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giovedì, 28 Marzo 2024

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La corte del Conte Orlando

di Francesca Corsetti – Il 26 maggio scorso si è tenuto un incontro tra il gruppo storico della Pro Loco La Verna e i bambini delle scuole di Chiusi della Verna. Il progetto è stato attuato ai sensi della legge regionale 3 agosto 2021 n. 27, volta alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio storico-culturale e delle radici culturali, particolarmente in relazione all’articolo 11, che promuove le iniziative didattiche finalizzate a trasmettere le tradizioni locali e le rievocazioni storiche. A questo scopo, “San Francesco” e i signori di Chiusi, il “Conte Orlando Cattani” e la “Contessa Maria”, sono stati accompagnati fino al cortile della scuola da un piccolo corteo di figuranti, comprendente anche dei rappresentanti del gruppo sbandieratori e tamburini. Davanti a un pubblico di alunni delle scuole elementari e dell’asilo, il banditore ha spiegato il significato di tale manifestazione, narrando la storia locale del paese e i fatti antecedenti e posteriori alla storica donazione del monte de’ La Verna a San Francesco, che hanno conferito a questo luogo una bellezza e un’importanza uniche al mondo.

Questa storia inizia grazie alla famiglia Cattani. I Cattani hanno dominato sui territori di Chiusi della Verna per ben quattro secoli, risiedendo in quel castello di cui oggi rimane soltanto una rocca in rovina, detta anche il Cassero. Di questa famiglia, il “Conte” Orlando (che conte, in realtà, non era) ne è ricordato come membro più illustre, proprio per i fatti che mi accingo a raccontare.

Questo incontro singolare ha avuto luogo a San Leo, nella storica regione del Montefeltro, esattamente l’8 maggio 1213, ma è avvenuto in maniera piuttosto casuale. Il nostro Conte Orlando, insieme a numerosi rappresentanti di altre casate nobiliari, si trovava alla corte di Bonconte I da Montefeltro in occasione di una grande cerimonia di investitura a cavaliere per il figlio, Montefeltrano II da Montefeltro, che aveva appena compiuto ventuno anni. Anche San Francesco, nel suo peregrinare, passava per quei luoghi in compagnia di Frate Leone. A corte la festa era grande e una mattina, attirati dai suoni di campane, trombe e tamburi, i due fraticelli si diressero su verso la porta della città. Naturalmente, Francesco ottenne il permesso di parlare ai presenti e cominciò la sua predica su di un muricciolo ai piedi di un grosso olmo. Si ricordano ancora le parole d’apertura di questa predica, «Tanto è il bene che m’aspetto, ch’ogni pena m’è diletto», riprese da un motto popolare del tempo.

In memoria di questa importante predica, è stato conservato un frammento di quell’olmo, che sopravvisse fino al 1662, ed è oggi collocato, assieme a una targa celebrativa, a Palazzo Nardini. Palazzo Nardini si chiamava un tempo Casa Severini, ed è proprio lì che è avvenuto questo incontro straordinario, in presenza di Frate Leone; si racconta, infatti, che il pubblico di nobili signori rimase commosso dalla predica del Santo. In mezzo a loro, il nostro Conte Orlando deve esserne rimasto particolarmente turbato, al punto da chiedere a Francesco un colloquio privato. Si ricordano ancora oggi le parole con cui gli si rivolse: «Francesco, vorrei parlare con te, in privato, dei fatti dell’anima mia».
Spostatisi quindi in una sala di Casa Severini, fu allora che il Conte Orlando pronunciò il celebre discorso con il quale offrì il monte della Verna:
«Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle genti, o a chi desidera fare vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia».

Francesco accettò, ma prima di giungere personalmente, pare che abbia inviato alcuni suoi confratelli a vedere il posto. San Francesco arrivò alla Verna solo l’anno successivo, nel 1214. All’epoca queste zone erano terre occupate da malviventi e possiamo ipotizzare che fu probabilmente anche questa la ragione, oltre a qualche “fatto dell’anima sua”, per cui il Conte offrì al Santo questo luogo: come atto politico, per ripristinare l’ordine e far valere il proprio potere. Francesco e la fede cristiana furono ben graditi anche dai briganti. Ne è di esempio la conversione del più terribile di questi: Brigante Lupo. Vuole la leggenda che Brigante Lupo fu convertito dal Santo vicino all’odierno sentiero che porta alla cima del monte Penna, in un masso sull’orlo del precipizio, oggi noto come il Masso di Frate Lupo.

Nella terra dove lui ricevette il segno indelebile delle Stimmate, la sua presenza ha lasciato un segno altrettanto permanente: non solo oggi possiamo ammirare uno dei santuari più belli del nostro paese, ma un’atmosfera mistica pervade ogni elemento architettonico e naturale presente sulla montagna. «Non est in toto sactior orbe mons», non vi è monte più santo al mondo, è inciso oggi in una lapide al Santuario della Verna.

San Francesco lasciò definitivamente la Verna dopo dieci anni, nel 1224, due anni prima di morire ad Assisi. Il nostro Conte, invece, visse vicino ai suoi fraticelli fino al 1263 e fu poi sepolto nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, la prima che venne costruita e che lo stesso San Francesco vide e volle realizzare su modello della Porziuncola di Assisi.

La rievocazione storica di Chiusi della Verna non vuole solo tramandare un evento lontano di fondamentale importanza per il paese, ma oramai è diventata essa stessa una celebrazione parte della nostra storia contemporanea. Non perché origini così lontane, ma dopotutto anche il nostro è un comune piuttosto giovane. Sappiamo, infatti, che a partire dal 1838 la sede del comune fu spostata a Bibbiena e il paese prese il nome di Chiusi in Casentino. Fu soltanto quasi un secolo dopo, nel 1922, che la sede fu spostata e Chiusi tornò a essere capoluogo di comune. Poco più tardi, per Regio Decreto n. 861 del 22 marzo 1928, il re Vittorio Emanuele III concesse l’autorizzazione a modificare la denominazione in Chiusi della Verna, sottolineando ancora una volta quello stretto legame tra il paese e il santuario. Per vedere il primo corteggio storico bisognerà attendere ancora un paio di decenni.

L’idea di celebrare l’incontro tra il Poverello d’Assisi e il signore di Chiusi nasce negli anni Cinquanta da un consigliere comunale con delega alle attività culturali, Enrico Montini, che si occupò da solo della sua organizzazione, provvedendo anche ai costumi che si procurò in delle sartorie fiorentine. L’evento ebbe luogo in una domenica di maggio, in una forma diversa rispetto alle edizioni successive, che prevedeva soltanto la recita nella piazza del Quadrante. Ricevette però una grande partecipazione: l’allora Padre Guardiano del Santuario della Verna vestiva i panni di San Francesco e l’allora Sindaco, Donatello Detti, i panni del Conte Orlando Cattani. Dopo questa prima e unica edizione degli anni Cinquanta, la rievocazione storica fu poi nuovamente recuperata solo negli anni Ottanta, più precisamente nel 1982. Questa volta, fu organizzata nella forma che conosciamo oggi, vale a dire con il corteo che sfila per il paese in direzione del Santuario, dove poi assistiamo alla messa in scena della donazione del monte. L’evento è stato ripetuto nel 1983 e nel 1985, per poi passare direttamente all’anno 2000 in occasione del Grande Giubileo. Solo dal 2010 la Pro Loco del paese in collaborazione con il Comune e con il Santuario della Verna ha ripreso alla riorganizzazione dell’evento con cadenza annuale – salvo imprevisti come una pandemia globale! – e si impegna anno dopo anno affinché questa ricorrenza non vada dimenticata.

È un impegno estremamente importante per una comunità che conta circa 600 abitanti (forse), ma è essenziale principalmente per due motivi: in primo luogo, per continuare a mantenere vivo quel legame tra presente e passato che costituisce la nostra identità; in secondo luogo, perché richiama la partecipazione di gran parte della cittadinanza, in virtù di quel senso di appartenenza alla propria comunità che è motore di tutte quelle iniziative messe in atto per amore e dedizione verso il proprio paese. Con questo spirito, dopo due anni di pausa, la corte del Conte torna in festa, come suo solito, il terzo fine settimana di luglio. Si comincia il pomeriggio di sabato 16 luglio, con un mercato medievale in Piazza dei Caduti, per poi procedere con una cena medievale itinerante lungo il centro storico a partire dalle 19.30 e una serie di spettacoli a tema fino alle 23. La festa prosegue poi domenica 17 luglio. Durante la mattina è previsto il sesto Palio di San Francesco, la gara degli arcieri valevole per il campionato italiano LAM. Dopodiché, nel pomeriggio, a partire dalle 15, un lungo corteo di figuranti e spettatori sfilerà lungo le vie del paese, su per l’antica mulattiera, accompagnando il Conte e la Contessa fino al Santuario della Verna per la rievocazione del memorabile incontro con San Francesco, in quel teatro naturale che realmente lo accolse più di ottocento anni fa.

(Un ringraziamento a Giovanni Giorgi per la sua preziosa ricerca.)

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