Abbiamo seguito il dibattito, che anche in agosto c’è stato, circa il futuro della nostra Provincia e le prospettive per il nostro territorio. Da sempre riteniamo che le questioni importanti, e questa lo è, vadano affrontante senza allarmismi e senza trionfalismi ma con lucidità e, se possibile, lungimiranza. Partiamo dall’analisi dei fatti e quindi dai numeri. La norma indica nei 350.000 abitanti il discrimine tra il “vivere” ed il “morire”. Il primo dato quindi è questo: Arezzo ha o non ha 350.000 abitanti? Il censimento del 2001 dice di no ma quello del 2011 dice di sì. La politica degli “azzeccagarbugli” si richiama ad un aspetto formale che vorrebbe riconoscere il censimento vecchio. Noi diciamo di no: il censimento buono è quello che scatta l’ultima fotografia demografica. Se quindi al 2011 la Provincia di Arezzo supera i 350.000 abitanti per noi la questione è chiusa. Arezzo vive nella sua autonomia perché ha i numeri per farlo. In questo senso va la mozione presentata in Consiglio Regionale a firma dei consiglieri Ammirati e Mugnai. Una mozione che ci aspettiamo venga sottoscritta anche dai Consiglieri regionali aretini del PD e dell’IDV perché chiede solo che Arezzo non venga mortificata e sacrificata ancora sull’altare delle logiche regionali e che si applichino le norme tenendo presente il dato demografico più recente. Il punto, infatti, è tutto qui e sta in una domanda: che ne vuol fare di Arezzo il Presidente Rossi e con lui il PD regionale?
Del resto il ruolo della Regione in questa partita è centrale. Non abbiamo dubbi: la Regione, nella <
Se invece al 2011 non dovessimo superare i 350.000 abitanti, come solo il Presidente Rossi sostiene, allora si mettano in chiaro tre cose. La prima: Arezzo arriva alla ipotetica “fusione” come provincia più popolosa e con il Capoluogo più densamente abitato. Questo significa che Sede e Capoluogo rimangono qui e poco ci interessano le valutazioni geografiche o i giochini, che già in qualche stanza del PD fiorentino si vociferano, volti ad “allargare” la Città di Siena per “battere” – surrettiziamente – Arezzo. Su questo Rossi si impegni e il PD dica qualcosa. La seconda: il matrimonio si fa in regime di separazione dei beni perché i “buchi”, ad esempio di Asl e Università, non vengano spalmati su Arezzo. La terza: basta essere <
Queste sono le proposte del Gruppo consiliare PdL della Provincia di Arezzo, condivise con il Coordinamento provinciale, e hanno la forza di un partito che è all’Opposizione tenuto conto che è il PD fiorentino che pone – e dispone – senza tener conto di niente e di nessuno, ma sono proposte chiare e vere che offriamo da tempo al territorio e a tutte le forze politiche convinti che fino ad oggi si è fatta forse troppa retorica e poca e sana politica di “sindacalismo territoriale”. Noi il sasso l’abbiamo gettato, ora vediamo chi si unisce a noi con prospettive chiare e precise. Il silenzio, l’attendismo e la vuota lamentazione non sono risposte possibili.
PdL – Gruppo Consiliare Provincia di Arezzo