di Francesco Meola – È terminato il restauro dell’Oratorio della Madonna del Morbo nel centro storico di Poppi. La chiesa seicentesca, gestita e curata direttamente dai cittadini che si sono uniti nella Compagnia della Madonna del Morbo e che negli anni hanno provveduto a diversi interventi di manutenzione e restauro, dallo scorso mese è tornata ad essere visibile in tutta la sua bellezza. La presentazione dei restauri si è svolta nel corso di un’apposita cerimonia, che ha visto anche la realizzazione di visite guidate all’oratorio (condotte dal dottor Dario Simonetti) e un concerto dell’Insieme vocale Orophonia, diretto dal maestro Patrizio Paoli. Una giornata di festa per tutta la comunità locale, a seguito della quale abbiamo raggiunto per un’intervista il Priore della Compagnia, Franco Fani.
Iniziamo parlando della storia di questa chiesa e di quello che essa rappresenta per la comunità locale… «Questo oratorio barocco fu realizzato per rendere grazia alla Vergine Maria che, secondo gli abitanti del borgo, aveva salvato Poppi da due pestilenze, in particolar modo da quella del 1600. Pensi che su una popolazione di 700 persone ne morirono circa 300, pertanto per i poppesi si trattò di un vero e proprio miracolo se ci furono dei sopravvissuti. Così, passato il peggio un gruppo di abitanti, in segno di riconoscenza, decise di realizzare l’attuale oratorio che fu completato nel 1659. Il loggiato esterno, invece, fu terminato negli anni a venire. La chiesa ricorda molto la Cappella del Pratolino realizzata da Bernardo Buontalenti e infatti, tra le tesi più accreditate, c’è quella che il progetto sarebbe stato trasferito a Poppi per volere del noto filosofo del luogo, Francesco Folli, il quale aveva avuto modo di apprezzare la bellezza dell’edificio costruito a Firenze. A proposito di bellezza, da pochi anni abbiamo provveduto a ricollocare sull’altare maggiore, dove si trovava nel 1664, la splendida tela dei tre Santi di Lorenzo Lippi, rinvenuta presso palazzo Pitti».
Per quale ragione si è dovuto ricorrere a queste opere di restauro e come siete riusciti a finanziarle? «Il restauro si è reso necessario a seguito di alcune infiltrazioni d’acqua provenienti dalla cupola. Pertanto, un paio di anni fa, abbiamo presentato un progetto di riqualificazione per il quale si è reso necessario un contributo complessivo di 140.000 euro, diviso in due lotti rispettivamente di 80.000 e 60.000 euro. I fondi sono stati reperiti sia attraverso le donazioni dei cittadini appartenenti alla Compagnia della Madonna del Morbo, che con l’apporto di imprese locali, Comune di Poppi, Misericordie e Cassa di Risparmio di Firenze».
Su quali parti dell’edificio siete intervenuti? «Inizialmente l’intervento doveva riguardare perlopiù la sostituzione delle formelle del tetto ma alcune criticità sono emerse in corso d’opera e pertanto abbiamo dovuto rivedere il progetto con un’apposita variante che ci consentisse di mettere in atto un risanamento che si concentrasse anche su alcuni elementi in pietra a rischio distacco. Altri interventi sono stati poi realizzati nella volta interna dell’edificio (interessata da inflorescenza) nonché sulla lanterna, per la quale si erano evidenziati problemi di carattere strutturale».
Da chi sono state realizzate le opere e quanto sono durate? «I lavori sono stati eseguiti dall’impresa Romagnoli di Pratovecchio e hanno avuto inizio in un momento particolarmente complesso, in quanto il Governo aveva concesso da poco il Superbonus per le ristrutturazioni e reperire i materiali diventava ogni giorno più difficile. Se non fosse stato per i ritardi delle forniture sarebbero bastati pochi mesi, invece alla fine c’è voluto quasi un anno. Fortunatamente siamo riusciti a evitare aumenti dei prezzi sulle forniture, in modo tale da portare a termine i lavori con il budget prefissato».
So che ci teneva a ringraziare alcuni tra i protagonisti di questi lavori… «Sì, mi preme ricordare che l’opera di progettazione è stata portata termine dall’architetto Ruggero Raggi, che ha assunto anche il ruolo di direttore dei lavori mentre i restauri pittorici della volta sono stati eseguiti da un pool di restauratrici coordinato da Rossana Parigi».
La vostra Compagnia è sempre attenta anche alle esigenze dei turisti. Avete in mente dei progetti per promuovere ulteriormente la chiesa? «La valorizzazione di un luogo del genere non può ovviamente essere soltanto una nostra prerogativa. Si tratta di un discorso molto più ampio che meriterebbe un dovuto approfondimento e il coinvolgimento anche di altre realtà. Oltre a quello che abbiamo realizzato in maniera autonoma, finora abbiamo potuto contare anche sull’appoggio del Comune ma si potrebbe e si deve fare molto di più. La chiesa del Morbo, infatti, insieme al castello e all’abbazia di San Fedele, è tra le principali attrazioni turistiche di tutto il borgo ed è nostra intenzione riuscire a fare in modo che l’oratorio sia sempre più apprezzato anche da coloro che giungono da fuori. A tal proposito abbiamo provveduto a collocare al suo interno delle mini-guide in lingua straniera e sicuramente studieremo altre soluzioni per il futuro. Colgo inoltre l’occasione per comunicare che abbiamo da poco rinnovato il nostro Consiglio e non appena avremo nominato ufficialmente le nuove cariche ci dedicheremo alla prossima programmazione quinquennale, all’interno della quale non mancherà il dovuto spazio anche al tema della promozione turistica».