di Melissa Frulloni – Nell’appena passata campagna elettorale è stata usata (come era prevedibile) da tutte le forze politiche; video social di rito a ridosso del “mostro”, con tanto di eventuali progetti e solite promesse, nonché colpe da attribuire a questo o quel candidato. Anche il “nostro” Ceccarelli, benché fuori gara per il poso in consiglio regionale, non ha mancato di fare visita alla struttura e di raccontare la sua versione dei fatti. Avrete già capito che stiamo parlando della ex Sacci e della vicenda che la riguarda… Una storia che dura ormai (stentiamo anche noi a crederlo) da più di 25 anni! Se fosse una serie Netflix sarebbe una saga infinita, visto che, quella di cui vi parliamo oggi, è l’ennesima puntata, non certo l’ultima.
Per comodità e per riuscire a capire meglio i fatti, inseriamo in queste pagine un box con le tappe principali di quella che si può considerare una delle pagine più lunghe e controverse della storia locale, fatta di progetti industriali mai decollati, sequestri, sentenze… È diventato un vero e proprio caso per il Casentino, su cui (sinceramente e con tanta amarezza) abbiamo perso le speranze che un giorno al suo posto possa nascere qualcosa di davvero utile per la nostra comunità… Nonostante tutto siamo ancora convinti della validità del progetto di creare in quel sito un polo scolastico casentinese…
Dicevamo che sono passati più di 25 anni dall’inizio della travagliata vicenda legata all’area dell’ex Sacci; insieme a lei l’altro grande protagonista di questa storia è senza dubbio Marino Franceschi che da allora si batte per vedere riconosciuti i propri diritti su quel terreno. Negli anni Duemila, dopo l’acquisto dell’area dismessa, Marino aveva annunciato un piano di recupero e rilancio dell’ex cementificio, ma la vicenda si è presto trasformata in un intricato labirinto di procedimenti amministrativi e contenziosi con le amministrazioni comunali di Chiusi della Verna e Bibbiena, ARPAT, ASL, ecc. Diverse inchieste ambientali avevano portato al sequestro del sito, poi alla sentenza di assoluzione per lo stesso Franceschi, con la quale, ed è lo stesso Marino a ricordarcelo nel contributo scritto che ci ha inviato, il giudice aveva stabilito che “quanto presente nel sito non può essere rianalizzato e non è pericoloso per l’ambiente né per le persone”. Ma, nonostante questo la pace, per Marino e per la ex Sacci, non è mai arrivata. La storia continua tra nuove richieste di bonifica, ricorsi e ordinanze…
Negli ultimi mesi, Franceschi è tornato a scrivere per denunciare quella che definisce una nuova “persecuzione” da parte del Comune di Bibbiena, che con l’ordinanza n. 29/2025 gli avrebbe intimato la rimozione di “terra” dal sito, materiale che a dire di Marino non può essere considerato rifiuto, ma appunto semplice terreno già analizzato e giudicato “sano”. “È incredibile – ci scrive Marino – che venga chiesto di smaltire come rifiuto speciale un materiale che la stessa Procura aveva già verificato come non pericoloso.” Per cercare una via d’uscita, lo scorso 17 settembre Franceschi ha inviato al Comune di Bibbiena un cronoprogramma per la rimozione dei materiali, ma la risposta, arrivata via PEC il 3 ottobre dall’amministrazione, avrebbe rinviato la questione all’esame di ARPAT e USL Toscana Sud Est, con un ulteriore divieto di qualsiasi movimento terra, in attesa di nuovi campionamenti. Una situazione di stallo (di nuovo) che a dire di Marino “impedisce ancora una volta di realizzare alcunché” e che lui attribuisce a un sistema “di ostacoli e incomprensibili decisioni amministrative”.
La risposta dell’ARPAT è arrivata e ha dato a Franceschi le varie indicazioni per lo smaltimento di quei materiali, ma a dire del sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, questa è l’ennesima dimostrazione di un’incapacità di voler trovare una soluzione a questa vicenda: “Credo che il punto non stia in questa ordinanza e neppure in questa nuova richiesta di smaltimento; è necessario che sia la proprietà che la Regione Toscana si impegnino davvero nel trovare un modo per trasformare la ex Sacci in qualcosa di utile per il nostro territorio. Personalmente ripresenterò in consiglio regionale il piano di recupero che prevede la creazione di un polo dotato di spazi pubblici e privati.”
Intanto Marino annuncia di aver presentato nuove memorie al TAR della Toscana e di essere pronto a continuare la battaglia legale: “Ho perso l’avvocato, ma ne sto cercando un altro per andare avanti. Ho cinque anni di tempo per fare le querele e voglio arrivare fino in fondo.” Quindi resta aperta (e sempre più urgente!) la domanda che da anni accompagna la vicenda: che ne sarà dell’area ex Sacci? Di sicuro sappiamo che la sua storia resterà radicata nella memoria collettiva del Casentino, simbolo di un immobilismo politico che forse è il problema di tanti mali che affliggono la vallata… Da decenni, l’ex cementificio è al centro di promesse e contrapposizioni, ma a dispetto delle dichiarazioni e degli intenti, l’area è ancora in stato di totale abbandono. È diventata una sorta di non-luogo, sospeso tra passato e futuro, dove si incrociano interessi economici, esigenze ambientali e speranze di rinascita territoriale.
Il paragone con altre esperienze, come ci suggerisce Franceschi, è inevitabile: “Prada ha acquistato la ex Lebole ad Arezzo e ha già iniziato la rigenerazione”. In altre zone della Toscana, infatti, ex aree industriali hanno trovato nuova vita grazie a investimenti coraggiosi e a una visione chiara del futuro. Esattamente quello che avrebbe voluto fare Marino con la ex Sacci… Al Corsalone, invece, tutto sembra ancora fermo. L’immobilismo pesa non solo sul piano urbanistico e ambientale, ma anche (e forse soprattutto) su quello simbolico: l’ex Sacci rappresenta un’occasione mancata, un vuoto identitario per la nostra comunità.
Finché non si deciderà quale destino dare a quest’area, il Casentino rischia di rimanere ancorato a un passato non risolto, in cui manca la spinta rigenerativa che altrove, pur tra difficoltà, si è già messa in moto.
Vedere scritta la parola fine (e quindi un nuovo inizio) sull’ex cementificio è un atto dovuto sia nei confronti dei casentinesi, sia nei confronti di un uomo che ha speso così tanti anni della sua vita a rincorrere la soluzione a questo enorme problema.

(Sul nostro sito potete leggere anche le precisazioni che Marino ci ha inviato in merito a questo articolo il 3 novembre)


