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venerdì, 19 Aprile 2024

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La rinascita della Lebole

di Melissa Frulloni – Correva l’anno 2016. Era febbraio e noi eravamo riusciti a raggiungere Enzo e Giordano Cerofolini, padre e figlio, amministratori della CEI (Cerofolini Edile Immobiliare), per parlare dell’importante progetto di recupero dell’area ex Lebole di Rassina. I Cerofolini ci avevano detto di dover “aspettare ancora 5/6 mesi per il responso del Comune” che doveva seguire un lungo e complesso iter burocratico prima di dargli una risposta riguardo ad una variante di un vecchio Piano di Recupero dello stabilimento che i Cerofolini avevano depositato in Comune poco tempo prima.

Oggi, Enzo Cerofolini è tornato a trovarci in redazione, perché è di qualche giorno fa la decisione del Comune di Castel Focognano di sottoscrivere con la sua azienda la convenzione che potrà finalmente permettergli di portare a termine i lavori all’ex fabbrica tessile, come ci spiega: “Ora siamo finalmente in grado di andare avanti speditamente. Rispetto ai tempi di chiusura dei lavori che avevamo stabilito per fine 2017, dobbiamo slittare di 3/4 mesi, prevedendo l’apertura del supermercato per Pasqua 2018. Rispetto al programma che noi avevamo inizialmente previsto siamo leggermente più indietro perché non avevamo fatto i conti con un grande nemico che invece abbiamo incontrato sulla nostra strada che sono la burocrazia e i burocrati che non hanno capito che il mondo è di chi si muove alla svelta… Chi prende uno stipendio sicuro deve essere in grado di prendersi le sue responsabilità…”

Cerofolini ha ragione, un intervento del genere che punta a riqualificare un intero paese e che finalmente metterà la parola fine alla vita di un mostro come la ex Lebole, richiedeva tempi di intervento immediato, velocità di esecuzione e sveltimento delle pratiche burocratiche che più di una volta hanno rischiato di rallentare in modo serio l’iter dei lavori.

Con il piano di recupero della CEI un altro gigante davvero troppo ingombrante per il Casentino se ne va e porta via con se anche una cartolina non proprio lusinghiera della nostra vallata. Al posto della ex Lebole, opificio storico del nostro territorio, che ha ospitato tra i suoi alti muri circa 600 operaie e che dopo diversi ridimensionamenti, chiuse definitivamente i battenti nel 1998, sorgerà un supermercato, case e negozi, un nuovo centro che speriamo possa dare qualcosa al paese di Rassina come l’ex stabilimento fece con l’intero Casentino tanti anni fa.

“Sono 3 mesi che lavoriamo nel cantiere e con mia grande meraviglia, in un paese dove tutti parlano di disoccupazione e si lamentano per i mancati posti di lavoro, abbiamo ricevuto la visita della ASL, dell’ispettorato del lavoro e dei carabinieri; fortunatamente noi siamo in regola, però sono cose che, oltre a farci perdere tempo, ci fanne perdere un po’ di fiducia e stima nella nostre istituzioni.

Ci sentiamo dei guerrieri; abbiamo speso milioni di euro per fare un lavoro piuttosto incerto, non sappiamo quanto e cosa venderemo, ma nonostante tutto, io con i miei 80 anni suonati, sono al cantiere ogni giorno a dirigere i lavori e a portarli avanti, quindi quando trovi persone che non vogliono assumersi le proprie responsabilità o la burocrazia inizia a metterti i bastoni tra le ruote, non riesci proprio a capirlo…”

Enzo ci spiega che il Comune di Castel Focognano ci ha messo 14 mesi e mezzo per arrivare alla convenzione. Il ritardo pare sia stato scaturito dall’interpretazione di una legge che prevede che chi fa delle bonifiche deve avere uno scorporo degli oneri di urbanizzazione. A dire di Cerofolini la legge era chiara e la CEI aveva provveduto a trasmetterla al Comune. Il Comune però si è riservato di informarsi in Regione e (finalmente!) dopo 8 mesi la Regione ha risposto che sì, aveva ragione Cerofolini e che il Comune poteva procedere con lo scorporo degli oneri.

“Una cosa così importante meritava un po’ più di velocità!” Ha continuato Enzo.

Dal punto di vista dei lavori che cosa è stato fatto in questi mesi? «Il primo blocco dell’edificio, quello del lato Arno, è stato ridotto di un piano ed è stata completata la copertura. Nel secondo, il blocco centrale, invece completeremo la copertura a breve, mentre contiamo per il mese di maggio di completare il blocco lungo la SR71. A giugno verrà montato il prefabbricato che ospiterà il supermercato. Questo è già stato venduto all’Etruria di Siena che vende con il marchio Simply. Il supermercato occupa una superficie di 1.100 m2, mentre restano 1.600 m2 di negozi e 600 di uffici e appartamenti. Di questi abbiamo già venduto qualcosa, ma prima della stipula della convenzione non avevamo preso molti contatti in questo senso, ora andremo sicuramente avanti anche in questa direzione. I lavori continueranno comunque senza interruzione anche nel mese di agosto, mentre ci siamo già avvantaggiati per quanto riguarda le bonifiche da fare sull’area. Ne abbiamo già fatte il 60%, con 3 siti bonificati e uno solo rimasto. Per bonifica intendo una bonifica ambientale; secondo l’ARPAT infatti c’erano materiali inquinanti e pericolosi che ci hanno costretto ad asportare e mandare in discarica 300 tonnellate di terreno, mentre stiamo trattando sempre con l’ARPAT per fare l’ultima bonifica in loco, direttamente nell’area. Inoltre sono stati livellati i piazzali che sono in attesa di ricevere l’ultima correzione e poi l’asfaltatura.»

“In pochi avrebbero scommesso su questo progetto, la struttura che ospitava la sede della storica fabbrica della LeboleModa era ormai in disuso dagli anni 2000, vedere oggi i tetti totalmente ristrutturati e le impalcature pronte è davvero un enorme soddisfazione per chi ha creduto in questa sfida.” Commenta il sindaco di Castel Focognano, Massimiliano Sestini che continua: “Un grande ringraziamento va sicuramente alla proprietà e a tutti coloro che hanno permesso questa rinascita. Rassina e tutto il Casentino non si meritavano di avere una mostruosità che ricordava Beirut bombardata negli anni ‘80. E per capire quanto sia importante per tutta la comunità questa area è stato sufficiente vedere i volti increduli di coloro che guardavano con speranza ed emozione l’ingresso dei mezzi all’interno del cantiere… molti dei quali avevano trascorso proprio lì l’intera vita lavorativa.”

Quando chiediamo a Enzo se per questo progetto la sua impresa ha ricevuto una qualche forma di finanziamento pubblico, un sorriso sarcastico si è abbozzato sulla sua faccia: “Abbiamo fatto tutto con i nostri mezzi e le nostre forze, alla fine questo intervento servirà a riqualificare un intero paese. La nostra è un’impresa a conduzione familiare, i soci della CEI siamo io e i miei figli, Giordano e Ennio, il nostro progettista, e come ripeto abbiamo fatto tutto da soli!”

Il lavoro che i Cerofolini stanno portando avanti è davvero importante per Rassina; secondo forse solo alla (futura, speriamo!) riqualificazione dell’area dell’ex Sacci. È capitato a tutti di etichettare Rassina come un paese spento; un luogo di passaggio, abbarbicato sulla regionale che sembra essere di nessuno, alla fine del Casentino, di transito da e per Arezzo… Quando la Lebole era aperta e in piena attività, la fabbrica posta al centro del paese rappresentava un perno attorno al quale ruotava la vita di tutta Rassina e non solo.

La sera quando le operaie uscivano dalla Lebole, c’era un gran movimento, la piazza piena di donne e di lavoratori… Erano loro l’identità del paese, i rassinesi che si riconoscevano in un edificio che significava sostentamento per molte famiglie e per centinaia di operaie, rappresentava l’emancipazione che avevano sempre sognato.

La Lebole sta per rinascere e anche se la destinazione d’uso sarà un’altra rispetto al passato, sicuramente perderà l’aspetto di “una mostruosità che ricordava Beirut bombardata negli anni ‘80”, la sua trasformazione significherà tanto per gli abitanti di Rassina e soprattutto per quelli che lì hanno lavorato tutta una vita e hanno visto quella gloriosa azienda piegarsi al tempo e diventare la carcassa del mostro che era. Ci auguriamo quindi che la nuova Lebole torni ad essere un punto di riferimento per tanti e, chissà, magari a rappresentare quell’identità che forse oggi manca al paese.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 282 | Maggio 2017)

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