Nel terminare l’indagine/studio sulla falsità dell’assunto che i costi della sanità italiana siano esagerati e insostenibili, mi soffermerò sul livello di macelleria sociale al quale siamo giunti a causa della ferocia dei tagli nel settore: anche in questo caso, i fatti e i numeri hanno la testa dura e la verità è sempre rivoluzionaria…
Il numero di posti letto disponibili nelle strutture sanitarie, nel periodo 2000-2013, si è ridotto del 24%, pari a meno 71.233 letti. Con i nuovi standard ospedalieri è prevista un’ulteriore riduzione di 3.000 letti: per i posti letto pubblici è prevista una discesa fino al 3,7 per mille abitanti, quando nel 2000 erano 5,1 per mille (mentre l’Europa è al 5,5 per mille e di conseguenza noi aspettiamo in barella anche tre giorni – nel corridoio del pronto soccorso – prima del ricovero…).
Non solo meno letti ma anche meno ospedali: nel 2001 tra pubblico e privato si raggiungeva quota 1.308, nel 2012 se ne contano 1.091. Un calo di circa il 17% e quasi tutto concentrato nel pubblico. Risultato finale: nel 2001 le strutture private erano il 41%, nel 2012 sono diventate il 47%. Quindi, quasi una struttura sanitaria su due è ormai privata…
Dal 2001 è sceso di circa il 7% il rapporto tra numero di abitanti e medici di famiglia e pediatri. Per i laboratori di analisi, dal 2001 al 2012 c’è stato un calo del 33%. In calo anche i servizi di guardia medica. Sopra il livello di guardia la situazione del personale che lavora nel SSN: il blocco del turn-over ha di fatto impedito il ricambio generazionale e prodotto, fino ad oggi, una riduzione di oltre 24.000 unità…
Le ricadute sui cittadini, a partire dai ticket, sono terribili: la spesa per quelli su farmaci, visite, esami specialistici e pronto soccorso è arrivata nel 2014 a oltre 3 miliardi. La spesa per farmaci era – nel 2008 – 650 milioni, nel 2014 ha superato 1,5 miliardi: più del doppio. La spesa sostenuta di tasca propria (cd. out of pocket) per usufruire dei servizi che dovrebbero essere garantiti dal SSN (perché già pagati con la fiscalità generale, quindi con le tasse) è arrivata a quota 33 miliardi. Una cifra spaventosa se la si raffronta con la spesa per l’intero SSN, che è di circa 109,7 miliardi: più di un terzo dei bisogni sanitari degli italiani non riescono ad essere soddisfatti dal SSN, per cui i cittadini devono pagarseli da soli (quando possono, visto che oltre l’11% ha rinunciato a curarsi, sia per le lunghe liste d’attesa, che costringono a rivolgersi al privato, sia per il costo eccessivo e ingiustificato dei ticket): L’OCSE ci dice che il nostro servizio è sottofinanziato di almeno 18 miliardi rispetto alla media degli altri paesi dell’organizzazione (anche del doppio, visto che Francia e Germania spendono due punti di Pil in più rispetto a noi…).
Per concludere in bellezza, ecco che lo Statista di Rignano sull’Arno tira fuori la chicca delle 208 prestazioni a rischio di “inappropriatezza”…Questa genialata servirà esclusivamente a spostare verso il privato non convenzionato, quindi a pagamento totale, le prescrizioni dettate dalle necessità di salvaguardia della salute delle persone: infatti il medico pubblico, intimorito dalle sanzioni pecuniarie in caso di prescrizioni considerate inappropriate, potrebbe rinunciare alla prescrizione e il cittadino, non essendo dottore e temendo per la propria salute, finirà per rivolgersi al privato non convenzionato…della serie “Mah, se la prescrizione verrà considerata impropria, la dovrò poi pagare per intero, quindi tanto vale rivolgersi subito al privato…”. Il Governo Renzi sta quindi lavorando alacremente per arrivare prima possibile ad una sanità per i ricchi, violando il principio dell’assistenza sanitaria universalistica e alla faccia del diritto costituzionale alla salute…
Fausto Tenti
(Segretario provinciale Arezzo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)