di Giorgio Renzi – Poiché ritengo che il servizio sanitario sia una delle condizioni per il futuro del Casentino credo che le istituzioni locali dovrebbero farsi carico del suo funzionamento in maniera unitaria e forte. Non solo in difesa dell’ospedale. Certo la funzionalità dei servizi ospedalieri va garantita, in particolare il Pronto Soccorso; i laboratori per analisi ed esami; le visite specialistiche; la chirurgia programmata, magari scegliendo una specializzazione che caratterizzi il Casentino come eccellenza in un settore. Forse sarebbe opportuno pensare anche ad una struttura per la Risonanza magnetica, che in Casentino non è possibile effettuare, nemmeno presso privati, costringendo a spese ulteriori e spostamenti. Non mi bloccherei sulla richiesta di riaprire reparti come la maternità. Per il Casentino, garantiti i servizi ospedalieri di base e una specializzazione chirurgica caratterizzante, credo sia fondamentale: che tutte le visite specialistiche siano effettuate qui; i servizi territoriali; la presenza dei medici di base nelle diverse realtà, cosa purtroppo oggi carente. Il futuro del Casentino passa anche da questi servizi. Ma il Casentino non può essere solo per i vecchi. I giovani sono pochi e se ne vanno altrove in cerca di lavoro e… di una vita migliore. La buona qualità della vita del Casentino non basta, i giovani hanno bisogno di interconnessioni, di relazioni, di un ambiente culturalmente e socialmente vivo. Come affrontare questo problema complesso? Negli ultimi anni ci sono aziende che hanno chiuso; altre, nate da iniziative locali, sono state acquistate da multinazionali. È venuto meno un aspetto che aveva caratterizzato lo sviluppo industriale del Casentino fino agli Anni ‘90, il rapporto con la scuola, in particolare con l’ITIS «E. Fermi» (ora ISIS) di Bibbiena (penso alla Borri, ad Aruba, alla CEG, alla stessa Baraclit ed altre). Questo rapporto si è interrotto nella indifferenza delle istituzioni locali. Indifferenza che si è manifestata anche quando sono stati istituiti gli ITS (Istituti Tecnici Superiori: una specie di mini-laurea professionale), il Casentino è l’unica zona della provincia di Arezzo a non averne nemmeno uno.
Non mi entusiasma l’idea di fare un nuovo centro scolastico nella ex SACCI, anche se ne capisco la logica. Sarebbe un colpo per il centro storico di Bibbiena e isolerebbe la scuola dal suo contesto. La sede di Bibbiena è abbastanza ampia da poter accogliere altre attività e a due passi c’è l’ex Convento di San Lorenzo (proprietà comunale) che potrebbe essere un’ottima integrazione di spazi e servizi (anche in convenzione con le università).
Si potrebbe ricominciare da qui. Ma si pone un grosso problema istituzionale. La mancanza di una istituzione di vallata capace di porre problemi al di sopra dei piccoli campanili, viene quasi da rimpiangere la vecchia Comunità Montana e sulla Unione dei Comuni si può solo stendere un velo pietoso. Eppure ci sarebbero i requisiti per un rilancio. Dopo la pandemia lo sviluppo del telelavoro potrebbe indicare una strada anche per Casentino, soprattutto in un mondo in cui i giovani non sono più alla ricerca del posto fisso, ma di un lavoro variabile, innovativo, autogestito e con utilizzo delle nuove tecnologie informatiche. Questo però implica una rete pienamente funzionante e la fibra ottica che arrivi ovunque. Accanto a questo però vedo l’emergenza viabilità e trasporti.
Il Casentino ha bisogno di collegamenti rapidi ed efficienti con il mondo. Non penso ad opere faraoniche, ma ad una buona manutenzione con correzioni della viabilità e un miglioramento della ferrovia. Se il Casentino avesse avuto una guida unica forse nel PNRR qualcosa si poteva fare. Infine occorre affrontare la problematica ambientale e di uso del territorio. Forse i Medici e Pietro Leopoldo sono stati gli ultimi ha realizzare opere di tutela del territorio di cui ancora oggi usufruiamo, anche se abbiamo perfino distrutto alcune difese da loro costruite. I cambiamenti climatici sono evidenti. Non possiamo essere sempre baciati dalla fortuna.
Urge una programmazione urbanistica di vallata. Basta con l’occupazione degli alvei dei fiumi e zone limitrofe. Basta con l’urbanistica per fare cassa con oneri di urbanizzazione e cementificando altre parti del territorio. Dobbiamo provvedere a prevenire disastri. Non aspettiamo che accadano tragedie. Come è possibile tutto questo? Leggo che qualcuno ripropone il Comune Unico. Ritengo anche io che sarebbe la soluzione più appropriata. Ma la vedo dura! I sindaci sono tutti presi dal loro “particulare” come direbbe il Guicciardini. Manca una visione politica che vada al di là dell’oggi, del contingente. La visione lunga non porta voti! Sarebbe infine necessario puntare su luoghi di aggregazione e su un progetto culturale permanente di vallata.
La cultura deve essere lo strumento di interconnessioni con altre realtà, anche questo aiuterebbe a non essere isolati e spingerebbe i giovani a rimanere! Sembra che chiuderà il cinema Italia di Soci, ma non è pensabile che nessuna sala rimanga in Casentino, il cinema è anche aggregazione, incontro, non solo spettacolo.
Il futuro del Casentino dipenderà dalla capacità della politica di ricominciare a fare il suo mestiere: progettare il futuro! Non ci sembrano i tempi migliori… ma continuiamo a sperare.
GIORGIO RENZI laureato in filosofia all’Università di Firenze. Insegnante all’ITIS «E. Fermi» di Bibbiena, e responsabile della Formazione professionale e per adulti. Direttore dell’agenzia formativa di Cortona Sviluppo. Assessore, Vicesindaco e Sindaco di Bibbiena. Consigliere e Assessore alla Cultura della Provincia di Arezzo. Ora, ritiratosi a vita privata, fa solo il nonno di due stupendi nipotini.
(Idee per il Casentino è una rubrica di Mauro Meschini)