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lunedì, 17 Marzo 2025

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Chi ha paura del Lupo?

di Melissa Frulloni – La storia di Cappuccetto Rosso la conosciamo tutti e dopo averla ascoltata la prima volta da bambini, quel lupo grosso e cattivo che dopo aver mangiato la nonna le aveva anche rubato l’identità per ingoiare in un sol boccone anche la povera Cappuccetto, ci era sembrato un mostro, un essere terribile che solo il coraggio e il fucile del cacciatore avrebbero potuto eliminare e tenere a bada. Poi, ovviamente si cresce e si impara che il male e il bene non hanno confini così netti, spesso si intersecano e ogni situazione ha quelle sfumature di grigio che sono importanti da cogliere per capire la realtà che ci circonda. Così il lupo non ci appare più tanto cattivo e il cacciatore così buono da essere paragonato ad un eroe…

“Il lupo non è né buono né cattivo!” Ci spiega con convinzione il Prof. Marco Apollonio (nella foto sotto, a destra), docente ordinario del Dipartimento di Zoologia e Genetica Evoluzionistica dell’Università di Sassari: “È un predatore e come ogni animale selvatico deve procurarsi il cibo cacciando le sue prede. La pericolosità per l’uomo c’è perché se il lupo ha fame e ha davanti a se una preda facile (come anche un cane) non ci penserà due volte ad attaccarla. Resta il fatto che le foreste del Casentino sono piene di prede, cervi, cinghiali, caprioli, daini, di cui il lupo può cibarsi. Difficilmente si spingerà oltre i suoi confini e se lo farà sarà a causa di una situazione anomala. Non credo quindi che sia il caso di creare allarmismi. L’ultimo attacco all’uomo da parte di un lupo è avvenuto nella prima metà dell’800; mentre fino al ’71 era abbattibile con ogni mezzo e in ogni tempo, oggi è una specie protetta anche se il tasso di abbattimenti illegali è molto alto.”

prof-apollonio

Il Prof. Apollonio, esperto di lupi, studia questo predatore dal 1983, monitorandolo in tutta la provincia di Arezzo dal 1997. Con le sue ricerche e il suo team ha permesso al nostro territorio provinciale di diventare un punto focale per lo studio di questo animale, ottenendo un gran numero di dati a riguardo. Ha iniziato a lavorare proprio in Casentino e sulle Alpi ha studiato anche l’orso. Nel nostro territorio si occupa anche di ungulati e grandi carnivori.

Il Professore ha scritto anche un libro dal titolo “Il lupo in Provincia di Arezzo”, insieme ad un altro grande esperto del settore che è Luca Mattioli. La loro pubblicazione rappresenta un importante studio sulla biologia della fauna nel nostro territorio. “In Casentino abbiamo diversi branchi di lupi, 2 in Catenaia, 1 nel fondo valle, 4 in Pratomagno; la dimensione media è di 5 esemplari, con un minimo di 2 ad un massimo di 12. Per lo studio dell’animale sul territorio abbiamo anche un centro che si trova a Chitignano, il Centro Studi Casa Stabbi dove con il mio team possiamo monitorare la presenza del lupo nella vallata. Per questo ringrazio la Provincia di Arezzo che mi ha permesso di svolgere questo lavoro in un Centro di eccellenza per questo settore.” Ci spiega il Professore.

Dal 2013 Apollonio si occupa del predatore anche sul territorio regionale ed è stata proprio la Regione che dallo scorso anno (fino alla fine del 2017) gli ha concesso l’autorizzazione alla cattura degli ibridi (incroci tra cani e lupi) sul territorio. Le catture e il monitoraggio tramite fototrappole degli ibridi, vengono effettuate dal professore e dal suo staff in stretta collaborazione con l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il Ministero dell’Ambiente e il Parco.

Professore ma come e quando avviene la cattura di un ibrido? «Dobbiamo innanzitutto precisare che gli ibridi nascono sempre dall’incrocio tra una lupa e un cane, non ci sono stati casi in cui gli ibridi siano stati partoriti da un cane femmina. È proprio per questo che i piccoli che nascono sono molto ben integrati nel branco, perché crescendo con una mamma lupa vivono e imparano tutte le logiche dei loro simili, ossia dei lupi. Spesso sono diversi dal lupo vero e proprio, il loro mantello può essere nero, marrone, ma anche a chiazze come quello dei meticci; all’apparenza infatti sembrano cani a tutti gli effetti, tanto che se li vedessimo girare per il paese ci domanderemmo subito di chi è quel cane senza collare che vaga indisturbato. Quando uno o più ibridi diventano pericolosi per la comunità scattano le operazioni per la cattura. Gli ibridi sono animali che inquinano, geneticamente parlando, la specie e causano danni alla zootecnia. Anche una nota europea li ha definiti un problema e ha permesso che su tutto il territorio avvenissero le catture. Il problema più grande da risolvere però è accertarsi che l’animale che abbiamo catturato sia veramente un ibrido e non un lupo che è una specie protetta. Questa operazione è molto complicata e viene fatta tramite l’esame del DNA. Ad esempio, se l’animale attaccato è stato un cane, viene prelevato il DNA dalla carcassa per capire a quale specie appartiene l’animale che lo ha ucciso. Nel caso però fosse stato un ibrido o un lupo, discriminare il DNA della preda da quello del predatore è difficilissimo proprio perché appartengono alla stessa specie.»

Una volta catturati gli ibridi vengono trasferiti al Crasm, il Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma, di Semproniano, in cui saranno destinati a vivere in cattività. Questi animali vengono catturati con un laccio ad una zampa, mimetizzato nella foresta e posizionato nei luoghi (verificati con le fototrappole) in cui l’ibrido è solito passare. La cattura non è facile, ma quando avviene e quando si è sicuri di non aver catturato un lupo, l’animale viene trasferito al Centro.»

Per quanto riguarda gli attacchi ad alcuni cani avvenuti in Casentino, presumibilmente ad opera di un lupo, il Prof. Apollonio non si sbottona e resta cauto sul giudizio, confermando che per stabilirlo occorrerebbe un esame del DNA che come detto non è semplice, come ci spiega: “Se fosse stato un lupo ad attaccare il cane il suo sarebbe sicuramente un comportamento anomalo, anche se attacchi ai cani sono la regola in altre zone della Toscana, in Umbria e in Emilia Romagna, anche nei paesi dell’Est Europa, ma qui la risposta sta nella scarsa disponibilità di prede e quindi di cibo per il lupo. Consiglio comunque a chi vive anche poco lontano dai paesi di tenere durante la notte, in casa i cani di piccola taglia e di non lasciar andare nella campagna limitrofa bambini non accompagnati da un adulto. La regola vuole che il lupo sia impaurito dalla presenza dell’uomo e per questo tenderà a scappare, ma con un bambino piccolo che magari pesa la metà di questo grande predatore, le precauzioni non sono mai troppe.”

Il 24 giugno scorso si è tenuta in Prefettura ad Arezzo una riunione che ha visto coinvolti tutti gli enti preposti alla conservazione e al monitoraggio del lupo sul nostro territorio, tra cui anche il Corpo Forestale dello Stato. Marco Mencucci, a capo del CTA-CFS del Parco, che detiene i dati più attuali sul lupo in Casentino, ci ha spiegato che: “Il Prefetto non ci ha chiesto di svolgere attività particolari, in quanto la riunione è servita a fare il punto sulla situazione provinciale in merito alle segnalazioni degli ultimi mesi apparse sulla stampa. É emerso che non ci sono riscontri certi sui casi avvenuti in provincia e che quindi l’attribuzione della causa non è stata determinata; fa eccezione il caso del Casentino. La vallata, infatti, è stata ampliamente monitorata, ma al momento non è stato costituito nessun gruppo di lavoro per l’eventuale cattura dell’animale autore degli attacchi nei paesi. La pronunciazione dell’ISPRA potrebbe anche attivare, dopo i necessari accordi, il gruppo del Professor Marco Apollonio che, per conto della Regione Toscana, sta effettuando catture di ibridi su tutto il territorio.”

Intanto il CFS ha esteso ad altri 7 siti, che sono stati interessati a vario titolo da interazioni con il presunto o riscontrato lupo, il monitoraggio tramite fototrappole. Dallo scorso 18 giugno, però non si sono registrati nuovi eventi, né ci sono riscontri positivi dalle fototrappole. A dire di Mencucci, infatti, sembra prendere forza l’ipotesi, manifestata anche in Prefettura, di un esemplare di lupo vecchio in difficoltà che ha esaurito le energie per predare. Anche il modo atipico di cacciare e la serialità degli attacchi indicano uno stato di impossibilità dell’animale a procacciarsi il cibo. Nell’ultimo mese non essendoci state segnalazioni ulteriori, dal CFS presumono che il problema si sia risolto da solo, perché non si può escludere che l’animale abbia esaurito le energie necessarie a cacciare e che quindi sia morto.

Il lavoro del Professor Apollonio è veramente interessante e la nostra conversazione con lui ci ha fatto capire quanto sia profonda la sua conoscenza di questo predatore. Un grande rispetto per il lupo lo muove ad indagare e a studiarne tutti i comportamenti. Ribadisce che il lupo non è né buono né cattivo, è solo un predatore che “fa il suo mestiere”. La sua presenza nella vallata comunque ormai è indiscussa, come certo è il fascino e la paura che allo stesso tempo questo animale provoca in noi.

Chissà, forse Cappuccetto Rosso ci ha confuso un po’ le idee e, generazione dopo generazione, ha mostrato agli occhi di migliaia di bambini il lupo come un essere terribile, un mostro. Per fortuna, però si cresce, si smette di credere alle favole e con il tempo si capisce che il lupo non è poi tanto cattivo e il cacciatore così buono…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 274 | Settembre 2016)

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