di Francesca Maggini – Paese che vai leggenda che trovi… l’Italia è un territorio molto ricco di tradizioni, di miti fatti di mostri, fate, folletti, fantasmi e creature demoniache. Leggende, storie e racconti popolari che ormai si tramandano di generazione in generazione e costituiscono un patrimonio di inestimabile valore legato da sempre al nostro territorio e alle nostre stesse tradizioni.
Chiunque, da qualsiasi parte provenga, può raccontare una qualche storia leggendaria tipica del proprio paese di nascita. Il Casentino, terra che ospita antichi borghi, suggestivi boschi, foreste secolari, laghi, ruscelli e castelli ancora oggi avvolti dal mistero, vanta una leggenda affascinante che ormai, da sempre, richiama l’attenzione di molti. Nato o forse liberato da una frana nel 1600, c’è chi racconta di aver visto un essere strano, multiforme dal color verde scuro o forse grigio squamoso con 4 piccole zampe e un corpo allungato, tipo quelle di un serpente.
Il nome che gli è stato dato è Badalischio e questo strano e terrificante mostro, si trova molto spesso come protagonista di racconti, leggende che attraversano in lungo e in largo il nostro territorio. Basilisco, Badalischi e altri fenomeni è il libro, edito da Fruska, di Fabrizia Fabbroni (nella foto in basso) che cerca di dar voce, attraverso una lodevole ricerca, a questa creatura. Fabrizia, scrittrice originaria di Bologna che vive oggi fra Roma e Arezzo, con grande abilità di penna, competenza e infinita curiosità cerca di raccontare la storia, le storie di queste mostro e lo fa in un modo singolare, originale e articolato che esula dalla semplice raccolta di testimonianze, testi o mere informazioni, del resto sarebbe quasi impossibile un semplice narrare o raccontarne la storia visto che del Badalischio, da sempre, ne parlano in tanti e in diversi momenti storici fino ad arrivare ai nostri giorni attraverso un percorso complesso e articolato fatto di tante voci e tanti registi.
Così Fabrizia, donna di infinita cultura e animo gentile, raccoglie sapientemente, senza confondere o mescolare varie testimonianze e interventi, diversi punti di vista, apre confini geografici e culturali, facendo si che il libro diventi un progetto collettivo nel quale sono stati raccolti tanti spunti interpretativi. Il libro è corredato dalle illustrazioni di Andrea Rossi e da piccoli disegni fatti dagli alunni della scuola di Corezzo. Questo testo non nasce con la pretesa di chiarire e far luce su questa leggenda e non offre, alla fine, nessuna certezza e nessuna chiara interpretazione o lettura di questo mostro, vista la natura vasta e sfuggente del soggetto. Fa qualcosa di molto di più, perché lascia spazio alla fantasia o meglio ad una personale interpretazione ed elaborazione di quanto vi è stato narrato, in parte poetica e in parte di prosa, in un percorso che raggiunge l’obiettivo di raccontare, pagina dopo pagina, senza però mettere mai un punto, considerata la mutevole natura del Badalischio.
Andrea Rossi, coordinatore dell’Ecomuseo del Casentino, è stato il promotore della stesura di questo libro, considerando da sempre il Badalischio il re, insieme alle fate, dell’immaginario tradizionale del Casentino. Nella sua introduzione si ribadisce come il Badalischio si manifesti in molti episodi nel corso del tempo e a volte sia richiamato per fornire spiegazioni a fatti inspiegabili, il Badalischio del resto abita il Casentino e in un certo senso ne custodisce fatti e segreti poiché conosce bene i luoghi più sensibili e vulnerabili. Le sue illustrazioni, alcune a completamento del testo, altre che si muovono autonomamente, corredano a puntino le pagine del libro e come ci racconta Andrea «sono un contributo per tentare di restituire, invano, la complessità e le mille facce sfuggevoli del badalischio».
Dalla lettura del libro, pagina dopo pagina, si origina a mio avviso, il suo principale merito: riuscire a cristallizzare la sfuggente ambiguità di questo soggetto in un racconto in grado ancora oggi, in una società che tende a perdere i propri miti, le proprie leggende e in un certo senso la propria storia, di interrogare e incuriosire cercando di restituire voce alle nostre stesse origini e alla nostra preziosa tradizione popolare stimolando all’infinito la fantasia di ogni lettore.
Del resto come ci ricorda Fabrizia «senza mito non si vive, o almeno non si vive interamente. I miti e le leggende costituiscono le pietre di quel ponte che ci connette a mondi dove possiamo trovare le ispirazioni e gli input per vivere il nostro essere fatto di tutto, di materia, fantasia e spiritualità per rifondare finalmente un’umanità che si meriti sé stessa».
Il vero, il reale del Badalischio ognuno dovrebbe cercarlo nel libro, queste pagine possono essere fonte di ispirazione per costruire qualcosa di personale fatto di ideali e pensieri propri. Questo strano animale multiforme racchiude significati diversi e diverse interpretazioni che possono aprire la mente e perché no il cuore, di ogni serio lettore.