di Lara Vannini – Storico dell’arte, architetto, pittore, Giorgio Vasari è un artista aretino tardo-rinascimentale che da sempre incanta e affascina per il genio e la poliedricità. Primo storico dell’arte di epoca moderna, sua è la monumentale opera biografica di artisti sino ad allora noti, chiamata “Le Vite” dedicata al Granduca di Toscana Cosimo I de Medici, e sempre a Vasari si lega il progetto originale del complesso architettonico degli Uffizi.
Noto a livello mondiale per le sue eccezionali doti artistiche, forse non tutti conoscono i lati bui della vita privata di Vasari che, dopo la morte del padre, un mercante tessile, dovette affrontare un momento difficilissimo di ristrettezze economiche. Ed è proprio in questo periodo, dal 1537, che il grande pittore iniziò a lavorare su commissione per il Monastero dell’Ordine dei Camaldolesi che fu per lui un’importante ancora di salvezza dal punto di vista economico nonché l’inizio della sua eccezionale carriera.
A 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari, dal 5 agosto al 3 novembre 2024, la comunità monastica di Camaldoli in collaborazione con la Regione Toscana, il Comune di Poppi e Mazzafirra, presentano la mostra intitolata “Quiete e Rinascita: Giorgio Vasari a Camaldoli”. Sedici sono le opere oggi fruibili al monastero di Camaldoli, che per l’occasione apre le porte a luoghi di clausura generalmente chiusi al pubblico e alla visita della Biblioteca moderna.
Per approfondire alcuni aspetti sulle opere di Giorgio Vasari a Camaldoli, abbiamo parlato con Michel Scipioni, curatore della mostra e del catalogo.
Quando inizia Vasari a dipingere per la comunità monastica di Camaldoli? «Camaldoli fu un vero e proprio trampolino di lancio per Giorgio Vasari che quando arrivò in Casentino aveva circa 26 anni. Vasari iniziò a dipingere per il Monastero nell’agosto del 1537 quando gli venne commissionata la tavola per il tramezzo della Chiesa di Camaldoli “Madonna tra San Giovanni Battista e San Girolamo”. È un periodo per l’artista difficilissimo perché sono morti sia suo padre che i suoi protettori. Dopo avere peregrinato a lungo alla ricerca di committenti e risorse economiche per sfamare la famiglia, finalmente grazie a Giovanni Pollastra, suo antico maestro, ebbe il primo contatto con Camaldoli. Con una crisi esistenziale in atto, Vasari, riesce ad ottenere tramite conoscenze il primo di una serie di lavori pittorici e ad iniziare così il suo percorso di rinascita professionale e di vita. Le opere oggi visionabili alla mostra sono 16 però Vasari all’epoca ne realizzò 22 più alcuni affreschi che, purtroppo, oggi sono andati perduti e altre opere mancanti di cui oggi non sappiamo con certezza dell’esistenza».
Che relazione c’era tra Vasari e la spiritualità? «Vasari, arrivato a Camaldoli, rimase fin da subito estasiato dalla quiete delle foreste casentinesi e fu colpito positivamente dall’accoglienza che gli dimostrarono i monaci che egli stesso definì “degli angeli”. In “Le Vite”, l’artista scrisse: “io scoprì la perfezione che si ricava dalla quiete” a proposito del suo soggiorno lavorativo a Camaldoli. Ancora oggi esiste un importantissimo documento rappresentato da una lettera che il Vasari scrisse, definendo Camaldoli un luogo da cui si può ripartire per una nuova rinascita».
Qual è l’opera più simbolica per i camaldolesi? «L’Orazione nell’Orto è una delle opere più simboliche di Camaldoli perché riguarda la fede nella salvezza, ma in maniera ancora più terrena la fede nelle cure anche farmacologiche perché il monastero era infatti luogo di spiritualità ma anche rifugio per il malato in cerca di una cura. Questa opera era nella cappella dell’Infermeria nella clausura, una zona non accessibile al pubblico ma è stata esposta per l’occasione nella Biblioteca dell’antica farmacia. Un’altra opera estremamente importante è la Deposizione di Cristo sull’altare maggiore della Chiesa».
Oltre alle opere in mostra sono visitabili luoghi del Monastero non abitualmente accessibili. Quali? «Per poter ammirare ad esempio le 7 Predelle presenti oggi nel Coro monastico, i monaci hanno deciso di aprire al pubblico tutto il percorso necessario ad accedervi e per questo è oggi possibile accedere alla Sagrestia e al Capitolo. Analogamente l’opera pittorica l’Orazione nell’Orto che era nella cappella dell’infermeria è stata trasferita temporaneamente in una sala della Biblioteca della farmacia, un luogo visitabile anche da chi si reca solamente nella Farmacia».
Come è strutturato il catalogo della mostra? «Nella prima parte del volume, viene indagata l’importanza di Vasari in Casentino, come il grande pittore influenzò gli artisti successivi come ad esempio “Il Poppi” o quale fu la produzione artistica degli allievi di Vasari. Inoltre viene approfondito come Vasari descrisse il Casentino nell’opera letteraria “Le Vite” e in altre opere. La seconda parte del catalogo è dedicata a Vasari e al suo rapporto con Camaldoli, in particolare un focus di Don Ubaldo sulla farmacia connessa all’ Orazione nell’orto, un focus su Silvano Razzi letterato fiorentino della seconda metà del 1500 e infine lo storico Filippo Ghetti approfondisce il rapporto tra l’opera dell’Orazione nell’Orto e la gemella opera presente in Giappone».
Oltre alla mostra ci saranno altri eventi dedicati a Vasari? «Ad ottobre saranno organizzati dei convegni a Poppi i cui calendari saranno inseriti sul sito di Visit Tuscany, e su Mazzafirra. La mostra su Vasari sarà aperta tutti i giorni fino alla terza domenica di settembre successivamente, fino alla chiusura il 3 novembre prossimo, sarà visitabile solo il sabato e la domenica. In ogni caso per informazioni sugli orari e sui giorni di apertura è consigliabile consultare il sito www.mazzafirra.com».