fumo” è chiamato “erba” quando è privo di lavorazione, ovvero quando non vi sono state aggiunte sostanze chimiche. Il prezzo? Più o meno il solito per entrambe, circa 10 euro al grammo. 10 euro: un’ora di ripetizioni di una laureanda, più di un‘ora di lavoro di un operaio, un’entrata in discoteca. Niente di esagerato quindi. Inoltre bisogna distinguere due categorie di fumatori: coloro che con quel grammo riescono a “prepararsi” una, massimo due canne che fumano con gli amici il sabato sera (con un costo di circa 10 euro a settimana, da dividere tra più persone), e coloro per le quali la canna è la ninna nanna che aiuta a dormire la sera, la compagna di ogni serata con gli amici (nelle quali girano dalle 2 alle 5 canne, mediamente), e anche una fonte di guadagno. Per queste persone la situazione cambia. A questo punto non si tratta più di acquistare un grammo di “fumo” o “erba” a settimana, ma di riuscirne ad averne una provvigione tale da non avere bisogno di acquistarla per un periodo più o meno lungo di tempo. Così la Cannabis non viene più acquistata al grammo, ma all’etto. E conviene, perché lo “spacciatore” applica comodi sconti a chi decide di acquistarne in grande quantità. E anche qui distinguiamo due casi: otto amici comprano un etto di “fumo” a 80 euro e per una o due settimane riescono tranquillamente ad accompagnare i propri pomeriggi insieme o le serate davanti ad un film. Ma c’è anche quella persona singola che con 80 euro compra un etto di “fumo”, una parte lo utilizza per sé, mentre il resto lo divide per poi rivenderlo in piccole quantità ad un prezzo più alto. Ecco il guadagno: fumo gratis e guadagno monetario sulla vendita. 80 euro: quasi due giornate lavorative di un operaio, un lettore mp3, più di ottanta pacchi di pasta (venti cene per quattro persone).
Più difficile è capire la provenienza di tale droga. C’è chi dice che siano in particolare gli stranieri a possederla, altri affermano che ciò non sia vero e che in realtà non esiste una categoria di persone “predisposte” a vendere droga. Si passa da italiani a stranieri, da minorenni a ultraquarantenni, senza grandi distinzioni. E se si chiede in giro come faccia chi vuole fumare a sapere chi è in grado di vendere qualcosa, la risposta è più semplice di quanto ci si possa immaginare:
«Beh, praticamente chiunque! Basta chiedere un po’ in giro e c‘è sempre, e dico sempre, qualcuno in grado di indirizzarti verso un venditore».
Chiedere ad un ragazzo o ad una ragazza dai 18 ai 25 anni se conosce qualcuno che fuma Cannabis, più o meno spesso, è quasi superfluo. Tutti conoscono almeno una persona che fuma, molti non conoscono neppure una persona che non lo faccia. E una tale quantità di droga, come fa ad arrivare in Casentino e nell’aretino? Di certo non tutta potrà venire da una pianta di Marjuana nascosta in camera di un adolescente. Ed è qui che si aprono le supposizioni: c’è chi dice dal Marocco, dalla Spagna, dalla Svizzera. Si parla di polizia corrotta, di grandi quantità importate senza troppi controlli, di tanti intrighi di cui nessuno di questi piccoli consumatori è in realtà a conoscenza.
Sono interessata però ad una diversa analisi. Non mi voglio soffermare tanto sui danni fisiologici della Cannabis (arrossamento oculare, riduzione delle capacità motorie e di concentrazione, tachicardia) che tutti conoscono, o che comunque si possono trovare con una semplicissima ricerca su internet. In realtà voglio porre l’attenzione su due semplici aspetti: da dove provengono i soldi utilizzati dai ragazzi che acquistano il “prodotto”? E quegli stessi soldi, dove vanno a finire?
Per rispondere alla prima domanda mi baso come sempre sulle risposte dirette che ho ottenuto da chi è “del mestiere”. Escludo i lavoratori, che comunque decidono di spendere parte del loro stipendio per finanziare un’attività illegale e che nuoce alla salute. Ma ancora più grave è il comportamento di tanti, troppi adolescenti o universitari che ancora non lavorano. La conclusione è immediata: sono un genitore, lavoro duramente per mantenere la mia famiglia in un periodo in cui la vita non è facile per nessuno, finanzio gli studi di mio figlio, magari anche più a lungo del necessario, e parte dei miei sudati guadagni verranno spesi per l’acquisto di droga, illegale e pericolosa.
Vorrei invitare quanti si comportano in questo modo a riflettere sul loro comportamento e pensare se davvero “il gioco vale la candela”. Forse va ritrovato il rispetto per chi ti ha cresciuto, ma soprattutto la responsabilità. Ho sentito personalmente ragazzi dire:
«Prima di venire qui ho fumato. Mamma mia in macchina non riuscivo a vedere niente!». Questa frase non ha certo bisogno di commenti.
E la seconda domanda a cui volevo rispondere, dove finiscono i soldi spesi per l’acquisto della droga, è facile dire che essi finanziano automaticamente la criminalità, è un circolo vizioso. E non è sciocco pensare che quegli 80 euro spesi dal piccolo consumatore, esattamente quelle banconote, un giorno saranno utilizzate per acquistare una pistola utilizzata da un drogato che minaccia una signora per avere soldi per comprarsi la droga.
E nasce un sorriso amaro sulle labbra se si pensa a ciò che ho personalmente sentito:
«Se la sera sono nervoso, devo fumare, solo così mi sento meglio», (25 anni).
«Non riesco più ad uscire con il mio vecchio gruppo di amici. Pensano solo a fumare, non c’è più dialogo. Mi sono dovuto allontanare», (23 anni).
Si al divertimento, si alle “stupidaggini adolescenziali”.
A tutto il resto, un secco NO.
(tratto da CASENTINO2000 – nr. 236, luglio 2013)

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