di Riccardo Solei – I cani sono sempre stati parte del mio mondo. Da bambino ci ho giocato, ho imparato ad interagirci in maniera istintiva. Da adulto li ho studiati, li ho addestrati e ho capito, su basi scientifiche, perché le cose che facevo funzionavano o no. Da educatore cinofilo e addestratore mi pongo due obiettivi: fare in modo che chi si rivolge a me riesca a costruire una relazione equilibrata con il proprio cane e diffondere una cultura cinofila basata sul rispetto e sul riconoscimento del cane come singolo individuo con le sue peculiarità di razza, le sue attitudini fisiche e mentali e le sue esigenze specifiche.
La mia vision si basa sull’idea di una educazione cinofila responsabile, perché chi decide di accogliere un cane si assume una responsabilità che si manifesta in due direzioni: nei confronti del cane, a cui è giusto assicurare la soddisfazione dei suoi bisogni materiali ma anche l’attenzione ai suoi bisogni relazionali e mentali, e responsabilità nei confronti della società, che si manifesta nell’essere il proprietario di un cane sotto controllo, non invadente, e soprattutto non pericoloso. Il mio metodo parte dall’incontro conoscitivo con il proprietario, la sua famiglia e il cane, Il focus durante l’incontro conoscitivo è sull’osservazione e sull’ascolto attivo non giudicante.
L’osservazione è fonte preziosa di informazioni sulla relazione tra il proprietario e il proprio cane. La lunghezza del guinzaglio, la postura, le movenze del conduttore, ad esempio, parlano del livello di fiducia che ha nei confronti del cane. L’atteggiamento del cane, la sua posizione, il suo livello di attenzione invece, dicono molto sul suo grado di autostima e sulla capacità di fronteggiare situazioni sconosciute.
La quantità e la qualità delle interazioni tra conduttore e cane infine forniscono elementi sull’equilibrio della relazione. L’ascolto non giudicante è altrettanto importante perché il racconto del proprietario mi fornisce elementi per capire quali sono le problematiche e le difficoltà che portano il cane ad assumere gli atteggiamenti sgraditi e sulle quali sarà necessario lavorare ma prima ancora è necessario che il proprietario cambi prospettiva, imparando a comunicare in un linguaggio che sia comprensibile per il cane, in modo da poter condividere un percorso di conoscenza reciproca che li porti a costruire una relazione stabile, equilibrata e appagante. Gli strumenti per farlo sono di diverso tipo e natura. L’uso della voce, la postura, il corretto utilizzo del guinzaglio, l’attività fisica e mentale fanno per esempio parte della “cassetta degli attrezzi” che utilizzo abitualmente nel mio lavoro e che già da soli sono in grado di generare un cambiamento sensibile nell’atteggiamento del cane già dopo i primi incontri.
Poi, non meno importante, c’è la fase del mantenimento: molte razze hanno la necessità di incanalare energie in attività di grande sforzo fisico e/o mentale. Per questo l’attività continuativa in campo, che sia per esempio, mentale come il Nosework o il Mantrailing, o dinamica come il Rally Obedience, o finalizzata al controllo come l’Utilità e Difesa, permette al cane di canalizzare le energie inespresse in attività svolte in un contesto adeguato e sicuro, aumentandone la sicurezza, facilitandone l’appagamento e favorendo il raggiungimento del suo equilibrio.