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lunedì, 29 Aprile 2024

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I propri talenti

di Sefora Giovannetti – Riflettevo in questo periodo sull’inclusione, termine che piace tanto a chi vive nel mondo scolastico. Possiamo dire un vero e proprio termine alla moda. Tutti devono essere inclusi e, proprio per questo, vengono attivati corsi e formazioni su questo specifico tema. Ma non dovrebbe essere scontato? Quale pedagogista o insegnante si sognerebbe mai di escludere.

Torniamo indietro e andiamo alla radice del termine, escludere deriva dal latino ex claudere e, alla lettera, significa chiudere fuori. Quando mai un professore ha pensato di poter chiudere dalla propria classe un allievo? Mi fa riflettere quindi tutta questa necessità di dovere ribadire un atto, passatemi il termine, ovvio. Certo che, di fronte alle mie obiezioni, mi è stato spiegato che non tutti i bambini si approcciano allo studio allo stesso modo, è quindi necessario attivare metodi di apprendimento diversificati per garantire loro la possibilità di seguire come il resto della classe. Questo l’ho ritenuto giusto. Possono esserci insegnanti che, per un motivo o un altro, non possedendo gli strumenti adatti, non riescano o riescano con difficoltà a far “seguire” quei ragazzi che hanno un approccio diversificato all’apprendimento. Bene quindi essere attenti affinché tutti gli insegnanti possano attivare strategie, come suol dirsi oggi, inclusive.

Bene quindi che gli allievi con alcune difficoltà vedano che queste si possono superare facendo uso di metodi alternativi. Quello che però rimane in sospeso è altro, un po’ più sottile e meno eclatante. Accade di sentir parlare e notare come la tendenza della scuola sia comunque quella di considerare “bene” coloro i quali possiedono caratteristiche comuni e coloro che sanno uniformarsi a certe condizioni. Ci tengo a spiegare la mia affermazione: è come se all’interno della scuola coloro che assimilano subito determinate regole siano apprezzati più di altri. Sono convinta che in un luogo comune debbano essere rispettate delle regole preventivamente date, altrimenti sarebbe una bolgia dove ognuno fa ciò che vuole. Ma il problema assume delle sfumature da dover osservare.

Vi sono degli alunni che, per propria indole, non riescono a conformarsi immediatamente alla rete sociale scolastica, che sono forse più esuberanti e quindi o parlano troppo o con difficoltà stanno seduti. Questi spesso vengono etichettati con una tale affermazione: “ragazzi che non stanno alle regole”. Forse dovremo distinguere tra chi non vuole stare alle regole (e qui dovremo aprire un ulteriore capitolo, ma in questa sede diventerebbe troppo lunga) e chi ci sta a modo suo. L’insegnante che cosa dovrebbe fare in questo caso? Fare appello al rimprovero per cercare di costringere questo ragazzo alla mera esecuzione dell’ordine o attivare una serie di azioni per comprendere i motivi, ricercare le potenzialità e vedere se le “mancanze” così evidenti possano invece essere mezzi per arrivare a ben altro? Di fatto i ragazzi che spesso non riescono ad incasellarsi in ciò che noi vogliamo sono individui da cui si può ottenere tantissimo. Hanno risorse incredibili. Non che gli altri non le abbiano è che forse nei primi è tutto più evidente.

La riflessione di questo mese quindi sta in questo, nel voler “includere” nell’ambito scolastico anche chi dà “noia”, chi infastidisce, chi mette a duro lavoro il professore, poiché sono questi dei ragazzi con un potenziale assai alto. L’inclusione non deve riguardare solo il mondo della dislessia, della certificazione, ma anche il mondo più indefinibile, quello delle attitudini personali, a volte faticose da dover comprendere. È bene, in questi casi, che gli insegnanti abbandonino le proprie emozioni personali e si stacchino da meccanismi di reazione.

É bene che gli insegnanti si impegnino a imboccare strade diverse, non quelle più consone già battute, ma strade tortuose e forse più lunghe per poter giungere a far esprimere anche ai più “difficili”, ciò che ricerchiamo in ogni ragazzo, il proprio talento.

SEFORA GIOVANNETTI Docente scuola secondaria di primo grado Rassina

(Rubrica SCUOLA SOCIETA’ sognando futuri possibili di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini)

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