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giovedì, 12 Dicembre 2024

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L’abito non fa il monaco… nemmeno a scuola

di Sefora Giovannetti – Cucullus non facit monachum, tradotto: il cappuccio non fa il monaco, è un antico detto giunto a noi e tradotto in questo modo: l’abito non fa il monaco. Qual’é il significato di questo modo di dire? Semplicemente sta a significare che a volte l’apparenza può trarre in inganno e che quello che ad una prima occhiata si pensa che sia, in realtà non è. Tutti, penso, in totale tranquillità possiamo condividere il contenuto di tali parole, siamo portati a chiederci sempre più se quello che vediamo corrisponda senza ombra di dubbio al reale.

La questione su cui volevo dibattere in verità non è proprio questa, certo riguarda l’abbigliamento, ma, più specificatamente, verte su come doversi vestire in ambito scolastico e se esistono delle regole da dover rispettare. Recenti sono le polemiche sorte tra alunni e insegnanti dove questi ultimi rimproveravano alcuni ragazzi per il loro dress code eccessivo. La questione ha acceso gli animi e docenti e allievi sono arrivati a contrastarsi financo davanti ad un tribunale. Ma soffermiamoci sull’argomento.

La materia del dibattere è la seguente: all’interno della scuola possiamo vestirci come vogliamo? L’interrogativo è rivolto non solo ai ragazzi ma anche ai professori. Dobbiamo seguire delle regole oppure possiamo indossare in totale libertà ciò che più ci piace? Ho rivolto a più persone questa domanda e ho ricevuto svariate risposte. Alcuni sostengono che ognuno abbia il diritto di vestirsi come più crede senza dover seguire alcune disposizioni.

Se da una parte condivido il fatto che scegliere abiti da indossare sia un’espressione prettamente personale e per questo libera, pur tuttavia, questa affermazione se portata all’eccesso può diventare scomoda. Pensiamo ai professori, se questi si presentassero a lezione o ai colloqui con i genitori che so, in ciabatte o con minigonne vertiginose, questo sarebbe condivisibile da tutti?

Forse sì, o forse alcuni richiederebbero ai suddetti di rispettare alcune piccole regole di decoro. Certo che anche su questo potremmo dibattere chiedendoci che cosa intendiamo o quali siano i parametri di decoro. Forse la risposta, senza inoltrarci in considerazioni eccessivamente filosofiche, sta nella semplicità di alcune consuetudini tramandateci nel tempo secondo le quali per ogni situazione che si presenta scegliamo un outfit.

Tornando alla questione iniziale, molto semplicemente, se sono invitato a una festa il sabato sera indosserò degli abiti, se invece devo andare a scuola ne indosserò altri, se devo andare al lavoro altri ancora. Riprendendo la frase latina citata in apertura, è vero che, aldilà di qualsiasi abbigliamento, sta l’essenza della persona e che dobbiamo guardare a questa, ma è altrettanto vero che l’abbigliamento e l’outfit che scegliamo è una forma di espressione, di comunicazione, appunto per questo dobbiamo scegliere, nelle varie situazioni che si presentano, cosa desideriamo comunicare.

Probabilmente durante una festa il sabato sera vorremmo apparire avvenenti e affascinanti, cosa che invece non è così necessario se ci rechiamo in biblioteca a studiare. Alcuni potrebbero obiettare dicendo che ci può interessare apparire sempre piacevoli anche in biblioteca, ma una cosa è questa, altra cosa è avere come unico scopo la seduzione. Quindi in primis dovrebbe essere fatta chiarezza sulla nostra finalità comunicativa: vogliamo comunicare che siamo eleganti o alla moda o trasandati o sensuali?

Dopodiché sarebbe opportuno scegliere il contesto entro il quale trasmettere tali informazioni. Forse la soluzione sta nello scegliere l’ambito adeguato per quel tipo di finalità comunicativa e quindi per quel tipo di dress code. Ovvio che a questo si aggiunge il fatto che, di solito, ci si veste in modo decoroso in luoghi altrettanto decorosi. Spesso però le scuole e le aule non corrispondono a tali parametri e risultano a volte vetuste e indecorose. Su questo punto dovremmo attivare una sorta di riflessione chiedendoci come mai pretendiamo che i ragazzi abbiano un abbigliamento decoroso quando non si bada ad offrire loro ambienti altrettanto decorosi.

Concludendo, pur ammettendo che la sostanza di una persona non corrisponde affatto a gli abiti che indossa, pur tuttavia manteniamo sospesa la domanda se sia importante riflettere su come volersi vestire in alcuni ambiti specifici tra cui la scuola. La domanda ovviamente è rivolta non solo ai ragazzi ma anche agli insegnanti stessi e a chi si occupa del mantenimento e la cura degli edifici scolastici.

SEFORA GIOVANNETTI Docente scuola secondaria di primo grado Rassina

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