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venerdì, 26 Aprile 2024

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50 sfumature di c…a

di Antonella Oddone – La prima cacca si chiama meconio e viene emessa entro le prime 24 ore di vita del bambino. Durante la vita fetale il bambino fa solo pipì, e l’emissione di meconio prima della nascita è segno di sofferenza fetale. Il meconio è una sostanza densa e appiccicosa di colore tra il quasi nero e il verdastro scuro. Nel bambino allattato al seno le feci hanno una consistenza morbida, spesso sono mucose come l’albume dell’uovo, possono avere palline bianche che non sono altro che grassi. Il colore varia dal giallo oro al verde, anche nella tonalità “smeraldo”. Il verde dipende dalla formazione di biliverdina ad opera della flora microbica, una sostanza che proviene dalla degradazione della bilirubina. Le feci del bambino allattato con formula possono avere consistenza più dura.

Quando il bambino inizia l’alimentazione complementare, la cacca si presenta in tutte le nuance del marrone, e diventa più “formata“, perché la flora batterica continua la trasformazione della bilirubina in stercobilina (gradazioni del marrone) e urobilina (bruno-vrdastra).

C’è una certa confusione anche riguardo alla frequenza delle evacuazioni. Il bambino allattato al seno può fare la cacca anche due volte per poppata (durante e dopo), come può farla ogni 3-4 giorni (dipende dalla maturazione del riflesso gastro-colico). Con l’introduzione dei cibi solidi le evacuazioni diventano meno frequenti, da 1-2 al giorno fino ad 1 ogni due-tre giorni.

Quando NON preoccuparsi? Se un lattante fa la cacca semiliquida (come tipicamente sono le feci da latte) dopo ogni poppata e continua a crescere bene, è ovvio che non si parla di diarrea. Come non si parla di stipsi se il bambino evacua ogni due giorni ma senza sforzo e con feci di consistenza normale.

La diarrea acuta è in genere di origine infettiva. Talvolta è davvero di minima entità e ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va perché il bambino rifiuta il cibo. “Si sente pieno” dicono le mamme. In realtà l’assenza di appetito può essere l’unico segno di un’infezione, e, se di breve durata, non c’è da fare niente altro che assecondare il bambino, senza fargli mancare i liquidi che richiederà spontaneamente. Quando invece le scariche sono tante, accompagnate da vomito e magari anche da febbre, il rischio maggiore è la disidratazione.

Cosa fare? Come valutare il rischio? Dobbiamo pesare il bambino, perché in caso di diarrea il bambino perde peso come conseguenza della perdita di liquidi. Una perdita di peso fino al 5% del peso corporeo è accettabile e si può gestire a casa, fino al 7,5% vigile attesa, se tende ad aumentare meglio andare in pronto soccorso, soprattutto se è presente un vomito tale da impedire la reidratazione orale.

Ci sono studi che indicano che la somministrazione di una soluzione reidratante orale a piccolissime dosi, 1 cucchiaino ogni tre minuti, equivale alla somministrazione di liquidi endovena. Ci vuole molta pazienza, soprattutto perché le soluzioni reidratanti contengono sia sale che zucchero e non hanno un buon sapore. Si può ingannare il palato tenendole in frigo, oppure preparando dei ghiaccioli.

Per eliminare il senso di nausea possono inoltre essere utili i preparati a base di zenzero che possiamo trovare in farmacia. Segni indiretti di disidratazione sono l’assenza di pipì nei pannoloni, l’assenza di lacrime, la cute secca e raggrinzita se presa a pizzico tra due dita, l’assenza di vivacità, la sonnolenza e le vertigini nei bambini più grandi. Un segno facile da riconoscere anche per i non addetti ai lavori è il tempo di refill, cioè il tempo che un’unghia impiega per tornare di colore rosa dopo essere stata compressa. Normalmente questo tempo è inferiore a due secondi.

Dobbiamo preoccuparci se: sono presenti i segni di disidratazione che abbiamo descritto sopra, in particolare la perdita di oltre il 7,5% del peso corporeo. C’è vomito incoercibile, tale da impedire la reidratazione orale. Sono presenti dolori addominali importanti (talvolta l’appendicite può esordire con la diarrea!). È presente sangue nelle feci: può essere dovuto ad una banalità come le ragadi anali, ma può essere spia di una situazione pericolosa (feci a purea di piselli tipiche dell’invaginazione, polipi rettali, gastroenterite da salmonella).

(Parte prima) – DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra

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