di Melissa Frulloni – Gli alberi di Passo Fangacci, che il nostro Andrea Barghi ha fotografato con tanta maestria, meritavano senza dubbio un posto d’onore sul nostro giornale e ci sembrava il minimo dedicare loro, prendendoli come modelli per tutti gli altri che popolano le nostre foreste, la copertina del numero di novembre in edicola (foto sotto). Mese per eccellenza questo del famosissimo fall foliage, diventato anche in Casentino motivo di un importante afflusso turistico.
Lo avrete notato anche voi se in questi fine settimana di autunno avete fatto una passeggiata tra i castagni di Camaldoli o i faggi di Badia… Tantissime persone, molti forestieri, tutti intenti a perdersi, naso all’insù tra i colori del bosco. Ci sono stata anche io e lo spettacolo merita veramente.
Per me il bosco, in ogni stagione, ha la capacità di rigenerare, ricucire qualcosa che la quotidianità può averti strappato dentro; lenire qualsiasi dolore, cancellando per un po’ orari, scadenze, problemi. Il tempo rallenta e guardare le foglie a terra diventa il lavoro più importante che devi fare, così come camminare piano, respirare, ascoltare i rumori e perdertici. Poesia…
Ed è facile intuire perché così tanta gente scelga di trascorrere una vacanza in Casentino proprio per ammirare tutto questo; la nostra vallata infatti è riconosciuta come una delle più suggestive del Paese e viene indicata come “tra le foreste più colorate d’Italia.” I nostri boschi (e lo sappiamo bene) non sono ancora massificati, come invece ad esempio alcune zone alpine; questo fa sì che la nostra vallata possa offrire un’esperienza più intima e autentica. È il famoso turismo slow che tutti oggi ricercano, per sfuggire dalle mete più sdoganate e prese d’assalto.
Un punto a vantaggio del Casentino che probabilmente andrebbe sfruttato diversamente e con maggiore consapevolezza. Il problema resta sempre lo stesso (e a dirlo sono anche gli operatori del settore); manca un ente unico, un’unica struttura, che sappia organizzare, programmare, pianificare il settore turistico di vallata. Presentarci con un solo nome, al di là dei singoli comuni, e fare del “Casentino” la formula vincente per permetterci di vivere (anche) di turismo.
Se ci basta il foliage resteremo sempre ancorati ad un turismo mordi e fuggi che non sfrutta tutte le potenzialità della nostra terra, ma che in sostanza lascia al caso l’arrivo e la permanenza di turisti nella vallata.
La mancanza di una strategia di valorizzazione comune del settore è evidenziata anche dai numeri relativi agli accessi al Castello dei Conti Guidi: “gli ingressi tra gennaio e giugno del 2025 sono stati 15.198, con un forte calo del 14% rispetto ai 17.725 tra gennaio e giugno del 2024. Questa situazione era già stata anticipata dalla diminuzione degli accessi del 20% accusata tra luglio e dicembre del 2024 quando, rispetto allo stesso periodo del 2023, furono persi ben seimila visitatori.”
Questi dati sono stati pubblicati dalla minoranza di Poppi in un comunicato diffuso anche tramite il nostro sito e i nostri canali social. A queste parole il sindaco Lorenzoni controbatte che “i dati relativi agli ingressi saranno valutati attentamente a fine anno insieme a quelli ISTAT sulle presenze in Casentino e in Italia.”
Questa stessa mancanza di strategia temiamo che si potrà ripetere anche tra un mese, nel periodo natalizio quando, al di là di singole iniziative o slanci (anche economici) dei vari commercianti dei centri storici e paesi, non assisteremo a niente di organizzato o pianificato.
Mentre ad Arezzo sta per arrivare lo tsunami della “Città del Natale” che, messi pro e contro sulla bilancia, porta effettivamente tantissimo lavoro agli operatori del settore turistico aretino, qui dovremo accontentarci dei soliti Babbi Natale, castagne, cioccolata calda, distribuiti un po’ ovunque, qua e là in Casentino. Forse un unico ente potrebbe avere la forza di provare a dirottare tutti quei turisti da Arezzo alla nostra vallata, magari con un vecchio treno, un “polar express” a tema natalizio, inserendo così anche il nostro territorio nella programmazione aretina e permettendo a chi visita la “Città del Natale” di conoscere un luogo più tranquillo, in cui riscoprire delle festività dallo spirito slow.
Forse, ma nel frattempo ci faremo bastare il foliage…



