di Melissa Frulloni – In alcuni paesi della Valsusa l’acqua arriva con le autobotti; in Piemonte gli agricoltori e allevatori lanciano grida di allarme e temono la siccità estrema per la prossima estate; nella zona dell’Appennino centrale, arriva il sistema digitale per monitorare lo stato dell’acqua in tempo reale; lungo le sponde del Po (sappiamo tutti in che condizioni si trova il fiume più grande d’Italia), la situazione era critica già in inverno, figuriamoci cosa succederà quando le temperature si alzeranno ancora…
Potremmo riservare lo spazio di questa intera pagina (e forse anche di più!) per stilare una lista di esempi come questi, sì perché il problema siccità sta letteralmente invadendo il nostro Paese, “mangiando” fasce sempre più vaste di terreno, un tempo destinate alle coltivazioni e che oggi invece lasciano spazio a terra arida e sabbia. Il problema interessa, come detto, tutta Italia e il Casentino purtroppo non ne è esente; qui, come altrove, infatti è destinato ad ingigantirsi nei prossimi mesi, visto che si prospetta un’estate torrida.
Come spesso succede siamo portati a credere che la nostra vallata sia esonerata da disagi come questo che toccano invece altri territori italiani; le nostre montagne ci chiudono e ci proteggono all’interno di un’area che pare quasi impermeabile alle influenze esterne. Ma ancora una volta non è così e anche noi siamo condannati ad andare incontro a terreni sempre più aridi e coltivazioni messe in ginocchio dalla siccità.
Ne abbiamo parlato con Coldiretti per capire quale è lo stato attuale delle cose in Casentino e cosa dobbiamo aspettarci per la stagione a venire (trovate l’articolo a pagina 14 e 15) e, per fortuna, la situazione, benché da monitorare e tenere sotto controllo, non è così grave come in altre parti d’Italia.
Ci sono problemi nella produzione di foraggio e anche in quella degli alberi di Natale (gli abeti di Montemignaio e Castel San Niccolò hanno subito molto a causa della scarsità di piogge; sono state 100 mila le piante seccate questo inverno), ma per il momento pare scongiurato lo scenario che, questo mese, abbiamo messo in copertina…
Bibbiena sullo sfondo e, in primo piano, un dromedario che tranquillo passeggia su una landa desolata; un deserto che avanza inesorabile e che è pronto a “conquistare” fette di bosco, prati verdi e terreni casentinesi.
Ovviamente abbiamo estremizzato, ma l’immagine rende bene il concetto che non c’è più tempo! E anche se in Casentino siamo, forse, più fortunati che in altre zone del nostro Paese, è bene prendere il problema siccità molto seriamente e trovare una soluzione al più presto.
Pensare di dover abbandonare la coltivazione dell’abete di Natale ed optare invece per quella delle banane o dei datteri, non è certo una prospettiva allettante per il Casentino; esageriamo dite? Speriamo sia fanta-agricoltura, ma a giudicare dai segnali che abbiamo intorno quel “manca poco…” della copertina ci pare profetico.
E non è un caso che sia stato registrato, proprio in Casentino, nelle nostre foreste, un comportamento atipico degli istrici che, spinti dalla fame, hanno attaccato e mangiato le cortecce delle piante di sambuco. Questo comportamento è tipico dei castori, ma è stato messo in atto anche dagli istrici a causa della siccità, dei cambiamenti climatici e della scarsità di cibo che li spingerà nei prossimi anni, sempre più verso i nostri centri abitati (come già succede per cinghiali e lupi).
Intanto il Governo ha già nominato il commissario straordinario per la siccità… L’ennesimo commissario straordinario (ormai ce ne è uno praticamente per ogni cosa); certo qualcosa da Roma (anche se inutile…) devono pur provare a fare.
In attesa che direttive concrete arrivino dall’alto, ci rendiamo conto che fare gli scongiuri o danze della pioggia varie non ha alcun senso e non riusciamo a guadare con speranza al futuro, seriamente preoccupati che quel dromedario, un giorno, arrivi davvero a Bibbiena…