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lunedì, 17 Giugno 2024

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Sentieri sconosciuti delle nostre foreste

testo e foto di di Andrea Barghi Goaskim – Appena qualcuno pronuncia, legge o ascolta la parola “Casentino”, subito la mente proietta in lui la visione dell’eremo di Camaldoli, del monastero, del santuario della Verna e le foreste intorno a quei luoghi di spiritualità. Molti, se non tutti, conoscono i luoghi del Casentino, famosi da sempre e frequentati dai più ma, chi vuole veramente entrare nella spiritualità delle foreste casentinesi, deve cercare luoghi alternativi, dove non sia possibile incontrare persone che potrebbero disturbare il silenzio che ci induce a godere della meraviglia che ci circonda.

Ci sono molti sentieri poco conosciuti e qualcuno completamente sconosciuto, e noi è in quei percorsi nascosti che dovremo andare, se ci interessa scoprire meraviglie poco note e vivere un’esperienza mistica… quindi niente monasteri o conventi, ma fitte e intrinseche foreste che sfociano in un paesaggio ancestrale, come la foto che ritrae il solitario alberello che svetta sul crinale cosparso di nebbia. Che sia faggio o carpino o appartenga ad altra specie non ha importanza, ciò che deve colpirci è la sua scelta di crescere su una collina che domina un infinito paesaggio di crinali, foreste, radure, fiumi… e lasciarsi permeare dalla candida materia che trasforma il suo mondo, portandolo in un viaggio interiore sconosciuto… come deve essere il nostro.

I sentieri sconosciuti creano mondi atipici al nostro pensare, come i due faggi, figli della solita madre, ritratti nella foto di quest’articolo, che battezzai i “gemelli”. Crescendo, hanno creato uno spazio tra loro che fa pensare al Brasile… il tutto permeato da cirri bagnati dalle primissime luci del crepuscolo, perché è dall’alba che dobbiamo intraprendere il viaggio attraverso i sentieri sconosciuti nella nostra anima. Nei selvaggi sentieri sconosciuti delle nostre foreste, è facile incontrare cascatelle che da secoli modificano continuamente il proprio letto. Attraversano faggete e radure con l’unico scopo di raggiungere il fiume degli artisti, che sanno prende vita dal monte Falterona, la seconda montagna con la cima più elevata dell’Appennino tosco-romagnolo; il primato spetta al vicino monte Falco, di soli quattro metri più alto.

Ebbene, tra quelle acque scorrenti da secoli non è improbabile incontrare salamandre che si godono lo scorrere perenne di quelle limpide acque pure, sostando tra pietre ricoperte di muschio smeraldino, reso splendente dalle gocce del torrente. Come non è improbabile fare suggestivi incontri tra quei sentieri, di cervi, daini e sporadicamente qualche lupo. Gli animali hanno imparato, a loro spese, quanto disturbo arreca il turismo selvaggio e son riusciti a conviverci. Dobbiamo fare come loro, noi che amiamo il silenzio delle foreste. Percorrere quei sentieri, cercarli, trovarli e non farne menzione a nessuno, sono nostri! Fanno parte del nostro mondo interiore, che ha bisogno ogni tanto, da quando il mondo materialista ha preso il sopravvento su questo pianeta, di immergersi in un luogo mistico, che ci conduca davanti a noi stessi facendoci riflettere sul mondo, sulla vita… sul domani sconosciuto.

Basta lasciarsi trasportare dalla corrente e navigare con la nostra sensibilità in un mondo parallelo, fatto di poesia e amore, molto raro in questo torno di tempo nel quale viviamo. Spero di percorrere con voi, sentieri sconosciuti, per capire chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

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