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lunedì, 2 Dicembre 2024

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In aula senza “rete”

di Sefora Giovannetti – In aula senza “rete” Cellulari a scuola, se poi si scopre che stare senza si può… Siamo tutti interconnessi, tutti collegati da una sottile ma potente “linea” che permette in ogni attimo di parlare ed essere informati. Internet è ormai padrone della nostra quotidianità, ci informiamo se un negozio è aperto, controlliamo il meteo, ci facciamo guidare lungo strade che non conosciamo.

La rete è ormai onnipresente, non avere connessione a internet, o, come diciamo di questi tempi: “se non abbiamo linea”, fa crollare il mondo, sembra di essere mancanti di qualcosa di veramente importante, anche se, guardando indietro di pochi anni, stavamo a posto anche senza. Uscivamo senza dispositivi e stavamo ore e ore irraggiungibili senza provare il minimo disagio. Oggi tutto cambia, già mezz’ora di “irraggiungibilità” può giustificare l’arrivo dei carabinieri o, senza esagerare, l’ira di chi ci vuole immediatamente comunicanti. Dipende dai punti di vista, alcuni vedono in questo un notevole passo avanti della tecnologia, una facilitazione nelle comunicazioni interpersonali, altri sentono il peso di questa onnipresenza, rimpiangendo, in parte, la spensieratezza con la quale, a volte, non rispondevamo al telefono di casa perché non ne avevamo voglia.

Di certo le funzioni dei telefoni oggigiorno non si limitano alla mera conversazione, ma si adattano sempre più alle esigenze quotidiane. Il cellulare è quindi divenuto un bene irrinunciabile, un mezzo utilizzato anche in attività svolte in passato con altri mezzi. Tale impatto tecnologico si manifesta, quindi, in modo prepotente e attraverso due facciate: da una parte l’interconnessione e dall’altra le conseguenze problematiche che la stessa può provocare. Da non molto il cellulare ha fatto il suo ingresso anche nelle aule scolastiche, accendendo un dibattito tutt’altro che scontato.

I cellulari è vero che possiedono un potenziale quasi illimitato da poter sfruttare, anche in ambito didattico, ma al contempo arrecano una importante riduzione dell’attenzione. In Australia, a Sydney, una scuola ha deciso di eliminare totalmente l’utilizzo dei cellulari in classe a causa del diffondersi di problematiche relative all’attenzione e per la dipendenza che tali dispositivi inducevano nei giovani soggetti. Gli esiti di tale esperimento sono stati studiati e sono stati: l’aumento dell’attività fisica dei ragazzi, l’aumento di ragazzi che hanno intensificato i dialoghi tra sé. Da ciò poi si è visto come i ragazzi tendessero meno a isolarsi e, di conseguenza, a perdere la concentrazione, essendo più presenti in classe. Una maggiore concentrazione in classe ha portato ad un miglioramento dei rapporti tra i discenti, favorendo l’unione del gruppo classe. In Italia, relativamente all’uso degli smarthphone, in ogni scuola si attinge sia al regolamento interno scolastico, sia alla sensibilità personale dei docenti.

Le scuole si dividono tra quelle che impongono un tassativo no all’uso di tali dispositivi e quelle che ne permettono l’uso per soli fini didattici. Tuttavia una direttiva del 15 marzo 2007 invita tutte le istituzioni a regolamentarne l’uso con tassativo divieto di utilizzo durante le lezioni. Tutto questo è rispettato? Diciamo che la scuola si impegna, ma è doveroso ammettere che non sempre ottiene ciò che si è prefissata. L’utilizzo del cellulare oggi è legato molto all’abitudine, i ragazzi lo consultano anche inconsapevolmente, è un mezzo che è riuscito a dilagare oltrepassando limiti e divieto. Se gli alunni hanno il permesso di portarlo con sé, diventa veramente difficile impedirne l’uso per cinque lunghe ore. Diventa difficile ed estremamente stancante per i docenti, che, oltre all’attività didattica, di per sé complessa, sono tenuti a “fare da guardia” ai “telefonini”.

Una tale attività non va certo a migliorare i rapporti tra discente e insegnante. Forse sarebbe più opportuno lasciarli a casa, anche se molte famiglie gridano alla necessità che il figlio porti con sé tale dispositivo. Siamo negli anni duemila, la tecnologia ha compiuto importanti passi avanti, perché non avvalersi di tali mezzi? Perché non permettere ai genitori di mettersi in contatto più facilmente e velocemente con il figlio? Allora portiamoli a scuola, ma lasciamoli all’ingresso. Di fronte a una tale proposta, dovendo prendersi la responsabilità di tali e tanti cellulari, molti fanno un passo indietro e chiedono che ogni ragazzo porti con sé, durante tutta la mattina, il proprio telefono, così si ritorna al problema iniziale.

Come si evince da tali ragionamenti, la questione non è di semplice soluzione. Possiamo solo fare leva sulla responsabilità personale: quella dei genitori che non temano di rendere il figlio un po’ meno interconnesso rispetto agli amici, il ragazzo non subirà una frustrazione insormontabile e quella dei discenti che sappiano fare a meno di questa connessione eccessiva in rete per ritrovarne una migliore, quella degli amici in classe.

SEFORA GIOVANNETTI Docente scuola secondaria di primo grado Rassina

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