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domenica, 19 Maggio 2024

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AI: una nuova didattica?

di Sefora Giovannetti – Anzitutto chiariamo che cosa sia chat GPT. Intanto chat GPT sta per Generative Pre-trained Trasformer (Trasformatore Generativo Pre-addestrato), ed è una tipologia o modello di chat supportato da IA (Intelligenza Artificiale) che, attraverso la conversazione con un utente umano, riesce ad apprendere automaticamente.

Il 14 marzo 2023 è stato introdotta una nuova versione, GPT-4 la quale accetta come input dei video, delle immagini o dei testi e in base a questi produce risposte. Tecnicamente i limiti di questo processo risiedono nel fatto che ad oggi non vi sono veri e propri controlli relativi alla produzione sintattica e ai contenuti emessi, cioè le risposte che vengono formulate dall’AI, inoltre la conoscenza dell’Intelligenza va indietro sino al 2021, non oltre. Detto ciò, adesso analizziamo i vari impieghi che vengono proposti per questo nuovo tipo di chat. Ovviamente è stato pensato di poterla utilizzare in ambito didattico.

Si è detto che potrebbe offrire suggerimenti per il vocabolario e sulla strutturazione delle frasi. L’AI sarebbe in grado di correggere i testi, migliorare lo stile, oppure fornire testi che siano da esempio per gli studenti. Su questo aspetto vorrei avanzare delle perplessità. Fino a che si tratta di suggerire vocaboli, sinonimi, sono d’accordo, arrivo fino a pensare che sia in grado di correggere semplici frasi per esprimere semplici contenuti, ma quando i periodi si fanno più complessi e i contenuti si arricchiscono dubito che tale Intelligenza sia in grado di superare o stare al passo dell’uomo. Mi spiego: scrivere non significa solo ordinare le parole in modo corretto, certo, devono essere seguite alcune norme, ma questo non basta a produrre bei componimenti. Alcuni scrittori, addirittura, sono i primi a contravvenire a certe buone norme, in nome della loro arte. Andrebbe a finire che l’IA si sentirebbe in dovere di correggere Dante.

Le regole dello scrivere non sempre sono così evidenti ed intransigenti, intendo, in special modo, a quando si strutturano componimenti complessi. Fino ad ora ho parlato della prosa, per non parlare della poesia che centuplica ciò che ho appena scritto. Da qui, è chiaro, che inserire un tale “insegnante” in ambito scolastico vorrebbe dire correggere tutto ciò che viene espresso di estremamente personale dai ragazzi. Poiché lo scrivere è esprimere se stessi, la propria personalità. Gli alunni sarebbero costretti a scrivere tutti nella stessa maniera, con le stesse caratteristiche, non esisterebbero strade diverse percorribili se non quella maestra indicata dall’AI. Tempo fa è stato svolto un test: venivano letti due componimenti poetici, uno prodotto da chat GPT e uno da Montale, le persone dovevano riconoscere a chi appartenessero.

Moltissimi hanno individuato il vero autore, alcuni forse perché conoscevano Montale, ma tanti altri perché hanno colto la vera grana dei componimenti, hanno compreso come i versi scritti dall’uomo fossero più autentici, imprevedibili, più sorprendentemente originali, facoltà, queste, legate indissolubilmente alla natura umana. Tornando ai possibili utilizzi di chat GPT, si pensa che questo possa essere utilizzato per iniziare un brainstorming, relativamente ad un argomento, ad un dibattito o al commento di un saggio: ma tutto ciò è davvero così necessario? Cosa è che apporterebbe di così nuovo rispetto a prima?

Forse un impiego migliore possiamo riscontrarlo nell’apprendimento delle lingue, ma qui dovrebbe venirci in soccorso qualche docente del settore oppure qualche traduttore. Anzi, interessante sarebbe che qualcuno potesse risponderci per esprimere il proprio punto di vista. Altro impiego che vorrei segnalare è l’assistenza all’apprendimento. Si pensa che Chat possa essere d’ausilio ai ragazzi che in seguito alla spiegazione dell’insegnante non abbiano compreso. Qui davvero ho molti dubbi.

Nel caso in cui debba essere rispiegato un elemento procedurale, forse non ci sarebbero problemi, ma nel caso in cui la spiegazione riguardi argomenti complessi, che prevedono un’interpretazione, in tal caso la vedo dura. Anche perché spesso quando si rispiega un argomento si deve comprendere, non solo lo stesso, ma anche i motivi che hanno portato alla mancata comprensione.

Quindi si deve indagare non solo il contenuto ma la persona che richiede aiuto. Oltre a questo mi viene da pensare come in una dinamica del genere cambi drasticamente anche il ruolo dell’insegnante, che invece di essere attento ai discenti va avanti per la sua strada emettendo una serie di regole o nozioni lasciando indietro chi non comprende che dovrebbe ricorrere in autonomia all’AI per poter rimettersi in pari. In questa ottica l’insegnante sembrerebbe avere gli atteggiamenti della macchina e la macchina dovrebbe scimmiottare l’uomo.

Per questo ritengo che fino a quando l’AI rimarrà al servizio della mente umana riuscirà a potenziarla, senza però pensare di poterla sostituire.

SEFORA GIOVANNETTI Docente scuola secondaria di primo grado Rassina

(Rubrica SCUOLA SOCIETA’ sognando futuri possibili di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini)

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