di Marco Roselli – L’oleandro (Nerium oleander) è una pianta arbustiva sempreverde a portamento cespuglioso, alta fino a 6 m, con fusto eretto e ramificato fin dalla base. In Italia vegeta spontaneamente dalle zone litoranee inoltrandosi all’interno fino ai 1000 metri d’altitudine, soprattutto lungo i corsi d’acqua. L’oleandro è tipico della vegetazione riparia degli ambienti mediterranei, quasi sempre associato ad altre essenze quali l’ontano e la tamerice. S’insedia sia sui suoli sabbiosi alla foce dei fiumi o lungo la loro riva, sia sui greti sassosi, formando spesso una fitta vegetazione.
Per la bellezza dei fiori, la persistenza della fioritura e per la sua rusticità, l’oleandro ha ottenuto un sempre maggiore gradimento da parte degli amanti del verde ornamentale ma si tratta di una pianta che richiede alcune precauzioni.
Tossicità Tutte le parti della pianta sono tossiche poiché contengono sostanze in grado di alterare il ritmo cardiaco causando aritmie di varia natura (cardioattivi). Le parti più tossiche della pianta sono foglie, semi e le radici ma anche i fiori; le varietà a fiori rossi sono più tossiche di quelle a fiori bianchi.
Cosa dice il centro antiveleni presso l’Ospedale Niguarda – Milano “Generalmente, l’intossicazione si manifesta dapprima con episodi di vomito che spesso contribuiscono a ridurre l’assorbimento delle tossine. Seguono, a distanza di qualche ora, disturbi del ritmo cardiaco come bradicardia (rallentamento del battito) e aritmie ventricolari. Sebbene i glicosidi cardioattivi agiscano a basse concentrazioni e l’intossicazione sia potenzialmente mortale, questa, purché riconosciuta e trattata tempestivamente, si risolve senza esiti”. “Le modalità di intossicazione sono estremamente differenti: il bambino solitamente è attratto dal fiore o dalle foglie che porta alla bocca ma raramente si verifica una grave intossicazione. Nell’adulto, invece, la causa di esposizione fa la differenza: se è accidentale, difficilmente possono comparire sintomi importanti, ma se è volontaria i sintomi possono essere molto gravi e si può verificare anche la morte”. Da: Centro Antiveleni – Ospedale Niguarda – Milano
L’oleandro è poco appetibile per gli animali ciò nonostante in periodi di siccità prolungata, essi possono arrivare a ingerire spontaneamente foglie o semi di oleandro.
Per quanto riguarda l’avvelenamento accidentale, anche l’utilizzo come combustibile dell’oleandro, ad esempio come legno per barbecue, porta alla possibilità di inalare fumi tossici.
SCHEDA RIEPILOGATIVA DELL’OLEANDRO
Tossicità L’oleandro contiene glicosidi cardioattivi, sostanze che possono interferire con il ritmo cardiaco e risultare fatali.
Contatto Il contatto con la linfa dell’oleandro può provocare arrossamento, prurito e irritazione della pelle.
Ingestione L’ingestione, anche di una piccola quantità, può causare vomito, diarrea, problemi cardiaci e in casi gravi, può essere fatale.
Animali È particolarmente pericoloso per cani e gatti, poiché la tossicità è presente in ogni parte della pianta.
Cosa fare In caso di contatto con la pelle, lavare accuratamente la zona interessata e consultare un medico se si manifestano sintomi di irritazione. In caso di ingestione, chiamare immediatamente un centro antiveleni e seguire le loro istruzioni.
Piante coltivate nelle vicinanze L’oleandro può essere tossico per le piante commestibili coltivate nelle vicinanze? Come indicato in precedenza la tossicità è per contatto (linfa) ma soprattutto per ingestione, pertanto non ci sono correlazioni dirette tra l’oleandro (i suoi essudati radicali, oppure il solo contatto con foglie o legno) e la migrazione di tossine verso le altre piante. Tuttavia, dato che non si può escludere che parti di pianta (potature, apporti accidentali di fogliame e quindi linfa) possano contaminare piante aromatiche oppure ortaggi è consigliabile non coltivare queste piante nei pressi degli oleandri.
Documentazione web: Università degli studi di Ferrara, Centro Antiveleni – Ospedale Niguarda – Milano
Oleandro in vaso – foto dell’autore