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lunedì, 29 Aprile 2024

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Giovani e lavoro stagionale

di Gemma Bui – Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Rossi Responsabile Coordinatore CGIL Zona Casentino, per indagare il rapporto tra giovani e lavoro stagionale, basandoci su dati e criticità effettive del settore.

Spesso la convinzione generalmente diffusa è che i giovani non accettino di fare lavori stagionali, magari molto impegnativi nei fine settimana e dal punto di vista di orari e turni. C’è però da considerare anche l’altra faccia della medaglia: quali sono i contratti, le retribuzioni e gli orari effettivamente garantiti (o meno) loro dai datori di lavoro? «Il dato statistico utilizzabile è quello dell’Osservatorio della Regione Toscana – Centro per l’Impiego Provinciale. Dobbiamo guardare nello specifico a due voci: quella degli avviamenti al lavoro e quella delle domande di disoccupazione. Per quanto riguarda i primi, facendo riferimento al III° Trimestre 2022, nell’Area Casentino abbiamo 1.256 contratti di avviamento, tra stagionali e non, di varie tipologie. Nel I trimestre 2023 abbiamo invece 356 avviamenti: c’è una tendenza in positivo, anche a livello generale si percepisce che l’offerta di lavoro è aumentata. Volendo citare altri dati, tra il I° Trimestre 2022 e il I° Trimestre 2023 in Casentino, nel settore turistico di alberghi e ristoranti c’è stato il 30% in più di avviamenti. Il dato è comunque basso: siamo a 1/3 degli avviamenti del Valdarno e della Valdichiana, e in pari con la Valtiberina. Un altro dato interessante è quello degli avviamenti in agricoltura, più alti del 40% rispetto a quelli in ristorazione e alberghi. È un dato che tra il 2022 e il 2023 in questo settore è rimasto stabile».

Quali sono le principali criticità del lavoro stagionale? «Il problema del lavoro stagionale, innanzitutto, è che esso per definizione non è stabile; questo sicuramente è un fattore che fa la differenza. Il lavoro stagionale è poi molto variegato, non sempre ben retribuito, e talvolta non è il massimo per quanto riguarda il rispetto delle regole; poi ovviamente dipende da caso a caso. Evidentemente coloro che rispettano maggiormente le regole hanno anche meno problemi a trovare lavoratori stagionali. In Casentino nel periodo estivo la domanda nel settore aumenta in maniera sensibile, come dimostrano anche i dati di quest’anno rispetto al 2022. Non è presente il classico dislivello tra uomini e donne, che magari invece sussiste in altre zone. Inutile girarci intorno, il lavoro stagionale non è un settore stabile a livello di rispetto delle regole, ma come dicevo è molto variegato e ondivago. Questo indubbiamente e inevitabilmente ne influenza la situazione generale».

Non è facile risolvere il problema, e una soluzione semplice ed efficace probabilmente non esiste. Il Sindacato che iniziative o correttivi applica al settore del lavoro stagionale? E qual è invece il ruolo assunto dalle Istituzioni? «Alcune settimane fa abbiamo tenuto un’iniziativa a Chiusi della Verna sulle aree interne. Abbiamo presentato due idee di sviluppo su due settori a nostro parere meritevoli di essere potenziati: la Filiera del Legno della Valtiberina e il Panno Casentino per quanto riguarda questo territorio. Era presente il Presidente di Regione, Eugenio Giani; è stato un contesto interessante e stimolante. Stiamo organizzando anche una grande manifestazione a Roma per il 7 Ottobre 2023, dove presenteremo un’agenda di rivendicazioni, tra cui il lavoro precario. La mia opinione è che il lavoro precario sia proprio quello più sfruttato e irregolare; il settore del turismo è per sua natura non costante, ed è evidente che abbia certe difficoltà. Il turismo quindi va potenziato, ma la vera soluzione è che anche le Istituzioni si muovano in maniera importante, se vogliamo che il personale sia ben reperibile. Una persona non può affidarsi solo a un reddito di 3 – 4 mesi per un intero anno. Vanno studiate forme di assistenza e disoccupazione più incisive, specie ora che il reddito di cittadinanza è stato sospeso. È evidente però che da parte di tutti ci sia una “corsa” all’impiego stabile. Vedo molti ragazzi passare da noi; pensando sempre al settore turistico, vi confluisce chi in quel momento ha la ditta che è stata chiusa o il contratto a tempo determinato scaduto. È una soluzione cuscinetto, ma poi, dopo qualche mese, si è di nuovo da capo. I numeri sono bassi, insufficienti a dare una stabilità. Il nostro turismo è poi per propria natura estivo, non annuale come quello delle grandi metropoli. Comprendo benissimo chi deve gestire un’attività turistica riguardo l’occupazione, ma è anche vero che la situazione è questa: con tre mesi di lavoro l’anno non si vive o si vive male.

Chiudo con un dato generale a mio parere importante: in Casentino, negli ultimi dieci anni, in senso complessivo le retribuzioni delle imprese private sono diminuite per un totale di 15.000.000 di euro, abbinate a una diminuzione degli abitanti, con un calo demografico e un conseguente aumento dell’età media nelle aree interne. Sicuramente anche questo è uno dei problemi fondamentali del territorio casentinese».

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