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venerdì, 26 Aprile 2024

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“Storia” testis temporum

di Sefora Giovannetti – “Raccontami una storia” questo chiedono i bimbi prima di dormire, chiedono di emozionarsi, di vivere storie fantastiche, avvincenti, anche paurose. Peccato che poi giunti a scuola la stessa parola: “Storia” non riscuota lo stesso interesse. Sono state fatte alcune indagini tra gli studenti il cui esito ha inserito l’ora di storia tra le più noiose. È vero che in classe non si parla di argomenti fantastici e che la storia che viene insegnata è quella accaduta realmente, vissuta da uomini di altre epoche, ma le vicende prese in esame sono sempre fatti avvincenti, curiosi, a volte persino incredibili. Allora perché questo scarso interesse? Le motivazioni possono essere molteplici, quello che risalta agli occhi è forse una didattica troppo arida e asettica. Leggo sempre con maggiore sgomento i manuali di storia, dei tomi pesanti suddivisi in fascicoli e fascicoletti che sembrano fare l’interesse delle sole case editrici. Sono manuali poveri, vuoti, organizzati in pagine stipate di date su date a cui corrispondono guerre e battaglie. Ovvio, in una materia come Storia, sarebbe impossibile prescindere dalle date, la scansione temporale è a dir poco necessaria, ma non è elemento dominante che mette in secondo piano tutti gli altri. Mi capitano allievi che, durante le interrogazioni, si limitano a elencare una serie infinita di date e di conflitti. Quello che hanno fatto è un mero esercizio di memoria. Approcciarsi alla storia è un compito più complesso e, concedetemelo, entusiasmante. Individuare le date più importanti e accanto a queste apporre una definizione, non permetterà ad alcun ragazzo di sperimentare interesse nei confronti del mondo passato: 1492 Cristoforo Colombo scopre l’America, 1789 inizio Rivoluzione Francese, questi titoli che potremo avvicinare a degli slogan, rimangono frasi sterili, incomprensibili agli adolescenti.

Ai ragazzi serve oltrepassare e in un certo senso distruggere sia i grandi personaggi stereotipati sia le battaglie descritte in modo fumettistico. Ho detto distruggere nel senso di destrutturare gli accadimenti per coglierne il fulcro. Napoleone oltre ad essere l’eroe che l’iconografia ci tramanda in uniforme, fiero, con la mano nascosta nel gilet, era un uomo che aveva dubbi e incertezze. Calpestarne la complessità per offrirne un’immagine bidimensionale non “semplifica” il fatto storico, come spesso si sostiene in ambito scolastico, ma lo banalizza, rischiando di annoiare mortalmente gli uditori. Gli eventi vanno riportati senza essere avari di aneddoti, di collegamenti e dati statistici perché tutto questo può solo offrire un affresco più dettagliato di ciò che stiamo studiando. Appassionarsi al passato, tentare di comprenderne le dinamiche può solo aiutare nella lettura del presente. É chiaro che le vicende non si ripetono in modo identico e che è impossibile trarre dallo studio degli eventi storici leggi universali, sempre valide. D’altra parte è vero anche che chi si avvicina alla storia, viene a conoscenza di un vasto numero di accadimenti utili a formare una sorta di campionario a cui attingere per dare una lettura del presente. Questo certo non preserva dal commettere errori, ma di sicuro offre una chance in più per evitarli sia a chi si trova in una situazione di comando sia a chi, comune cittadino, è semplicemente testimone del suo tempo.

Quindi essere a conoscenza di un vasto quadro di accadimenti già avvenuti permette, se non altro, di inquadrare nel migliore dei modi possibili il presente. Non solo, ma permette anche di dare una proporzione agli elementi che costituiscono il quotidiano, dando loro una giusta prospettiva. Pensiamo ad esempio all’istituzione scolastica, una cosa è dare per scontato che esista, un conto è conoscere le tappe percorse affinché tutti, uomini, donne, ricchi e poveri potessero aver accesso ad una istruzione pubblica e gratuita. Sapere ciò ci rende consapevoli e quindi grati, ma questa è un’altra storia.

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