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giovedì, 25 Aprile 2024

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Cosa si compra in Casentino con 287.000 euro?…

In questi giorni il Comune di Poppi ha iniziato i lavori per l’abbattimento dell’immobile cosiddetto di “Casa Basagna” che da anni non faceva bella mostra di sé sulla strada di accesso al centro storico di Poppi. Il rudere costerà al Comune di Poppi ben 287.000 euro…

Un Badalischio sconcertato e fumante ha voluto approfondire (potete leggere sotto l’intervista a David Marri, capogruppo di opposizione in Consiglio Comunale a Poppi). Ma è giusto aver speso una cifra simile per quella casa diroccata? Se foste stati amministratori avreste acquistato il rudere in questione, per farci un parcheggio, a quasi trecentomila euro?

Sappiamo come è il nostro Badalischio; è andato su tutte le furie, per lui, 287.000 sono una cifra davvero stratosferica… Senza considerare i lavori che verranno fatti dopo per sistemare l’area a parcheggio e area di sosta. Altri 300.000 euro; 219.000 dalla Regione Toscana e il resto del Comune di Poppi. Insomma, tutta l’operazione costerà alla comunita oltre mezzo milione di euro!

Alla faccia del rudere e della riqualificazione! Forse siamo noi Badalischi che non ci arriviamo e se anche siamo naturalmente felicissimi per il locale adiacente che avrà finalmente un altro parcheggio, una cifra simile per acquisire quella casa diroccata, in quella posizione, non è un po’, diciamo, eccessiva?…

Dott. Marri, dopo tanta insistenza, l’Amministrazione Comunale ha finalmente provveduto a rimuovere una storica situazione di pericolo e degrado che, come opposizione, denunciavate da anni.
«Certamente, sono molto contento che finalmente si sia giunti a questa conclusione. Anche recentemente, con articoli di stampa e mozioni presentate in Consiglio Comunale, abbiamo cercato di rappresentare alla giunta la preoccupazione e l’indignazione dei tanti cittadini Poppesi che ritenevano tale situazione non più tollerabile. Non possiamo quindi che essere contenti nel vedere che finalmente si è dato inizio ai lavori che, in tempi brevi, speriamo possano valorizzare come merita un luogo che rappresenta la naturale “congiunzione” tra l’abitato di Ponte a Poppi ed il Centro Storico.»

Ma dott. Marri la minoranza si è però astenuta sulla delibera di acquisizione del fabbricato.
«E’ vero. Ci siamo astenuti e rivendichiamo con orgoglio quella nostra posizione che dividerei nettamente in due parti: la prima, di carattere politico, legata alla condivisione della necessità di eliminare l’indecente e pericolosa situazione di degrado che colpevolmente è stata tollerata per anni dall’amministrazione, e la seconda, di carattere tecnico operativo, legata alla non condivisione dei modi, delle forme, dei costi e dei contenuti di un atto che per noi presenta molti elementi di ambiguità.»

Cosa intende?
«Innanzi tutto, per il modo in cui si è giunti alla determinazione del rilevante prezzo del rudere, 306.000,00 euro (287.000 + 19.000 euro per la “Torre ex Fornace), che si basa su una perizia di stima fatta da un soggetto privato che, ha nostro parere, evidenzia elementi di possibile aleatorietà. Oltre tutto, nonostante le nostre richieste, il Sindaco non ha voluto acquisire il parere di congruità sul valore sul bene da parte dell’Agenzia del Demanio a tutela dell’intero Consiglio Comunale e a salvaguardia del trasparente interesse generale dei cittadini. Inoltre abbiamo sollevato non poche perplessità su come l’amministrazione intendeva pagare una così importante cifra: una parte al compromesso e, quella più consistente, attraverso una fantasiosa subordinazione a ipotetici passaggi di indici di edificabilità su vari terreni che, per quanto a nostra conoscenza, avrebbero avuto la necessità di varianti urbanistiche e, probabilmente, anche delle valutazioni regionali.
Tutti argomenti che avremo modo di sviscerare in seguito. Oggi chiediamo che l’opera sia realizzata nel più breve tempo possibile anche se l’Amministrazione una ne pensa e cento ne fa.»

Dott. Marri, la cosa ci incuriosisce…
«Ha ragione, anche noi siamo curiosi, ci sono comportamenti che dovranno essere chiariti come per esempio la rimozione dell’eternit.»

Ci dica.
«Già nella primavera dello scorso anno, ben prima della stipula del compromesso di vendita, avevamo pubblicamente denunciato che sugli annessi oggetto d’acquisto si era in presenza di fatiscenti e degradate coperture in eternit che però non trovavamo citazione nella perizia. Poi, senza nemmeno che l’immobile fosse acquisito al patrimonio comunale, il Sindaco, di colpo, si accorge che la situazione è di estrema pericolosità, c’è un impellente rischio igienico ambientale e pertanto, “quale autorità sanitaria locale ai sensi di quanto previsto dall’art. 50 del D.Lgs 267/200, al fine di prevenire ogni situazione di pericolosità per la salute della collettività ravvisando nella fattispecie il rischio di emergenza per l’igiene pubblica” ORDINA, A CHI NON SI SA, di bonificare l’area.
Ora di due l’una o il problema è scoppiato nell’ultimo mese e quindi l’urgenza è giustificata o fino a ieri si è fatto finta di non vedere.
E poi, se l’immobile ancora non è stato acquisito al patrimonio comunale e nel contratto preliminare di vendita approvato dal Consiglio comunale ed allegato alla delibera 37 del 30/07/2020, non si esplicita l’autorizzazione ad alcuna demolizione men che meno per motivi di “igiene pubblica”, come invece richiamato nell’ordinanza, chi paga l’intervento?
A rigor di logica, fino al rogito e all’iscrizione nei pubblici registri, la proprietà dell’immobile è del privato che, peraltro, potrebbe anche ripensarci visto le dinamiche operative messe unilateralmente in campo dall’Amministrazione e che, in astratto, potrebbero anche configurarsi come unilaterale violazione contrattuale.
Nel frattempo però facciamo voti affinché l’opera venga velocemente completata. Per questi ad altri aspetti ancora più curiosi, ci sarà modo di fare i doverosi approfondimenti nelle sedi preposte.»

Siamo Badalischi, pensiamo proprio che questa vicenda non finisca qui.

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