di Mauro Meschini – La storia che avete già letto sul ragno violino vi ha permesso di conoscere i particolari della disavventura capitata ad una signora casentinese che è stata morsa dal ragno violino, con conseguenze che ancora sono per lei molto pesanti e dolorose. La signora racconta che il morso di questo piccolo animale è subdolo perché all’inizio non lascia tracce e neppure produce fastidi o dolore, è con il tempo che gli effetti nefasti iniziano a manifestarsi in maniera sempre più evidente e invadente. Bisogna essere molto accorti e attenti per riuscire a prendere in tempo le contromisure e mettere in atto cure efficaci in grado di fermare ed eliminare i pericoli per il corpo.
Ma perché riassumere anche in queste pagine argomenti che è possibile trovare in un’altra parte di questo stesso giornale? Intanto perché la storia che raccontiamo non lascia indifferenti, è un evento casuale, anche banale, ma proprio per questo potrebbe capitare ancora e coinvolgere chiunque. In secondo luogo, proprio partendo da questa storia, abbiamo immaginato di fare un parallelo tra gli effetti dei morsi del ragno e quelli dei morsi che, in tanti decenni, il Casentino ha dovuto subire.
Qualcuno potrà subito pensare che sia una trovata senza capo né coda, può essere anche così, ma ci è sembrato che si possano trovare molti punti in comune in questa azzardata similitudine. Come abbiamo detto prima una caratteristica, anzi la caratteristica più pericolosa del morso del ragno violino è di non lasciare, nell’immediato, né tracce né effetti, tutto resta come prima, si continua a fare quello in cui eravamo impegnati senza avere nessun segnale che ci possa mettere in allarme, preoccupare, spingere a verificare se, effettivamente, qualcosa di grave sia accaduto.
Ebbene ci viene da dire che, in molti casi, anche per il Casentino possa essere successo la stessa cosa. Non stiamo parlando naturalmente di morsi veri e propri, ma di scelte e decisioni che, non subito, ma lentamente e in maniera sempre più marcata, hanno prodotto conseguenze tutt’altro che positive. Addirittura ci sembra di poter affermare che, in maniera ancora più subdola del morso del ragno violino, queste scelte e decisioni non solo all’inizio appaiono ininfluenti e senza effetti, anzi, sembrano così determinanti e fondamentali da non poter essere assolutamente discusse, modificate, cambiate o, addirittura, apertamente messe in discussione e contrastate. Se accade, se qualcuno prova ad alzare timidamente la mano per avanzare un dubbio, esplicitare un problema, dichiarare una palese contrarietà rischia di fare la fine di Cassandra e Laoconte, che tentarono di mettere in guardia i troiani quando questi decisero di fare entrare il cavallo dentro le mura della città, ma non furono creduti e, addirittura, due enormi serpenti usciti dal mare uccisero proprio Laoconte e i suoi figli.
Naturalmente, dalle nostre parti non si ripetono scene così apocalittiche, ci si limita a ignorare e considerare con presuntuosa superiorità le voci controcorrente, creando il vuoto intorno a loro. Ognuno potrà ripensare alle occasioni in cui ha avuto la sensazione che questo stesse succedendo, a noi, senza fare troppa attenzione alla cronologia ci vengono in mente alcune occasioni, vissute direttamente o conosciute attraverso il racconto di altri, che ci hanno dato e ci danno la sensazione di vedere materializzarsi le conseguenze di morsi pesanti per il nostro territorio. La quotidianità che vede ancora protagonisti i semafori e i sensi unici alternati sulla nostra strada di fondovalle ci porta, intanto, a ripensare a quanto, ormai decenni fa, accadde nel momento in cui anche il Casentino vedeva il periodo della ricostruzione.
Tutto fu lasciato alle decisioni prese nei recinti dei singoli comuni, il “morso” del campanilismo e la mancanza di una visione a lungo termine impedirono di elaborare un progetto di vallata che avrebbe potuto garantire la costruzione di quella strada veloce che oggi garantirebbe collegamenti in tempi tali da rendere assolutamente vantaggioso non solo spostarsi da e per il Casentino, ma anche vivere e creare impresa nella vallata. Lo stesso “morso” del campanilismo ha poi continuato a estendere i suoi effetti provocando nel tempo la nascita delle più creative architetture amministrative senza mai arrivare alla sintesi che avrebbe potuto, e potrebbe ancora dare al Casentino, una guida unica comune per il suo intero territorio.
Sono morsi pesanti e ripetuti e gli effetti sono adesso sotto gli occhi di tutti, lo sanno bene gli automobilisti che trascorrono ore fermi in coda ogni giorno in prossimità dei cantieri che sono nati come funghi in questi ultimi mesi, mettendo in evidenza ben più di una lacuna nella capacità di programmare gli interventi su un limitato tratto stradale. Il fatto che, in tempi e periodi così diversi, il Casentino sia stato vittima di morsi che si sono poi dimostrati così negativi, fa pensare che la fonte di questi effetti nefasti sia sempre attiva e presente, sarebbe davvero importante cercare e trovare la sua origine, il punto in cui il “veleno” continua a rigenerarsi. Questo aiuterebbe a creare anticorpi, prevenire e evitare ulteriori morsi che non potrebbero fare altro che perpetuare una situazione da cui questa vallata vorrebbe uscire. Riflettendoci un attimo, viene comunque da ipotizzare che potrebbe non essere così difficile iniettare “vaccini” efficaci in grado di contribuire a scongiurare gli effetti dei morsi.
Potremmo vederli in scelte che, finalmente, abbiano il Casentino come orizzonte, non l’orticello di una frazione o di un comune. Lo potremmo vedere in proposte che presentano progetti concreti e capaci di incidere sul tessuto economico e sociale della vallata. Lo potremmo vedere in un diverso modo di considerare i Consigli comunali, da troppo tempo luoghi dove non si discute e dove ci si limita a ratificare scelte assunte in solitario dai nuovi podestà rappresentati dai primi cittadini che, oggi come ieri, sembrano allergici al confronto e al dibattito limitando il rapporto con la cittadinanza alle solite inaugurazioni e conferenze stampa di rito. Lo potremmo vedere in iniziative totalmente diverse, per esempio, dall’idea di cambiare nome al Parco nazionale, un’idea figlia della politica degli spot, della politica dell’immagine, della politica che riproduce se stessa, ma è incapace di essere concreta, trasparente, inclusiva, aperta alla contaminazione e ad accogliere idee, progetti, innovazione.
A questo proposito da ricordare che il gruppo “Per Pratovecchio Stia”, adesso presente nel Consiglio comunale, ha presentato un ordine del giorno per chiedere all’assemblea di esprimersi in modo contrario all’ipotesi di modificare il nome del Parco nazionale. Si tratta di una voce fuori dal coro che ha scelto di aprire un confronto politico aperto, nel luogo dove questo dovrebbe avvenire. Già, iniziare a discutere, tornare a partecipare, chiedere conto del loro lavoro ai nuovi sindaci, per tanti aspetti non molto diversi da quelli che c’erano prima, sarebbe fondamentale per cambiare questo territorio. Anche perché, pensate davvero che le ultime elezioni amministrative abbiano cambiato qualcosa? Forse qualcuno lo ha ipotizzato nell’immediato ma, pensandoci bene, poco o niente è diverso e, soprattutto, nuovo.
Tra primi cittadini confermati, alcuni dei quali destinati ormai al posto fisso, e altri che, in un passato non troppo lontano, hanno già avuto incarichi analoghi o comunque di amministratore in altri comuni, ci troviamo di fronte le stesse persone, con l’aggravante che questa volta per farsi eleggere qualcuno non ha esitato a rinnegare i propri valori e le proprie idee per andare a schierarsi nel campo avverso.
Avremmo avuto bisogno di ben altro, il Casentino avrebbe bisogno di ben altro per curare gli effetti dei morsi che in questi decenni lo hanno duramente penalizzato, non certo di trasformisti della domenica! Siamo sempre convinti, e forse siamo rimasti tra i pochi, che la Politica sia il sale della Democrazia, che la Partecipazione sia necessaria per rafforzarla, che la Coerenza con le proprie idee sia un valore insostituibile, che “Fare Politica” significhi mettersi al servizio degli altri e non sia un modo per occupare anche più poltrone nello stesso momento. Forse per immaginare un Casentino nuovo c’è bisogno di tutto questo…