di Terenzio Biondi – Quando vado a pesca nel tratto più a monte del Fosso di Corezzo, durante il ritorno all’auto, parcheggiata presso il Ponte dei Formicheti, faccio sempre una visita all’antico piccolo borgo di Frassineta, le cui origini risalgono all’alto medioevo.
Oggi Frassineta è quasi disabitato, ma prima dell’ultima guerra contava oltre duecento anime. Fino agli anni sessanta del secolo scorso c’era pure il parroco, l’asilo e le scuole elementari (non c’erano i locali della scuola, e venivano perciò usati i locali annessi alla chiesa o stanze di privati). La scuola era “sussidiaria”, cioè dipendeva direttamente da un’altra sede, prima da Corezzo e poi da Val della Meta. C’era anche la scuola serale, per tanti adulti e anziani che potevano così imparare a leggere e a scrivere la sera, terminato il lavoro nei campi o nel bosco.
Nel periodo primaverile – estivo tanti frassinetini, trasferiti da decenni a Firenze o a Roma, tornano in paese e Frassineta sembra rinascere. Mi faccio una bevuta di acqua freschissima presso l’antica fonte, sul cui muro è ancora oggi visibile, scolpito su una pietra, lo stemma di Camaldoli; mi siedo presso i resti della torre di avvistamento di origine longobarda (è chiamata “torre mozza”), entro dentro la bellissima chiesa dedicata a Sant’Egidio e poi mi fermo un po’ presso la Cappellina della Madonna delle Sette Spade. Scatto anche qualche foto e mi metto sempre a chiacchierare con qualche anziano del luogo sulle bellezze di Frassineta e sulle vicende che qui accaddero nel lontano 1944.
Sì, il 27 luglio del 1944 due aerei inglesi che attraversavano la “linea gotica” presso il Passo dei Mandrioli furono colpiti dalla contraerea tedesca. Uno dei due piloti fu colpito a morte e il suo veivolo in fiamme andò a schiantarsi sulle pendici del Monte Fatucchio, al centro della Vallesanta.
Il secondo aereo, anche questo in fiamme, andò a schiantarsi non lontano da Frassineta, in località “Le Fontine”. Ma il pilota riuscì a catapultarsi col paracadute e a toccare terra nei pressi del casolare “Sala Vecchia”, per poi nascondersi nel bosco prima dell’arrivo dei soldati tedeschi. Arrivarono, i tedeschi, e presero a minacciare con le armi la gente che stava lavorando nei campi perché rivelasse dove si nascondeva il pilota nemico.
E tutti i frassinetini (c’erano anche due bambini che si tenevano per mano per farsi coraggio) dettero ai tedeschi indicazioni sbagliate; così, mentre l’aviatore si nascondeva da una parte, i tedeschi mitragliarono tutto quello che c’era dalla parte opposta.
Si fece buio e i tedeschi, dopo aver minacciato nuovamente la gente del luogo puntando contro di loro i fucili (ma non una parola sul luogo esatto dove si nascondeva l’aviatore inglese uscì dalla bocca dei frassinetini), continuarono a cercare il pilota nemico mettendosi in agguato nei dintorni.
Nella notte il pilota riuscì a raggiungere il casolare “Sala Vecchia”, abitato dalla famiglia Renzetti. E a notte fonda, rischiando la vita, Silvio Renzetti accompagnò il soldato inglese al podere “Bellaria”, un casolare più sicuro, un po’ fuori mano ad ovest di Frassineta. Lì il pilota rimase giorni e giorni, travestito da contadino, al lavoro nei campi insieme ai contadini locali.
Poi i tedeschi, sotto l’avanzata alleata, dovettero retrocedere, e il pilota poté raggiungere sano e salvo le proprie linee a Chitignano. Finita la guerra, il popolo di Frassineta ricevette un encomio solenne da parte delle autorità militari alleate.
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