di Giorgio Innocenti Ghiaccini – Il castello di Banzena m.l.m. 580, si trovava lungo la via etrusca, diretta a nord, utilizzata fin dal V secolo a.C. Ne è testimone un bronzetto trovato negli scavi del passo di Serra dal G. A. C. del giugno 1999 e che è esposto al Museo Archeologico Piero Albertoni a Bibbiena. Una feritoia, caratteristica dei castelli medievali e che “guardava” la strada, è nella parete dell’Agriturismo il Sommo. Nel punto più alto del colle, si vede qualche significativo resto delle antiche mura. Come quasi tutti i castelli casentinesi, anche Banzena aveva la sua rocca leggibile nelle carte del Catasto Leopoldino del XIX secolo (1825).
La presenza di un vallo di difesa nel 1243 è confermata dal Regesto di Camaldoli, d… 2273 “[…] in Bançena iuxta Gratianum de Bançena et eccl. et vallum eiusdem castri […]” ([…] in Banzena vicino a Graziano e la chiesa e la difesa dello stesso castello […]). Il castello di Banzena, ad est, ha l’immagine dello scoglio della Verna, ossia quel “[…] crudo sasso intra Tevero e Arno […]” (Divina Commedia, Parad., V. 106) di dantesca memoria. Probabilmente la via fu corretta e lastricata da Bologna ad Arezzo, dal console Gaio Flaminio, figlio di Nepote, per non tenere in ozio i soldati: “ne in otio militem haberet, viam a Bonomia perduxit Arretium” (Tito Livio, Ab Urbe Condita, (XXXIX, 2).
La strada era transitata in maniera rilevante anche da Pellegrini tedeschi fino al XVII secolo. Furono signori di Banzena i “filii Berardi” potente famiglia longobarda. Il capostipite Berardo, detto Bezzo, fu ricordato nel 1065 (U. Pasqui Vol. I. doc 196). Parte del castello fu donato ai Camaldolesi, assieme ai Castelli di Serra e di Gello, da Guelfo dei Berardi nel 1114 quando si fece Converso Camaldolese.
Due erano le chiese: una di S. Angelo intra muros (dentro le mura e caro alla nazione longobarda) e l’altra di S. Donato extra muros. Presso alla chiesa di S. Donato di Banzena fu rogato l’atto del 5 aprile 1171 che confermava la presenza dell’ospedale di Pezza e la sua relativa donazione alla Badia di Prataglia e la strada lastricata che passava di lì. I Donatori di quello spedale erano tutti di Banzena e personaggi della stirpe longobarda dei “filii Berardi”: Ildebrandino fu Trastaffa, Spinello fu Munaldo, Ugo e Raniero e Guelfolino fratelli figli del fu Guelfo e Guideramo figlio del fu Bernardino (Regesta Chartarum Italiae, Vol. II, doc. 1173.).
Bernardino e suo padre Feralmo furono anche feudatari di Soci – (Pasqui d. 297). A 200 – 300 metri dal castello, ad ovest della via, esisteva un’antica e importante villa romana mai indagata con scavi. Solo con ricerche di superficie sono stati trovati alcuni reperti esposti al Museo Piero Albertoni. Tra i vari reperti sono stati recuperati, laterizi e frammenti di piombo, un paio di monete del II -I sec. a.C. e molta ceramica sigillata.