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venerdì, 26 Aprile 2024

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La storia del telecentro

Da qualche anno sentivamo parlare del telecentro di Pianacci, fra Bibbiena e Soci, ma non ne abbiamo scritto perché, lo confessiamo, dai comunicati della comunità montana del Casentino e dell’unione non avevamo compreso a fondo l’iniziativa nel suo complesso. Alla fine, abbiamo deciso di studiare, di cercare nell’albo pretorio dell’unione tutti gli atti riguardanti il telecentro e, dopo un lungo e noioso lavoro di lettura, selezione, approfondimento, abbiamo raggiunto l’obiettivo: ma, se ora noi siamo più consapevoli, l’unione invece dovrà darne molti di chiarimenti ai casentinesi e, forse, alle magistrature.
Una raccomandazione: attenti alle date, perché, come in un giallo, tutti i dubbi che sono emersi ruotano attorno a un problema di date, di mesi, anni. Per ben predisporvi alla lettura vi diremo che il dirigente responsabile del progetto è… il segretario generale Paolo Grifagni, già segretario-direttore generale dell’unione prima dell’intervento della Corte dei Conti.
Tutto iniziò con un accordo, nel lontano 2005, fra Regione e Uncem (Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani), allo scopo di creare alcuni telecentri nei territori delle comunità montane toscane. Ma cos’è un telecentro (o call center)? Non è altro che un luogo dove si presta, tramite telefono e internet, l’assistenza e la consulenza legata ad attività pubbliche e private, la cosiddetta cura del cliente (customer care) e questo luogo può essere situato ovunque.
Nel 2006 la comunità montana sottoscrive un’intesa con l’Uncem per realizzare in Casentino uno dei primi quattro telecentri previsti, mettendo a disposizione i locali e le attrezzature per il funzionamento della struttura e candidandosi all’utilizzo dell’apposito contributo regionale.
L’11 luglio del 2007 viene stipulato un accordo tra comunità montana, Uncem, Provincia di Arezzo e Nuove Acque s.p.a. per la costituzione di un telecentro collocato al primo piano della segheria di Pianacci, nel Comune di Bibbiena, completando i vani rimasti a rustico e dotandoli delle attrezzature necessarie. Si prevede:
-di investire 160.000 euro a carico della comunità montana, compreso il cofinanziamento regionale, per l’allestimento della struttura
-l’assistenza tecnica dell’Uncem, tramite IFOA (centro di formazione delle camere di commercio), per 30.000 euro
-il supporto tecnico della Provincia per la formazione
-l’impegno di Nuove Acque per la formazione, lo start up (l’avviamento dell’attività), la definizione di un piano industriale che preveda l’affidamento al telecentro della gestione dei contratti commerciali dell’azienda.
Nel luglio 2008 il dott. Grifagni informa la giunta sull’andamento del progetto e in particolare che Nuove Acque chiede di partecipare all’individuazione del gestore tramite procedura di evidenza pubblica, che il loro attuale gestore (mai individuato in nessun atto della comunità montana) possa partecipare alla selezione, che il periodo di start up potrà durare 6/8 mesi: tenete a mente questi mesi…
Nell’agosto 2008 viene pubblicata la graduatoria di merito dei 13 allievi che hanno partecipato al corso preliminare all’assunzione nel telecentro e pochi giorni prima, con determinazione n° 945 del 30 luglio, il dott. Grifagni aveva approvato il bando per la gestione del telecentro da cedersi a titolo gratuito per i mesi costituenti la fase di sperimentazione e a titolo oneroso per il restante periodo dell’affidamento, senza precisare quanti fossero i mesi!
Saltiamo al resoconto sul piano di sviluppo del 2008, dove troviamo che sono state presentate quattro manifestazioni di interesse … 2 ditte si sono ritirate e lo svolgimento delle trattative tra il concorrente ritenuto maggiormente idoneo e Nuove Acque spa per la definizione anche economica della commessa di Nuove Acque sono assai complesse e a oggi non hanno trovato un equilibrato punto d’incontro. Molti aspetti e divergenze sono state appianate ne rimangono ancora alcune che pensiamo possano essere superate i primi giorni del 2009 per poter così individuare il gestore e iniziare il servizio.
Il dott. Grifagni nella determinazione n° 1695 del 29 dicembre 2008 aveva già approvato i verbali di gara da cui risultavano due offerte, una di Datacompany di Reggio Emilia, non ammissibile perché priva della cauzione, l’altra di Ouverture service di Scarlino, in provincia di Grosseto, ammessa ma non accettata perché troppo ottimista relativamente ai ricavi, con i quali pretendeva di far lavorare tutti i 13 operatori come chiesto dal bando. Abbiano cercato notizie su Ouverture service, scoprendo che esiste dal 1995, dal 1999 ha un proprio telecentro e nel 2011 ha vinto la gara per l’affitto (a pagamento) del telecentro realizzato dalla comunità montana delle Colline Metallifere. Tutto questo non convince la commissione, presieduta da Grifagni, che rimette gli atti al dirigente Grifagni, il quale decide di procedere con una trattativa privata solo con la Datacompany.
Arrivati in fondo alla lettura della determinazione n° 1695 scopriamo che è stata pubblicata il 4 giugno 2009, oltre cinque mesi dopo la data ufficiale, e il 9 giugno 2009, con determinazione n° 717, il dott. Grifagni affida la gestione del telecentro alla Datacompany.
Perché i verbali di gara sono stati pubblicati dopo oltre cinque mesi?
Perché la trattativa privata non è stata avviata anche con l’unica ditta che aveva presentato un’offerta regolare?
Cos’è successo in questi cinque mesi? Parrebbe che in realtà prima fosse stata avviata una trattativa diretta con la Datacompany e poi, a trattativa chiusa, sia stato approvato di farla: non doveva essere una procedura di selezione pubblica?
E chi ha scelto il gestore la comunità montana o Nuove Acque?
Torniamo all’affidamento del telecentro e scopriamo che la convenzione nell’albo pretorio on-line non è presente o, per l’esattezza, c’è il nome dell’allegato ma non il documento, comunque leggiamo nella determinazione n° 717 che il periodo sperimentale è definito in 12 mesi, che la concessione viene effettuata a titolo gratuito per tutto il periodo di start up (ovvero sperimentale), che il rapporto per ora viene stipulato per un anno e in caso di buon esito, verrà proseguito nei termini e nelle condizioni che verranno successivamente pattuite.
Finalmente abbiamo capito che la durata del periodo sperimentale o di start up è di dodici mesi, ci pareva più corretto scriverlo nel bando, ma meglio tardi che mai…
Quando le cose sembravano un po’ più chiare arriva un’altra determinazione n° 717, questa volta del 25 maggio 2010, da cui scopriamo che il rapporto avviato scadeva il 30 giugno 2010 e che il periodo di start up viene stabilito in anni tre a far data dal 30 giugno 2009, pertanto è prorogata di due anni la concessione gratuita di Pianacci, con sottoscrizione di una convenzione decennale le cui condizioni, dopo la fine dello start up prolungato, saranno successivamente definite: ma non l’aveva già scritto dott. Grifagni?
Come se non bastasse, la determinazione è stata pubblicata il 16 novembre 2010, dopo che la concessione era scaduta da quattro mesi e mezzo.
L’allungamento all’infinito del misterioso start up comporta che la comunità montana continua ad accollarsi tutte le spese per le attrezzature del telecentro, dalla semplice carta per le stampanti all’acquisto di computer.
Viene prolungato dal dirigente Grifagni il periodo di start up, quando lui stesso, nello stato d’attuazione del piano di sviluppo al 30 giugno 2010, riferiva che nel primo semestre il gestore aveva raggiunto il punto di pareggio del bilancio (break-even point) e, di conseguenza, cominciava a realizzare profitti; il regalo degli ulteriori due anni di concessione gratuita di Pianacci pubblicato il 16 novembre è arrivato quando Datacompany era da oltre quattro mesi in attivo!
Con il decreto n° 12 del 15 dicembre 2011 entra in scena il Commissario liquidatore Sandro Sassoli, che consegna all’unione l’accordo con il Comune di Poppi per ristrutturare un fabbricato nel capoluogo e trasferirvi il telecentro, perché l’attuale collocazione non risponde alle esigenze di rappresentanza: ancora spese a carico pubblico, passi per l’intervento edilizio sul fabbricato comunale, ma anche per le attrezzature tecniche e l’impiantistica specialistica.
Conclude la rassegna la concessione diretta al telecentro da parte del dirigente Brami del cosiddetto contact center della bonifica montana e della protezione civile, impegni già presi genericamente nell’intesa del 2007, ma che sbilanciano ancor più la situazione a favore di Datacompany. Inoltre i dipendenti assunti sono stati 5-6 fino al 2011, ben lontani dai 13 iniziali previsti nel bando del 2008.
A questo punto penserete che la storia sia finita, che dal 1° luglio 2012, scaduti gli ulteriori due anni senza pagare niente, sia stato finalmente determinato un canone di affitto che il gestore paga all’unione dei comuni e invece… invece non è successo niente, sono passati sette mesi e il gestore occupa gratuitamente il telecentro, non esiste nessun atto che approvi qualcosa in merito e un bene pubblico, su cui sono stati spesi almeno 160.000 euro, è gestito da privati che non pagano neanche un briciolo di canone.
Egregio segretario generale dott. Paolo Grifagni, non crede di dover chiarire qualcosa? Cari nove sindaci dell’Unione, non sapevate niente? Comunque ormai è troppo tardi per pubblicare una determinazione con la data del giugno 2012!
A scanso di equivoci, vi comunichiamo di aver già spedito questo articolo alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica con allegati i relativi documenti.

(da CASENTINO2000 – nr. 231, febbraio 2013)

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