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lunedì, 29 Aprile 2024

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Samuel Jatta, richiedente asilo, calciatore del Rassina

di Riccardo Buffetti – Quest’oggi siamo a raccontarvi una storia che, per sua fortuna, è riuscita a trovare il suo lieto fine nel nostro Casentino, più precisamente a Rassina. Samuel Jatta, 19 anni nato in Gambia, vive in Italia da due anni circa arrivato, “sbarcato”, nelle nostre coste nel 2016, appena diciassettenne, dopo un lungo viaggio fatto di intemperie e pericoli. Attualmente è ospite in una delle strutture gestite dalla Cooperativa Arca Etrusca di Castel Focognano. Quando lo troviamo riusciamo a leggergli l’emozione negli occhi, siamo lì ad ascoltarlo, siamo lì per lui.
«Sono arrivato in Italia via mare dopo 3 mesi di viaggio – ci racconta mentre dimostra di cavarsela piuttosto bene con l’Italiano, lingua che sta ancora apprendendo – In Gambia c’è tutta la mia vita ma i troppi problemi del mio paese mi hanno costretto a non poter più vivere lì dove ci sono ad aspettarmi mia madre, mia sorella e tutti i miei parenti.
Ho intrapreso questo percorso soprattutto per loro, per cercare di farli star meglio. Nei tre mesi del viaggio ho attraversato il Gambia, Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger fino alla Libia dove ho lavorato per un po’ di tempo. Ma le condizioni di lavoro erano tremende così ho deciso di fare il grande passo e sono partito insieme a persone a me sconosciute via mare. Il termine del viaggio è stato Lampedusa e da quel giorno il mio percorso in Italia mi ha portato in Casentino, più precisamente a Rassina dove ho iniziato a giocare a calcio prima con una squadra di amatori, il Bar La Siesta, poi con la squadra del paese».
Insieme a Samuel incontro il Presidente dell’ASD Rassina Remo Ricci, il quale ci racconta com’è nata l’avventura del ragazzo nella propria squadra: «Samuel per noi è come un figlio, è stato accolto sin dai primi momenti a braccia aperte da tutta la società. La nostra avventura con Samuel nasce a dicembre 2017 quando il Bar La Siesta, società amatoriale Uisp, visti i buoni rapporti ci propone il ragazzo per potergli dare una chance di integrarsi con i suoi pari età e la possibilità di giocare in un campionato più competitivo e appetibile.
Lo scorso anno è entrato a far parte delle nostre file a metà anno mentre in questa stagione fa parte della rosa sin dall’inizio del campionato, diviso e conteso da prima squadra e juniores. L’allenatore della prima squadra lo tiene molto in considerazione per via del suo talento, del suo carattere molto rispettoso delle regole e ben disciplinato. È un buon attaccante e capace di adattarsi bene alle caratteristiche della squadra in cui gioca. Segno della sua grande crescita, soprattutto a livello d’integrazione. Oggi riesce a parlare un buon italiano e ad avere meno difficoltà nel capire le varie richieste degli allenatori rispetto ai primi tempi in cui appena riusciva a capire la nostra lingua, questo grazie alla sua grande determinazione nel voler adattarsi allo spirito del nostro territorio.
Secondo me sta facendo degli sforzi non indifferenti per riuscire ad essere accettato e apprezzato da tutti senza diffidenze. I ragazzi gli vogliono molto bene, la società di più, per questo cerchiamo di aiutarlo anche sotto altri aspetti: sappiamo che Samuel è venuto in Italia per cercare una vita migliore, come ha già precedentemente detto. Tempo fa ha scritto un messaggio, davvero commovente, a tutta la società nel quale ha riportato che è venuto sin qui per aiutare sua madre, queste parole ci sono rimaste davvero impresse, poiché abbiamo capito che tipo di ragazzo è , fatto di grande cuore e grandi sentimenti. Cercheremo, per quanto in nostro possesso, di dargli una mano per raggiungere il suo obiettivo perché chi si vuole integrare, e lo fa con tutte le sue forze, è sempre ben accetto da noi!».
Un plauso particolare va alla Società del Rassina per come si è contraddistinta, secondo il mio parere, nel coinvolgere un ragazzo proveniente da un’altra cultura, un altro popolo e un’altra nazione facendolo sentire a casa propria.
Infatti Samuel non si nasconde:« Amo questa squadra, i dirigenti, i miei compagni e questa maglia con tutto me stesso, sono fiero di rappresentare il colore bianco e verde del Rassina Calcio e non mi sogno minimamente di andar via perché queste persone, questi Uomini, sono la mia famiglia! E non potrei lasciare la società per tutto quello che mi ha dato sinora, il rispetto conta più di tante parole».
Le parole che avete appena letto sono di un ragazzo appena diciannovenne che nella propria vita ha messo al primo posto i valori nonostante tutte le difficoltà abbiamo trovato lungo il proprio cammino. Questi ragazzi hanno bisogno di esser capiti, ascoltati e integrati, per poter procedere dobbiamo dare loro modo di esprimersi: lo sport è uno degli stimoli principali che possono far crescere, come abbiamo letto per Jatta, sotto i più importanti principi, legati alla vita.
Diffidenze che devono essere superate che, però, nel mondo del calcio non hanno mai trovato spazio da quando è arrivato in Italia. Spesso li notiamo nei campini di calcio aperti a tutti che giocano tra loro, ma lo fanno solo per riunirsi, per ritrovare per qualche ora quelle culture che hanno lasciato scappando da una guerra o dalla fame. Per questo società di calcio come il Bar La Siesta (dove tra le proprie file militano due ragazzi conosciuti da Samuel) e il Rassina sono da lodare per lo spirito e la filosofia che insegnano e trasmettono ai ragazzi che militano nelle loro file.
Samuel Jatta conclude l’intervista con un sorriso immenso, contento e felice per le parole che i propri compagni, giunti a curiosare, gli rivolgono. Ma più delle parole contano i fatti: abbracci e saluti con tutti, mister e dirigenti compresi. Chiudiamo con l’ultima frase che mi ha rivolto prima del saluto finale, dimostrando ancora una volta il tipo di persona, di Uomo con la “U” maiuscola, che mi trovo di fronte: «Al di fuori dello sport, il mio obiettivo è riuscire finalmente a sistemarmi. E trovare lavoro! Così potrò aiutare i miei fratelli in Gambia!». E dal cuor mio, mi auguro che tutto ciò possa avvenire il prima possibile.

Rass1

(tratto da CASENTINO2000 | n. 300 | Novembre 2018)

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