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martedì, 19 Marzo 2024

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UISP, il gol più atteso

di Francesco Benucci – Se è vero che nel calcio segnare un gol è il gesto più iconico, celebrato ed emozionante, al contempo, non possiamo negare il valore altresì metaforico di quel gesto: insaccare la sfera nella rete equivale a raggiungere un obiettivo, a coronare uno sforzo, a liberarsi dalle scorie negative, a trasportare la concretezza di un pallone che rotola in un’astratta dimensione popolata da gioia, divertimento, spensieratezza. Ed allora, nella stagione in cui, pur tra non poche difficoltà, i campionati UISP di calcio di Arezzo, che vedono tante squadre casentinesi protagoniste, sono finalmente ripartiti, il gol più bello, più importante, più atteso, non può che essere questo: partecipare, muoversi, ricominciare.

Ce lo conferma con le sue parole Giorgio Fucini, responsabile della Struttura Calcio UISP del Comitato Territoriale di Arezzo.
Alla vigilia di questa stagione di calcio UISP, la stagione della ripartenza dopo due anni di stop (totale o parziale), quali sensazioni provavate?
«Sono trascorsi 25 mesi da quando fu deciso di fermare i campionati perché il sistema sportivo non poteva essere il veicolo di trasmissione di quel virus del quale non sapevamo molto e che avrebbe condizionato la vita di ciascuno di noi e di conseguenza anche quella del nostro calcio amatoriale. Avevamo un’attività di calcio davvero eccellente, un’organizzazione di sport in genere ben consolidata e con progetti interessanti che abbracciavano il pensiero del movimento del cittadino in funzione delle proprie forze e capacità. Il fine era ed è il movimento della persona. La nostra attività è sempre regolamentata, nel rispetto del dettame associativo e calibrata sulle esigenze del territorio. Da decenni esistono le Norme di Partecipazione, che si basano sul principio dell’amatorialità e che danno un senso compiuto all’organizzazione sia per serietà che per coerenza. La novità di quest’anno è quella dovuta alla denominazione dell’Attività: è diventata Attività Nazionale. Questo è il passaggio più importante e che ci ha dato la possibilità di organizzare la stagione».

Qual è stata la risposta degli utenti a questa ripartenza?
«Dopo un anno di stop forzato a settembre 2021 c’è stato un entusiasmo molto importante per riprendere l’attività del calcio, tutte le Associazioni si sono riorganizzate sotto la spinta di presidenti, dirigenti e atleti. Tutte hanno cercato di riproporre una squadra che avesse, in primis, l’obiettivo di rimettersi in moto;  il pensiero era sicuramente di riprendere a respirare il profumo dell’erba tagliata in un campo disegnato per giocare a calcio. Nonostante gli sforzi profusi, una parte non è riuscita a completare l’organico, anche minimo, per poter partecipare ad un campionato di calcio. Le paure dei contagi, il pensiero rivolto ai familiari,  il lavoro, hanno inciso in modo importante sulla decisione di alcuni di non riprendere l’attività.

Avevamo tutti il sentore di aver messo alle spalle un brutto periodo. A ottobre siamo ripartiti, dopo due mesi di attività abbiamo dovuto imporre un ulteriore stop, poco prima di Natale. Dico con sincerità che ho avuto timore che questa fosse una mazzata che avrebbe distrutto l’attività sportiva di gruppo. Abbiamo sofferto molto, noi e le società, questo secondo stop. I ragazzi, gli uomini e le donne, hanno subito un’altra “picconata” alla loro voglia di sport, tanto da dover rimanere fermi. Questo ha fatto vacillare la tenuta delle Associazioni. Molte squadre sono rimaste con il minimo sindacale per poter portare a termine l’attività. Solamente una di calcio a 11 e una di calcio a 5 femminile non sono state in grado di ripartire. Non avrei mai pensato che la seconda ripartenza fosse molto più complicata della prima. Per fortuna ce l’abbiamo fatta».

La prima parte della stagione ha avuto uno sviluppo regolare?
«La prima parte della stagione è stata caratterizzata dalla verve dovuta alla voglia di giocare e  lo sviluppo del campionato ha preso da subito un indirizzo deciso, ma regolare. Si sono verificati infortuni dovuti al fermo e alla difficoltà di ritrovare una condizione psicofisica accettabile. Avevamo ed abbiamo tuttora un protocollo che regolamenta l’attività e che si è adeguato costantemente nel corso del tempo e in ragione degli eventi che via via si sono succeduti. Non facile da rispettare, ma lo sforzo che hanno profuso i dirigenti e gli stessi atleti delle Associazioni ha consentito che al primo posto vi fosse il rispetto della persona, con una riconosciuta priorità sulle interpretazioni meno adeguate alla situazione».

Cosa ha significato la pausa del periodo invernale in seguito al riacutizzarsi della pandemia?
«La pausa da dicembre a gennaio ha fatto vacillare, come detto, alcune delle nostre certezze. Abbiamo svolto riunioni webinar con le Associazioni. Abbiamo dibattuto sul da farsi e sulle date presunte e poi definitive, abbiamo fatto incontri dove hanno partecipato professionisti che hanno disciplinato il sistema delle visite sportive necessarie per affrontare l’attività successivamente al contagio, mettendo sempre in primo piano la tutela della salute del cittadino».

Come si è svolta la ripartenza? In seguito alla fine dello stato di emergenza ci sono state novità normative riguardanti il calcio UISP?
«Difficoltà ne abbiamo avute ma le Norme pubblicate nel Comunicato Ufficiale 2 non sono mutate; non si cambiano le regole in corsa, questo per serietà organizzativa. La fine dello stato di emergenza  è stata accolta come una volontà di buttarsi alle spalle un brutto periodo che peserà e non poco sul modo di vivere delle persone. Noi abbiamo solamente adeguato  la nostra attività alle leggi emanate dallo Stato proponendo il tutto ai nostri iscritti attraverso il protocollo UISP».

In questo anno avete promosso iniziative particolari? 
«Abbiamo fatto attività veramente al minimo, cercando tuttavia, al contempo, di dare un senso alla nostra tradizione di organizzazione di campionati di calcio. Abbiamo provato a prospettare la “Coppa Edo Gori”, da sempre nostro fiore all’occhiello: abbiamo dovuto fare marcia indietro. Impossibile dare il via a questa manifestazione. Credo che portare a termine questa stagione sia di per sé già una vittoria che tutte le Associazioni devono sentire propria visti i sacrifici e le mille difficoltà ambientali e burocratiche che hanno dovuto gestire. Questo è stato il format più corposo che si è visto nella stagione in corso: la forza associativa dei presidenti e dirigenti delle Associazioni».

Le società casentinesi come hanno risposto in questi anni agli stop, alle difficoltà e alla ripartenza?
«La realtà casentinese è una presenza, nel mondo dello sport amatoriale UISP, estremamente importante, folta e organizzatissima. Le difficoltà, che non hanno risparmiato questa vallata, non sono state di poco conto e sicuramente non hanno consentito ad alcune di loro di  essere nelle condizioni di poter ripartire. Tuttavia, anche quest’anno, è una presenza che dà enorme lustro alla nostra attività. Passione, competenza, tradizioni e capacità di aggregazione sono veramente elementi pregnanti di queste Società. Un plauso, consentitemi di farlo, alle Amministrazioni di tutti i Comuni che collaborano e contribuiscono al mantenimento e allo sviluppo dell’attività sportiva amatoriale».

Cosa vedete nel vostro futuro?
«Il completamento di questo campionato è senza dubbio una grande iniezione di fiducia. Non so se nel futuro saremo in grado di proporre un’attività completa come l’avevamo nel 2019. Ci sono tantissimi fattori che influenzano questo obiettivo: uno su tutti la diversificazione degli interessi giovanili verso altri modi di utilizzo del proprio tempo libero. Un altro fattore di grande importanza è un vuoto generazionale di giovani che si appassionano al calcio. Vorrei che comunque lo sport fosse al centro dei pensieri giovanili. Lo sport è cultura, socializzazione, formazione, condivisione, aggregazione.
Questi sono valori di cui la comunità ha veramente bisogno, sempre. Penso di poter dire che in questo momento se ne ravvede ancora di più la necessità visto  che la pandemia ci ha resi, forzatamente, più chiusi in noi stessi. Lo sport non è una stanza  virtuale, rispetto a quelle che abbiamo imparato ad utilizzare in questi due anni. Le stanze che abbiamo usato, seduti davanti ad un PC o Smartphone, sono estremamente comode da raggiungere, da costruire, da aprire e da chiudere ma sono fredde, non espressive e rendono la persona più sola. I giovani ma non solo, le persone di tutte le età hanno la necessità di muoversi. La UISP non è solo calcio, è vivere lo sport come strumento di benessere personale e salutare. Il Casentino ha ospitato anche la corsa/camminata podistica e altre attività sono in cantiere. Occorre partecipare, muoversi per il bene di tutti».

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