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sabato, 12 Ottobre 2024

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Le laute prebende del cav. Viscidini

A grande richiesta continuano le fantastiche avventure del cav. Pomposo Viscidini, brevi novelle inventate che trattano, in modo sarcastico, il tema del Potere e del Dubbio e vogliono essere simili, immeritatamente, al capolavoro di Hans Christian Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Ribadiamo che ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale e solo frutto di fantasia.

In un paese lontano lontano, così lontano da essere anche molto vicino, continuava ad operare il cav. Pomposo Viscidini. Pomposo era ancora il direttore incontrastato della Banca del Credito Marittimo, Collinare e anche Montano. Ancora per poco, dicevamo. La sua carica era ormai scaduta e Lui stava aspettando o il rinnovo del suo mandato o il nome del suo successore. Aversi inviato una lettera anonima piena di minacce, non era quindi servito a nulla? Si chiedeva Pomposo e il brivido provato al concepimento dell’astuto piano della lettera anonima, tornava a salirgli su per la schiena, ancora più freddo e inesorabile.

Cosa poteva salvarlo, quale tattica doveva adottare per mantenere la cosa che più amava al mondo, la sua adorata poltrona? Forse era necessario che i vari direttori delle tante filiali della Banca sparse nel comprensorio, da quelle più grandi del fondovalle fino a quelle nei remoti avamposti di montagna, tifassero per Lui e si pronunciassero pubblicamente per il proseguo del suo incarico. Pomposo ebbe un’altra illuminazione, poteva elargire a destra e a manca (lo aveva sempre fatto, ma evidentemente non era bastato) prebende e contributi, sovvenzioni e sostegni generosi a tutte le iniziative, anche quelle più inutili e improbabili, che si tenevano sul territorio in cui ricadeva la sua autorità.

E così il cav. Viscidini diede il via alla più grande campagna di aiuti che si fosse mai vista, come un nuovo piano Marshall e un fiume di denaro invase il territorio! A dire il vero i soldi della Banca non è che finanziarono cose concrete o aiutarono chi non arrivava a fine mese o non trovava un lavoro, no, inondarono piuttosto quelle attività di facciata, passeggere e di poca sostanza, in cui si faceva bella figura nei buffet e in cui Viscidini, con una collezione di cravatte mai così assortita e colorata, faceva una splendida figura.

La Banca finanziò nell’ordine: la sagra del carciofo rifatto nel tegame; la rinomata festa dello sformato di gobbi; la gara, a livello mondiale, di lancio del panforte; la pubblicazione del volume finemente illustrato “Antichi pitali del Settecento”; la immaginifica mostra di un pittore sconosciuto, ma cugino di secondo grado di un suo lontano parente; e soprattutto la rassegna musicale e antropologica, ormai famosissima, di rutto cadenzato in rima.

Naturalmente i direttori fecero a gara ad incensare il cavaliere e a prodigarsi nelle più sperticate lodi. La stampa amica (finanziata dalla Banca) insorse contro la perdita immensa che tutti avremmo subito se Lui non fosse stato riconfermato. Le invettive e le raccomandazioni si sprecarono.

Ma, e un ma c’è sempre, tutto questo sarebbe poi servito? Sul destino di Viscidini infatti doveva decidere una persona, il mega direttore che dalla Capitale stabiliva chi e come doveva guidare la Banca nelle zone periferiche del Regno. Il mega direttore era un uomo tutto d’un pezzo, all’antica, di quelle che ai buffet preferivano il lavoro oscuro negli uffici e quello duro sul campo, insomma tutto il contrario di Viscidini. Per questo Pomposo non era affatto tranquillo. L’attesa lo consumava e la decisione che stava per arrivare lo turbava come una tempesta estiva che copre l’orizzonte.

In una lunga notte insonne, preso da mille dubbi, in cui sognò con orrore la sua adorata poltrona violata dal culo di un altro, alla fine riuscì a trovare un po’ di calma e una fievole luce illuminò il suo tunnel nerissimo. In fondo, di poltrone c’erano tante, pensò Viscidini, persa una si poteva puntare ad un’altra, anche più grande. Il Potere era ovunque. Il cavaliere si rasserenò pregustando, se ci fosse stato bisogno in caso di non riconferma, chissà quali altri piani e quali altre astuzie. Aveva sempre fregato tutto e tutti, poteva continuare a farlo, anzi doveva e voleva farlo!

Pomposo si addormentò leggero come un bambino, anche se ormai era quasi l’alba.

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