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sabato, 27 Aprile 2024

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«Tourist go home»

di Matteo Bocca – Si può pensare al turismo come a una possibilità di sviluppo economico del Casentino? E quale tipo di turismo si adatta meglio a questa vallata? I casentinesi vogliono il turismo? Per rispondere a queste domande, dobbiamo prima dare uno sguardo al turismo globalizzato e digitalizzato del mondo odierno, a ciò che è divenuta oggi questa gigantesca industria dello svago, e poi compararlo con la situazione attuale del Casentino.
Oggi il turismo è un’industria frammentata in nicchie sempre più specializzate che offrono al turista esattamente ciò che sta cercando. Ad esempio c’è il turismo religioso, del quale abbiamo due illustri esempi di mete a La Verna e Camaldoli.

C’è il turismo dei matrimoni, quello dei funghi, della pesca, dei single, della bicicletta, del vino, e persino degli uragani. La lista sarebbe lunga, ma utile a comprendere che oggi il turismo è sempre più specializzato in segmenti che offrono prodotti mirati per qualunque tipo di richiesta. Basta pagare.

Sono oramai lontani i tempi delle famiglie che soggiornavano per settimane prenotando per l’anno successivo; oggi il turista vuole provare emozioni, vivere esperienze per riempire i propri profili social con le immagini e i video dei viaggi, dei weekend, o anche solo di una singola giornata.

Ogni segmento turistico ha i suoi tour operators specializzati che veicolano e promuovono in tutto il mondo i prodotti creati dalle agenzie in collaborazione con gli operatori dei territori: strutture ricettive, parchi, guide ecc. Negli ultimi vent’anni in Italia si è assistito ad un fenomeno nuovo: l’autopromozione. Amministrazioni lungimiranti, APT, o consorzi di operatori privati hanno iniziato a scommettere sul turismo creando progetti di sviluppo che si sono rivelati vincenti, dando nuova vita a luoghi spesso sconosciuti e in via di spopolamento.

Questi soggetti sono stati in grado di creare e far funzionare organismi permanenti che promuovono costantemente i loro territori in collaborazione con gli operatori del settore e generando non solo ricchezza, ma anche stagionalità prolungate di lavoro. Progetti che hanno fatto leva sulle peculiarità intrinseche di quei territori o città, sul Genius Loci, e sono stati in grado di valorizzarli attraendo turisti da tutto il mondo. Qualcosa di simile è stato fatto ad Arezzo con la fondazione Arezzointour.

Diamo ora uno sguardo al turismo Casentinese: Se qualcuno chiede a un abitante della valle quali siano le bellezze di questo territorio, tutti risponderanno orgogliosamente: “Le Foreste!”. Appunto, le foreste: Il Parco Nazionale, ma anche il Pratomagno, l’Alpe di Catenaia. Le meraviglie di questo territorio stanno sotto i nostri piedi. Almeno su questo, siamo tutti d’accordo. Sembra dunque chiaro che il Casentino abbia una forte vocazione al turismo Outdoor. L’Outdoor, questo termine che riecheggia oramai da qualche anno nella valle e che inizialmente era chiamato “turismo all’aria aperta”, è divenuto oggi un segmento del turismo che genera milioni di ricavi e non conosce sosta di crescita da almeno dieci anni.

Il tutto, monitorato dallo European Outdoor Group (www.europeanoutdoorgroup.com). Ma sarebbe riduttivo pensare al settore dell’Outdoor come al semplice andare in bicicletta o fare trekking. Questo settore, nato vent’anni fa sulle sponde nord del Lago di Garda, si è ramificato nel corso degli anni in una quantità di attività sconosciute ai più, ma in grado di richiamare turisti da tutto il mondo. Attività come la Slackline, lo Sleddog, il Birdwatching, il Mountain Coaster, e questo senza contare che in Casentino si praticano già il trekking, le due ruote nelle varie specialità, il cavallo, le escursioni a piedi e a dorso d’asino, l’arrampicata sportiva…

Ma allora perché il Casentino non è una meta mondiale dell’Outdoor? Perché i turisti in Casentino si vedono in gran parte solo da giugno ad agosto? I motivi sono diversi, e non tutti di facile comprensione.

Uno di questi risiede nella soppressione delle APT. Da quel momento la promozione turistica è passata in capo alla Regione che raccoglie le offerte dei privati veicolandole attraverso il portale ben fatto di Visituscany.com, e gestito da Toscana Promozione attraverso il sistema degli ambiti territoriali. Non piccoli organismi specializzati nei territori che raccolgono, organizzano e promuovono i prodotti e i pacchetti turistici, ma un unico organismo centrale che raccoglie e promuove il turismo attraverso il portale della Regione.

La conseguenza è che fatta eccezione per i territori che si vendono da soli (Firenze, Siena, la Maremma e pochi altri), il resto degli operatori dei territori meno conosciuti, come il Casentino, devono organizzarsi promuovendosi attraverso la Regione o con mezzi propri.
Le amministrazioni pubbliche, gli assessorati al turismo, esautorati praticamente di qualunque potere, sono divenuti uffici che il più delle volte non hanno neppure una lista delle strutture ricettive del proprio territorio comunale. Ma è visitando il succitato portale della Regione che sembrerebbe emergere la risposta alla terza domanda iniziale: i Casentinesi vogliono il turismo?

Entrando nel sito e selezionando come destinazione il Casentino con una serie di esperienze richieste che vanno dalla tavola alle foreste, su oltre duecento proposte commerciali da ogni parte della regione, quelle del Casentino sono ben due: la visita dei castelli di Poppi, Porciano e Romena con la Pieve, promossa da un’agenzia di Firenze, e la degustazione di un birrificio artigianale di Bibbiena, promossa da un’agenzia di Arezzo.
Come se non esistessero la plurinaugurata (e non ancora terminata) Ciclopista dell’Arno, le centinaia di chilometri di sentieri immersi nelle foreste, il Lago degli Idoli… Nessun tour operator del Casentino si occupa di incoming in Casentino.

La risposta, se già non fosse abbastanza chiara, è anche stata scritta la scorsa estate sui muri a chiare lettere: “Tourist go home”, e udita nei silenzi di chi avrebbe dovuto stigmatizzare questo gesto. Se i Casentinesi non vogliono il turismo, allora sarebbe auspicabile puntare su alternative di sviluppo che arrestino l’emorragia di giovani che se ne vanno per mancanza di prospettive e lavoro, ma non sembra vi siano nemmeno all’orizzonte progetti di sviluppo governati da una logica diversa dal solito assistenzialismo.
Ad aggravare questo quadro già dipinto a tinte fosche, c’è anche una diffusa logica contraria al motto: l’unione fa la forza. Se il Casentino vorrà far fronte alle sfide che lo attendono, dovrà riuscire ad affrancarsi da un campanilismo che sfocia in autolesionismo. Come dire che senza lo spirito di aggregazione necessario a fare la forza, il Casentino non andrà da nessuna parte. Lungimiranza, coraggio, preparazione, condivisione, creatività, sono solo alcune delle qualità necessarie a governare le sfide future. Governare, appunto. Organizzare, coordinare, dirigere le iniziative e fare fronte comune alle necessità del territorio con l’onestà intellettuale di chi serve e antepone il bene comune agli interessi di parte.

Il turismo non è solo possibile in Casentino, ma è un’opportunità da sfruttare creando anzitutto il brodo di coltura necessario a far nascere un organismo che si occupi in modo permanente della raccolta, dell’organizzazione e della diffusione della moltitudine di prodotti turistici che questa terra è in grado di offrire. Poi serviranno preparazione e cultura dell’accoglienza. Non può essere un caso se le strutture ricettive del territorio che lavorano in modo continuo siano anche quelle che hanno una preparazione linguistica, utilizzano i media, e non vedono nello straniero un invasore ma una risorsa.

C’è bisogno di un turismo fatto di atti concreti, che costituiscano il volano necessario a rendere il turismo un’attività di stagioni prolungate. Un luogo che lavora da giugno ad agosto, non è nemmeno classificabile come turistico, e i numeri non aumentano a suon di annunci roboanti.

Ci sarà bisogno di coraggio, e ce ne vorrà molto per convincere le non poche avversità espresse in frasi come “Il Casentino non è pronto” oppure “Noi siamo ancora indietro”, ammissioni di incapacità senza appello che non trovano nessuna giustificazione di fronte alla stagnazione dell’economia e al progressivo spopolamento della valle.

E nemmeno ci si può consolare pensando che negli ultimi dieci anni qualche passo avanti è stato compiuto: Per ogni passo avanti fatto dal turismo in Casentino, il resto del Paese ne ha fatti tre.

Il filosofo Diogene da Sinope vagava per la Magna Grecia con una lanterna alla ricerca del lume nella ragione dell’uomo. Armiamoci dunque di luminarie e vaghiamo per il Casentino, è tempo di fare luce.

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