di Francesco Benucci – Pratovecchio, via Uffenheim, 5, ieri: i telai azionano i loro meccanismi, le mani callose e generose degli operai manipolano, intrecciano, creano, dai gomitoli si dipanano innumerevoli fili, la trama si appresta a trasformarsi in tessuto.
Pratovecchio, via Uffenheim, 5, oggi: si accendono le luci sul palco, si accordano gli strumenti, si provano i microfoni, le mani frenetiche e, parimenti, generose dei giovani volontari manipolano, intrecciano, creano, dalle loro idee e dai loro sogni si dipanano progetti concreti, la trama di una nuova avventura si appresta a diventare comunità, cultura, condivisione.
Ebbene sì, c’è un lungo filo rosso che, all’insegna dei legami e della creatività, unisce generazioni ed epoche diverse e che dalla scorsa primavera ha trovato un suo luogo di elezione nei locali dell’ex Lanificio Berti. La scintilla per dare il via a questo nuovo percorso, teso a rivitalizzare un edificio riecheggiante lo storico passato tessile, è accesa dall’associazione Pratoveteri APS, sodalizio celebre per l’organizzazione del festival Naturalmente Pianoforte, e dal suo presidente Simone Maglioni, desideroso di dare allo spazio in oggetto una continuità d’uso che non si limitasse ad ospitare eventi in occasione della manifestazione musicale.
Ecco allora una rinascita che, in virtù di una precisa scelta effettuata attraverso vari passaggi e delle figure-ponte, ha affidato il timone dell’iniziativa ai ragazzi del territorio, un nutrito gruppo dai 18 ai 27 anni, che per una volta non è stato chiamato a “tradurre” input calati dall’alto ma è stato invece posto al vertice del processo decisionale; e i nostri, chiamati in causa, sono partiti da una domanda tanto semplice quanto efficace: cosa manca nella nostra vallata che può essere realizzato in modo proficuo nei locali dell’ex lanificio?
La risposta, ulteriore nota di merito, non è stata autoreferenziale; è partito un iter che, attraverso incontri, tavoli di lavoro divisi per tematiche, questionari diffusi tramite Whatsapp e rivolti anche alla componente dei genitori, ha avuto, analizzando i vari riscontri, un esito che rispecchia la problematica dello spopolamento dei borghi montani: moltissimi vivono bene in Casentino ma la maggior parte delle persone interpellate, soprattutto la fascia degli under 30, rivela di non vedersi qui in futuro.
Il responso è chiaro: serve un luogo di aggregazione, un polo attrattivo, un punto di riferimento sociale che, in antitesi rispetto a isolamento e fughe, regali ai giovani e non solo uno spazio dove esprimere liberamente emozioni e talento, dove trovare stimoli perduti, dove non si chieda nulla in cambio se non la partecipazione, dove parole come cultura, divertimento, condivisione possano compattare generazioni, storie ed eventi, stendendo così un filo immaginario che dalla concretezza dei gomitoli e dei tessuti passati si dipana nel tempo e giunge a legare trame in cui si intrecciano sogni e idee, come testimoniato dal nome scelto per il progetto, La.B – Neuroni in Movimento!
Trovati gli sponsor e varie aziende che hanno dato il loro apporto e a cui va un sentito ringraziamento, incassato il sostegno del Comune, supportati da un bando promosso dal Cesvot, finanziato da Regione Toscana e riguardante l’associazionismo e le attività ricreative, i nostri, in primis, si sono dedicati al riallestimento del locale, dove sono state apportate numerose migliorie: è stato rifatto il pavimento, dipinto dall’artista Afran con parole a tema, hanno introdotto le utenze, è stato sistemato il bar e spostato il palco in una posizione più consona, palco che prossimamente dovrebbe essere provvisto, nel retro, di una parete in legno, realizzata dal già menzionato Afran riutilizzando materiali di vecchi pianoforti. È nato così uno spazio che i ragazzi coinvolti hanno realizzato fisicamente e strutturalmente e questo è servito a instaurare con la location un rapporto diverso.
In grado di incrinare l’utopismo cittadino e di valorizzare al contempo la dimensione valligiana, dove, quello che non c’è, può essere creato, coinvolgendo, includendo, responsabilizzando. A proposito di responsabilizzare, il passo successivo è stato quello di affidare ad ognuno incarichi adatti alle proprie peculiarità: c’è chi si occupa del bar, chi di comunicazione e locandine, chi gestisce la cassa e le questioni amministrative, chi, come Gloria Peruzzi, è addetto all’ufficio stampa, chi, come Denis Ferri, svolge il ruolo di direttore artistico, chi si sta specializzando nell’ambito fotografico, chi ha dato il suo sostegno in ambito musicale (Tommaso Miozzo), chi si è occupato innanzitutto dei bandi (Leonardo Rosini), chi sta decorando l’edificio con disegni artistici (Giacomo Landi).
Tutti hanno contribuito a trasformare il La.B non in un contenitore passivo ma in una fucina di iniziative: dall’AperiLaB di giugno riservato agli under 35, agli incontri con una formatrice su argomenti quali la creazione di gruppi, patti sociali e culturali, da un corso abilitante tenuto da professionisti per diventare barman e che ha avuto ricadute immediate (visto che due partecipanti, Lorenzo Mercante e Christian Rialti, sono diventati proprio i responsabili del bar presente all’interno dell’ex lanificio) ai progetti promossi in collaborazione con le scuole del territorio, sul fumetto, sul bullismo e quelli riguardanti l’Alternanza Scuola-Lavoro (PCTO), senza dimenticare infine tutti gli eventi realizzati, gratuiti in nome della politica di inclusione e pubblicizzati tramite il sito (labspazioculturale.it), le pagine facebook e instagram e le piattaforme condivise con Naturalmente Pianoforte (youtube, tik tok, telegram).

In un anno di rodaggio, che chiude i battenti ad ottobre per la mancanza del riscaldamento, gli eventi suddetti hanno cercato di affrontare argomenti diversi tra loro, col fine di intercettare e capire i gusti degli spettatori e creare così una fidelizzazione, un legame che vada al di là della singola manifestazione trascinando ragazzi e adulti all’interno di una visione condivisa: tanta musica dal vivo, con nomi che ritroviamo a X Factor 2025 e con scelte meno consuete e per questo più accattivanti, momenti di riflessione, teatro e improvvisazione, dibattiti su pressioni e aspettative in ottica sportiva, pressioni che possono trovare applicazione altresì in altri ambiti, presentazioni di libri, laboratori di arte e chi più ne ha più ne metta.
E per il futuro, oltre a far tesoro dei punti di forza, quali obiettivi si pongono i nostri, a partire dagli organizzatori Iole Bartolucci, Mariarosaria Cecconi e Filippo Romagnoli? È presto detto: allargare i cordoni dell’associazione, affrontare il 2026 con ancor più consapevolezza, organizzare eventi sempre più interattivi, dare un supporto anche maggiore rendendo accessibile il luogo tutto l’anno, pure in una prospettiva di doposcuola (proponendo la classica aula studio) o smart working.
Soprattutto, in un’epoca fortemente spersonalizzante, la finalità è quella di continuare a socializzare, facendo coesistere tanti piccoli mondi diversi tra loro, i quali, trovando una sintesi virtuosa, dimostrano come la pluralità, attraverso l’incontro, è un evidente valore aggiunto.
E il segreto sta proprio in quel filo, ostinato, pervicace, lavorato e intrecciato, quel filo che, come un legame indissolubile, passa dai meccanismi angusti dei telai, si inerpica sulle mani delle generazioni, si incrocia per realizzare sogni, idee, progetti e, infine, ci unisce.


